E’ stato lasciato in abbandono per anni, nonostante fosse stato costruito con l’utilizzo di una barca di denaro pubblico. Il tutto, fino a quando un paio di associazioni di categoria e un’azienda privata hanno deciso di rischiare e di trasferire in quella struttura i propri uffici. Stiamo parlando del Centro direzionale del Consorzio ASI di Brindisi, situato in via Sabin. Nonostante le condizioni non certo ottimali della struttura, l’ASI introita affitti non certo “economici” per chi li paga. Non è un mistero, infatti, che l’impianto per il ricambio dell’aria non ha mai funzionato, così come i bagni che sono privi di finestre ed anche di impianti di areazione.
Nei giorni scorsi, però, la situazione è notevolmente peggiorata in quanto si è rotto l’impianto di climatizzazione (che già faceva le bizze da tempo). Il disservizio è stato segnalato all’ASI, ma ad oggi il problema non è stato risolto. I tecnici addetti alla manutenzione non hanno potuto far altro che far rilevare che i grossi condizionatori presenti sul tetto della struttura devono essere sostituiti. Ma ad oggi non risulta che l’ASI abbia autorizzato tale intervento.
Nel frattempo, decine di impiegati vivono in condizioni da terzo mondo, con un caldo insopportabile dovuto anche alla presenza delle vetrate dove si rifrange il sole. Praticamente inutilizzabili le sale riunioni.
Ovviamente non mancano le proteste (verbali e scritte), anche se le risposte tardano ad arrivare. Addirittura corre voce della sistemazione provvisoria di tanti “pinguini” (i condizionatori che non richiedono macchine esterne), ma forse non ci si è resi conto della grandezza degli uffici. Per raffreddare quei locali non basterebbero tutti i pinguini della Nuova Zelanda….
Un’ultima considerazione: i consorzi ASI, di fatto, dovrebbero servire a gestire le zone industriali come un condominio. Un compito arduo a Brindisi, visto l’incapacità sinanche di risolvere un problema non insomontabile come quello legato alla sostituzione di un condizionatore.
