CIS – I PROGETTI CANDIDATI DAL COMUNE DI SAN PIETRO VERNOTICO

IL COMUNE DI SAN PIETRO VERNOTICO HA INVIATO ALL’AGENZIA PER LA COESIONE TERRITORIALE NELLA SERATA DI IERI, GIOVEDI’ 10 MARZO N. 4 PROPOSTE PROGETTUALI, PER UN TOTALE COMPLESSIVO DI INTERVENTI DI 18.000.000,00 EURO CIRCA.

PROGETTI CHE RIGUARDANO LA MESSA IN SICUREZZA E LA RIQUALIFICAZIONE DEL TRATTO COSTIERO SAMPIETRANO, LA RIFORESTAZIONE, LA REALIZZAZIONE DI UN PARCHEGGIO PERMEABILE, E LA messa in sicurezza della falesia in crollo mediante riprofilatura, sistemazione delle aree di foce ed argini dei canali “della Foggia” e “Siedi” mediante ingegneria naturalistica, sommersione delle scogliere di “Campo di Mare” e loro completamento nord fino al pennello di lido Cerano”, frutto di un lavoro intenso effettuato in questi mesi, per il quale si spera di poter concretamente dare una svolta definitiva al problema dell’erosione costiera con la conseguente fruibilità a pieno dell’intero territorio costiero di competenza del nostro Comune.  

Con la candidatura ufficiale delle proposte si conclude pertanto la prima fase prevista dal tavolo CIS Brindisi Lecce istituito dal Ministro per il Sud Mara Carfagna. 

Dal prossimo 10 maggio si avvieranno i confronti con le amministrazioni territoriali interessate, all’esito delle valutazioni.

Assessore ai LL.PP.

Gianluca EPIFANI

DI SEGUITO I DETTAGLI DEI 4 PROGETTI:

1° progetto: INTERVENTI DI RIFORESTAZIONE PER LA MITIGAZIONE DELLE ISOLE DI CALORE URBANE E LA CATTURA DI CO2, E PER L’ADATTAMENTO DEI TERRITORI ALLE VARIAZIONI CLIMATICHE –

