CENTRO IMMIGRATI NEL RIONE CASALE – ANCHE IL PRI CONTESTA LA SCELTA DEL SINDACO

Ecco il documento del PRI:

Abbiamo aspettato a lungo prima di esprimerci sulla intenzione della Amministrazione Rossi di ospitare un centro di accoglienza per minori non accompagnati e neo maggiorenni presso i locali che un tempo ospitavano la delegazione comunale al quartiere Casale.

Ritenevano corretto acquisire ogni utile elemento di valutazione prima di intervenire su un argomento che rischia di coinvolgere gli abitanti di un  quartiere, e forse l’intera città, in una polemica dal triste sapore xenofobo.

Alla luce delle informazioni acquisite e delle analisi svolte riteniamo che la scelta di localizzare il centro di accoglienza in quel luogo sia errata tanto nel metodo quanto nel merito.

Sul primo versante siamo tra quanti si sono assolutamente dichiarati d’accordo ad ipotesi di riutilizzo dei beni comunali dismessi o sottoutilizzati per finalità diverse da quelle per cui furono realizzati.

Sotto questo punto di vista il cammino intrapreso dalla nuova Amministrazione ci vede concordi.

Ma se le ipotesi di riutilizzo devono fondarsi su scelte partecipate, con il coinvolgimento della popolazione residente nei quartieri in cui questi immobili sono localizzati, non si riesce a comprendere perché non si sia seguita questa strada anche per il centro di accoglienza.

L’assemblea pubblica convocata dal Sindaco appare, sotto questo punto di vista, assolutamente tardiva e comunque ininfluente sulla scelta già compiuta.

Nel merito ricordiamo che i locali della delegazione comunale ospitano già una sede del 118, per la quale sarà ora necessario reperire una nuova location.

Condividiamo l’opinione di quanti ritengono che andrebbero riaperte tutte le delegazioni comunali e riattivate le sezioni della polizia municipale, la cui soppressione è stata motivata esclusivamente da ragioni di carenza di personale.

Ma, nelle more, sarebbe stato quanto mai opportuno ipotizzare il riutilizzo di quelle strutture per servizi di quartiere.

Pensiamo, ad esempio, ad un centro diurno per anziani atteso che il quartiere Casale è sprovvisto di ogni spazio di socialità per questa fascia di popolazione.

Neppure ci convince la giustificazione che l’approssimarsi della scadenza prevista dal Bando indetto dal Ministero dell’Interno per l’inoltro della richiesta di accesso ai finanziamenti non consentiva l’esame di altre opportunità.

Tanto più che, ad oggi, manca ogni seria ipotesi di gestione della struttura.

La stessa affermazione che attualmente l’Amministrazione Comunale impegna risorse notevoli per ospitare i minori non accompagnati presso strutture gestite da privati o addirittura localizzate in altre realtà del Paese appare risibile se non si chiarisce se e in che misura queste risorse incidono sul bilancio comunale oppure vengono stanziate da organi centrali o periferici dello Stato.

Avremmo posto le stesse obiezioni anche se la localizzazione della struttura fosse stata pensata in altri quartieri cittadini.

Sotto questo punto di vista riteniamo che il Casale non possa essere considerato a priori escluso da simili interventi tanto più dopo aver appreso che proprio in quella zona della città sono localizzate unità immobiliari confiscate alla criminalità organizzata che, probabilmente, meglio si adatterebbero ad ospitare un centro di accoglienza atteso le loro caratteristiche strutturali.

Il quartiere Casale soffre degli stessi problemi che accomunano molta parte della città: scarsa pulizia, pessima manutenzione del verde, traffico caotico, assenza di servizi e rara presenza degli agenti di Polizia Municipale.

Nello stesso quartiere insiste un’altra struttura di proprietà comunale, l’ex mercato coperto di Via Venezia, di cui sarebbe auspicabile il riutilizzo anche alla luce di un bando indetto dalla Amministrazione Comunale un decennio addietro e mai portato a compimento.

La circostanza, poi, che la città di Brindisi ospiti già una struttura di accoglienza per minori nel quartiere Perrino, ove non sono mai sorti conflitti con la popolazione residente, non può essere assunta a base della scelta di realizzare altre strutture similari.

Il rischio è che tra la popolazione prevalga il convincimento di una attenzione riservata agli stranieri ben maggiore di quella che viene rivolta ai residenti.

 

E Brindisi non ha certamente bisogno di “guerre tra poveri” scatenate da scelte improvvisate e non ben ponderate.

 

In una realtà in cui l’emergenza abitativa ha raggiunto livelli di guardia e vede protagoniste famiglie nel cui nucleo vi sono figli minori forse altri temi meriterebbero la priorità.

Auspichiamo, pertanto, che l’Amministrazione Comunale riconsideri la scelta fatta ancor prima che dell’argomento dibatta il Consiglio Comunale convocato per il prossimo 10 settembre.

Cordialità

La segreteria Cittadina

 

 

 

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