Senza alcuna polemica, ma con il solo intento di giungere al risultato migliore per la nostra città, invitiamo pubblicamente il sindaco Riccardo Rossi a leggere il contenuto della denuncia formulata da tutti i sindacati dei medici che operano in questa provincia, da cui traspare una situazione drammatica della sanità pubblica e, in particolare, diell’ospedale Perrino. Una versione degli addetti ai lavori che contrasta pesantemente con quanto dichiarato dal direttore generale dell’Asl Pasqualone e ripetuto dal primo cittadino di Brindisi (anche nella sua veste di presidente della conferenza dei sindaci dell’Asl). E quindi, a questo punto, la domanda sorge spontanea: caro sindaco, ma è proprio sicuro che “è tutto sotto controllo”?
Ecco il testo del nostro articolo sulla denuncia dei medici:
Fino a questo momento le denunce sono partite da noi e da poche altre testate giornalistiche. Adesso sono scesi in campo anche i medici che, attraverso le più importanti sigle sindacali (Anaao, Anpo, Ascoti, Fials Medici, Aaroi, Cgil medici, Cisl medici, Uil medici, Fassid, Federazione Cimo Fesmed), hanno inviato una lettera-denuncia al direttore generale dell’Asl Giuseppe Pasqualone.
Si parte dal dato dei contagiati, che – come scrivono i medici – al 17 aprile vede la provincia di Brindisi come la seconda di Puglia in termini percentuali di tamponi risultati positivi (un dato che tenderà a peggiorare nei prossimi giorni, visto che non sono stati ancora conteggiati tutti i dati delle rssa). Insomma, abbiamo un numero di contagiati tre volte superiore a Taranto e due volte superiore a Lecce. E la cosa più grave è che la maggiorparte dei positivi al virus proviene dal sistema sanitario pubblico, a conferma del fatto che il Perrino e gli altri ospedali del brindisino fa acqua da tutte le parti.
I medici brindisini, pertanto, giudicano “scellerata” la scelta di individuare il Perrino come ospedale-Covid ed allo stesso tempo come “noCovid”. Questo ha determinato il blocco di tutta l’attività ordinaria nell’unico ospedale di secondo livello della provincia di Brindisi, con il conseguente abbandono di tutti i pazienti che necessitavano di assistenza continua per patologie serie e croniche.
Ma la denuncia dei medici non si ferma qui. Ribadiscono quello che noi denunciamo da sempre e cioè che la separazione dei percorsi tra covid e no-corvid non è mai realmente avvenuta, con un aumento considerevole del rischio di contagio degli stessi operatori sanitari. In tal senso, peraltro, non sarebbero state in alcun modo osservate le direttive imposte dalla Regione Puglia e tale negligenza ricadrebbe proprio sulla direzione sanitaria dei presidi ospedalieri. Non si capisce, tra l’altro, quali sarebbero i percorsi che dovrebbero seguire i pazienti covid, visto che i reparti per i contagiati vanno dal terzo piano, al quarto, al settimo piano e soprattutto non è stato realizzato il servizio di ascesore “dedicato” (con fermata solo nei piani covid), con situazioni inaccettabili di promiscuità. E lo stesso discorso vale anche per l’accesso alle sale operatorie.
E poi si parla di “colpevole ritardo” nell’attivazione di un laboratorio per gli esami di biologia molecolare, con il conseguente numero insufficiente di tamponi. Il che dimostra che l’Asl si è fatta trovare impreparata, con il rischio di vita per personale sanitario e pazienti.
Ma la denuncia dei medici non si ferma qui, visto che si fa riferimento al “colpevole ritardo” di avere una sola terapia intensiva per tutta la provincia di Brindisi, pur sapendo che si poteva attivare immediatamente Francavilla Fontana.
L’unica risposta che l’Asl ha saputo fornire è quella di emettere disposizioni e circolari a ripetizione, con il solo scopo di attuare un “maldestro ed inaccettabile, se non vergognoso, tentativo di scaricare sugli operatori sanitari le responsabilità di ripetuti casi di infezioni tra sanitari e pazienti degenti”.
E poi la mancanza di tempi certi nella consegna dei referti, con tutto ciò che questo comporta.
Per quanto riguarda Fasano, invece, nella struttura post-covid sono stati portati pazienti clinicamente guariti, ma ancora virologicamente positivi. Si tratta di un’altra scelta sbagliata, visto che a poca distazna dal Perrino era disponibile la clinica Salus.
I medici, insomma, hanno deciso di parlare con chiarezza, anche in considerazione della gravità della situazione, che è ben diversa da quella descritta dallo stesso Pasqualone nei suoi messaggi rassicuranti.
Manca, a tutt’oggi, un programma di screening degli operatori sanitari, così come non c’è una unità di crisi/gruppo di studio per fornire risposte ad ogni tipo di esigenza organizzativa. E poi ancora il problema della cronica carenza di personale (mai sanata).
Insomma, adesso tutti i sindacati dei medici chiedono risposte precise. E alla luce del sole.