 IMPORTO TOTALE INTERVENTO – 

€. 3.570.000,00 
L’intervento si prefigge due scopi: il primo, di tipo diretto, intende contribuire al controllo delle temperature all’interno dell’area dell’edificato urbano, periurbano, laddove si generano e permangono anche nelle ore notturne, le c.d. ISOLE DI CALORE; l’intervento pertanto ha la finalità di calmierare l’eccessivo surriscaldamento termico che si genere per diversi e specifici motivi che concorrono all’innalzamento, rispetto alla media stagionale, fino a 4-5 °C (gradi Celsius), della temperatura urbana: abitazioni, impianti di condizionamento, utilizzo di combustibili fossili ad uso domestico, circolazione dei veicoli a motore, ricorrente sforamento delle t medie stagionali, edificato vetusto e con materiali che favoriscono la dispersione termica in inverno e l’accumulo termico in estate. L’insieme di queste condizioni, unitamente a condizioni meteo di alta pressione e assenza di vento, genera le c.d. ISOLE DI CALORE. Pertanto si vuole contribuire al calmieramento dei picchi di T, alla cattura di CO2 (gas climalterante), e al potenziamento della BIODIVERSITA’ mediante la forestazione di diverse aree litorali, extraurbane e periuurbane. Si vogliono impiantare 14.100 alberi uno per ogni abitante di Trepuzzi (n° di 14.100 abitanti01/01/2021 – Istat) tra specie autoctone ed alloctone, possibilmente poco idroesigenti e termoresistenti. La lecceta, habitat di interesse comunitario, è un tipico esempio di boscaglia sempreverde che si vuole ricostituire, laddove dà poi vita al sottobosco di sclerofille arbustive come il lentisco, il mirto, la fillirea, l’alaterno ecc., reso ancor più fitto e impenetrabile da specie lianose e sarmentose come lo smilace, la robbia, il caprifoglio mediterraneo, il tamaro, ecc. Questo tipo di vegetazione si inquadra nell’‘associazione’ Viburno-Quercetum ilicis, che caratterizza tutte le leccete presenti nel Salento.Tali interventi hanno come ulteriore scopo primario, oltre che di termoregolatori e trappole biologiche permanenti per la CO2, anche quello di promuovere il mantenimento della biodiversità, tenendo conto al tempo stesso delle esigenze economiche, sociali, ambientali, paesaggistiche e culturali del territorio salentino. Il leccio (Quercus ilex L., 1753), detto anche ELCE, è un albero appartenente alla famiglia Fagaceae, diffuso nei paesi del bacino del Mediterraneo. In Italia è spontaneo nelle zone a clima più mite, dove è anche molto frequente nei giardini e nei viali cittadini. Questo ecosistema occupa la stessa nicchia ecologica della MACCHIA MEDITERRANEA in condizioni ambientali tali da permettere il massimo grado di sviluppo della copertura arborea a scapito di quella arbustiva. Occupa pertanto le aree non aride della zona fitoclimatica del Lauretum, estendendosi, alla latitudine di 35°-40°, dal livello del mare fino agli 800-900 metri. In particolari condizioni geomorfologiche e climatiche (versanti meridionali di catene montuose, canaloni, riparo dai venti dominanti dei quadranti settentrionali), la foresta sempreverde può spingersi anche fino ai 1000-1200 metri d’altitudine. Alle quote più alte sono evidenti le forme di transizione verso la foresta caducifoglia, con la presenza sempre più marcata delle essenze mesofile a foglia caduca. L’elemento caratterizzante dell’ambiente fisico è il regime termico mite nel periodo invernale, accompagnato ad una moderata piovosità. Queste condizioni sono favorevoli allo sviluppo di una formazione vegetale composta in netta prevalenza da piante arboree sclerofille, cioè con foglie persistenti, di consistenza coriacea, rinnovate gradualmente ogni anno. Le essenze forestali sono tipicamente termofile e moderatamente esigenti per quanto concerne l’umidità, pertanto rientrano fra le specie mesofite. Un elemento costante di questa fitocenosi è la netta prevalenza del leccio, che può arrivare a formare un bosco in purezza comunemente chiamato, appunto, lecceta. L’utilizzo dell’intervento di FORESTAZIONE – controllata e pianificata – è trasversale, come probabilmente pochi altri interventi possono essere: dopo un primario scopo di algebra ambientale, laddove si cattura CO2 e si rilascia ossigeno, si impedisce l’irradiazione diretta del suolo e il suo stesso dilavamento e asportazione, compreso il dilavamento della sostanza organica; un 2° utilizzo è quello del potenziamento paesaggistico e contestuale recupero della biodiversità, laddove in un contesto regionale di VERDE ARBOREO, comprendente pertanto anche la c.d. Foresta Olivetata, tratto distintivo del paesaggio regionale caratterizzante il Salento, quest’ultimo ha subito un impatto straordinario e negativo con il disseccamento di 4 milioni di piante e con i 22 milioni di piante di ulivo censite all’interno dell’area infetta. L’utilizzo turistico – ricreativo delle forestazioni di progetto, è un aspetto secondario ma ugualmente importante ai fini della socialità – economia turistica – qualità ambientale del territorio. La gestione dell’intervento nel primo anno è di fondamentale importanza per l’efficacia e la durabilità dello stesso nel tempo, considerando che la mancanza di irrigazione e costante manutenzione (soprattutto nel periodo estivo) degli impianti arborei può vanificare il risultato atteso. Per tale motivo, ogni area di intervento avrà una locale riserva idrica da 75-80 mc alimentata dalle acque piovane. Vieppiù, il piano di manutenzione dell’opera, nel primo biennio avrà una verifica costante e programmata nonchè un piano monitoraggio ambientale esecutivo, così azzerando potenziali situazioni sia di danneggiamento da atti vandalici che di rischio incendio che di sofferenza idrica (mancanza di adacquamento) che possano pregiudirare il raggiungimento degli obiettivi di progetto. le aree oggetto degli interventi di forestazione saranno messe in rete mediante la nuova e dedicata viabilità ciclopedonale che riguarderà il raccordo tra la città, la campagna e la marina di Torre S.Gennaro-Campo di Mare-Cerano. L’impatto della nuova e diffusa forestazione TERRA – MARE, in una rete diffusa di forestazioni – tipiche per specie d’impianto (alloctone ed autoctone) e per finalità (cattura CO2, per abbattimento isole di calore mediante ombreggiamento, per fini ricreativi) -, che raccordano la città al mare attraverso la campagna, è senza ombra di dubbio positivo; la SOSTENIBILITA’ ambientale dell’intervento è in relazione a due aspetti: a) l’approvvigionamento idrico per l’adacquamento dei nuovi impianti arborei; b)  la disponibilità di talune specie arboree autoctone (Quercus ilex, Quercus pubescens,Quercus suber, Quercus pedunculata) e alloctone (Paulownia tomentosa, P. fortunei). la sostenibilità ambientale connessa all’approvvigionameto idrico è affrontata e risolta mediante locali cisterne di immagazzinamento delle acque piovane e, pertanto, dimensionate sul consumo idrico su 150 gg. (5 mesi, maggio – settembre) per essere autosufficienti. Per ciò che concerne le partnership, il progetto vuole attuare azioni green in linea con le logiche dello storico Protocollo di Kyoto e del Piano 20-20-20 sul territorio costiero, urbano ed extraurbano del comune di Trepuzzi, al fine di essere il cuore dell’azione di sostenibilità, così come da storico motto di sostenibilità “think