Centrali a carbone a pieno regime fino al 2038! La proposta di Calenda che riguarda anche Cerano

L’ordine del giorno presentato dal leader di Azione Carlo Calenda, accolto dal Governo di centro destra che guida il nostro paese, parla espressamente di Brindisi e della sua grande centrale a carbone di Cerano. La sua proposta, infatti, finalizzata a fornire al sistema industriale italiano energia a prezzi calmierati, è di tenere in funzione – probabilmente anche a pieno regime – le centrali a carbone fino al 2038 e non più fino al 2025, così come previsto nel piano di decarbonizzazione che stabilisce proprio entro fine anno il phase out. E le centrali più importanti d’Italia sono proprio quelle di Brindisi e di Civitavecchia.

In sostanza, secondo Calenda, che sul Sole 24 ore afferma di averne discusso con Fratelli d’Italia e con altri esponenti del Governo, l’Italia deve traguardare l’avvio del nucleare di nuova generazione e quindi i 13 anni che intercorrono tra l’anno in corso e il 2038 servirebbero proprio a questo passaggio, assicurando energia al paese a costi estremamente competitivi.

Già, ma questo cosa comporterebbe per Brindisi? Probabilmente in qualsiasi altro posto del mondo, sarebbe stata convocata una assemblea cittadina o quantomeno se ne sarebbe occupato il consiglio comunale in seduta urgente e monotematica. Ma qui si continua a litigare per un assessore in più o in meno.

Brindisi, invece, si trova ad un bivio. Grazie al tavolo sulla decarbonizzazione istituito presso il Ministero delle Imprese e del made in Italy, infatti, qui potrebbero partire decine di nuovi investimenti in settori innovativi come quello dell’energia rinnovabile e della cantieristica navale. E nel frattempo il Governo dovrebbe impegnarsi a tenere in riserva la centrale di Cerano per eventuali emergenze nazionali, ma anche per assicurare qualche anno di vita al sistema dell’indotto. E sempre il Governo dovrebbe spingere sull’Eni per accelerare nuovi investimenti dopo l’abbandono della chimica di base. A conti fatti, quindi, se tutto dovesse andare in questo modo, Brindisi non avrebbe alcuna necessità di inalare per altri tredici anni milioni di tonnellate di carbone.

La proposta di Calenda, pertanto, meriterebbe risposte immediate da parte del territorio, anche attraverso le sue espressioni datoriali, in primis Confindustria Brindisi, che invece restano silenti sulle scelte che riguardano un futuro che non può contenere tutto e il contrario di tutto, come purtroppo avviene da troppo tempo.

Mimmo Consales

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