globally, act locally”. Il progetto di forestazione si colloca nell’ambito dell’iter di compensazione forestale di CO2 (carbon offset) laddove la nuova foresta di Torre S.Gennaro-Campo di Mare-Cerano – Trepuzzi intende riportare naturalità nel contesto territoriale. Questo progetto forestale comprende la manutenzione periodica (fino a maturità) del bosco, comprensiva della sostituzione delle fallanze forestali. Impatto SOCIALE: elevato; Impatto culturale: elevato; Impatto ambientale: elevato, in positivo; Impatto paesaggistico: elevato, in positivo; Impatto sull’occupazione: molto elevato, in quanto attiverà sia imprese esitenti che nuove imprese che si occuperanno della manutenzione di una nuova FORESTAZIONE, realizzata ex novo. E, ad oggi, non sono note infrastrutture verdi di progetto realizzate nel Salento, con una tale varietà di specie, densità ed estensione: è un nuovo parradigma per la difesa del suolo, per l’adattamento ai cambiamenti climatici, per il contributo locale al controllo dell’effetto serra. L’intervento di progetto si inserisce di diritto e di fatto in un impatto di sistema (protocollo di Kyoto, COP 26) dal basso e verticalmente, in quanto attua concretamente la lotta ai cambiamnti climatici con un progetto emblematico – la cattura migliaia di ton di CO2 mediante forestazione diffusa -, promosso da parte di un Ente locale.
Elenco puntuale e breve descrizione degli interventi previsti: 1) forestazione diffusa: urbana, extraurbana e litorale; 2) specializzazione delle aree forestate, ai fini paesaggistici e ambientali nonchè di mitigazione-adattamento dei terriori ai cambiamenti climatici; 3) mitigazione degli effetti derivanti delle “isole di calore“; 4) ricostruzione del paesaggio verde regionale, gravemente compromesso dal batterio della xylella; 5) potenziamento dei presidi naturali (biologici-forestali) per la difesa del suolo, per il Salento anche gravemente compromessa per l’essiccamento di 4 milioni di piante di ulivo nonchè per gli effetti sul suolo di eventi meteorici eccezionali, aumentati esponenzialmente di intyensità e frequanza nell’ultimo quarantennio. Gli interventi si attueranno su aree pubbliche completamente desertificate, su aree boscate rase al suolo dopo essere state attaccati da parassiti, su siti inquinati bonificati o in procinto di essere bonificati, su aree boscate relitte rimaneggiate dalla trasformazione agricola o dal consumo di suolo, su latifondi, su parchi cittadini debolmente forestati o poco permeabili. L’intervento di forestazione diffusa prevede l’autonomia idrica per ogni area di intervento e, non  sono previsti pozzi di emungimento. L’irrigazione avverrrà facendo ricorso a vasche di accumulo di acque di pioggia alimentate da una rete di raccolta e di redistribuzione per l’adacquamento dei nuovi impianti. Le aree di nuova forestazione, al netto del numero di nuove alberature, è previsto che abbiano  delle “specializzazioni“: difesa del suolo dai processi erosivi, stabilizzazione e consolidamento dei terreni, bonifica di terreni inquinati, potenziamento della biodiversità, cattura della CO2, drenaggio dei terreni, mitigazione dei processi di desertificazione, ecc.. L’intervento costituirà l’input per la redazione del PAESC del comune di Trepuzzi ovvero, qualora condiviso il metodo dal comitato scientifico del CIS e dalla cabina di regia, costituisce la premessa per il PAESC d’area vasta da realizzarsi con gli altri comuni costieri in rif. al  “Patto dei Sindaci per il clima e l’energia” della Regione Puglia di cui alla DGR n. 1154 del 13.07.2017, come modificata con DGR n. 1965/2019. I Piani d’azione per l’energia sostenibile e il clima, sono uno strumento di governo del territorio sovraordinato che già considera gli impatti dei cambiamenti climatici sul territorio e, a differenza dei piani e programmi di pianificazione territoriale convenzionali, TIENE CONTO DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI CON EFFETTI DIRETTI SUL TERRITORIO. La forestazione di progetto è intesa come forestazione diffusa: urbana, extraurbana (campagna), della fascia costiera. E’ attuata su superfici disponibili differenti per tipologia, ubicazione, specializzazione di progetto, in piena disponibilità comunale per almeno il 95 % delle aree, con il 5 % residuo di proprietà privata e pertanto, possibile oggetto di eventuale procedura espropriativa – NON VINCOLANTE – in quanto aree prossimali – residuali – di completamento – pertinenziali – CHE NON OSTACOLANO IL PROGETTO DI FORESTAZIONE (aree c.d. ex Ersap). La forestazione riferisce ad uno stato di fatto in rapporto alla esensione del territorio (indice delle superfici boscate/forestate attuali) e, ad uno stato di progetto in relazione alla attuazione degli interventi (indice delle superfici boscate/forestate dopo la realizzazione degli impianti). Punto di forza della sostenibilità del progetto è l’utilizzo di fonti e risorse rinnovavili, come l’utilizzo di acqua piovana per le riserve idriche che alimenteranno l’irrigazione e l’utilizzo di energia solare per alimentare le pompe di sollevamento a bassissima prevalenza (prof max cisterne riserva idrica: 3 m); sollevata fino al piano campagna l’acqua meteorica immagazzinata, la stessa sarà avviata all’irrigazione a gravità, secondo pendenze di massima previste del 7*1000, secondo schemi e tecniche di irrigazione antica. A corredo di quanto già esposto, ulteriore elemento di validazione della sostenibilità del progetto di forestazione – NON VINCOLANTE –  è quello relativo alla disponibilità idrica che può essere fornita da una rete di acquedotti rurali già esistente (Idume 1, CBUF), nonchè da bacini di accumulo già esistenti, sia di proprietà comunale che dei consorzi di bonifica (CSBA), che della ARIF, che di AQP. Al netto di queste disponibilità territoriali di gestione della risorsa idrica, il progetto di forestazione prevede l’autosostentamento idrico e l’autonomia idrica in situ, per ogni sito di nuova forestazione.  L’intervento è certamente complementare nonché interconnesso con interventi presentati nell’ambito del presente CIS:  1) è complementare nonché interconnesso con il progetto di mitigazione del rischio idrogeologico della marina di Torre S.Gennaro-Campo di Mare-Cerano, in quanto l’allontanameto delle acque di falda nonchè le acque di ruscellamento meteorico urbano saranno convogliate verso aree umide o nuove aree idroesigenti come quelle relative al presente progetto di nuova forestazione; 2) integra progetti già realizzati, quali il potenziamento e la riabilitazione di acquedotti rurali a servizio di comprensori irrigui dell’entroterra costiero ; 3) il comune di Trepuzzi è proprietario di un impianto di riutilizzo delle acque meteoriche provenienti dalla rete di drenaggio urbano, ed ha pertanto disponibilità di risorse idriche rigenerate ai fini del loro riutilizzo, non su colture/ortaggi da destinare ad uso alimentare (DM 12 giugno 2003, n. 185 «Regolamento recante norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue in attuazione dell’articolo 26, comma 2, del D.Lgs. 11 maggio 1999, n. 152»); R.R. 18 aprile 2012,n. 8 “Norme e misure per il riutilizzo delle acque reflue depurate”, rif. Dl.gs. n.152/2006, art. 99, c. 2, LR Puglia n. 27 del 21/2008, art.1, comma 1, lettera b).

2° progetto: Opere di messa in sicurezza e riqualificazione del tratto costiero da Campo di Mare (limite ultima scogliera) alla foce del canale Cimalo

IMPORTO TOTALE INTERVENTO 

€. 3.700.000,00
Con riferimento alla foce del canale Cimalo, l’intervento è ambientalmente – morfologicamente – paesaggisticamente suddiviso in due settori litorali; a nord della foce, un tratto litorale a falesia, ancora naturale, soggetto a crolli di decine di mc di materiali limoso-sabbiosi, che si prevede di mettere in sicurezza, riprofilare a 60°, consolidare mediante ingegneria naturalistica [lato terra]; inoltre relativamente alla completa esecuzione della difesa costiera integrata, da realizzarsi lato mare, si prevede di prolungare la scogliera off-shore esistente – costituita da blocchi calcareo-dolomitici di varia cat. (1^, 2^, 3^) con una SCOGLIERA SOFFOLTA (- 40 cm l.m.m.) fino a ca. 200 m a nord della foce del canale (nord argine snistro); altresì prolungare la scogliera soffolta per ca. 470 m a partire dalla foce del canale Cimalo (argine destro) fino alla scogliera emersa off-shore già realizzata sul finire degli anni 80, con fondi ENEL di ristoro ai territori impattati dalla centrale termoelettrica Federico II (il progetto fu finanziato in quanto l’abitato di Campo di Mare è realizzato su un terrazzo quaternario bordato da una falesia sabbioso-limosa, in dissesto geotecnico per frane e crolli causati dalla erosione costiera); successivamente alla realizzazione di questa opera a basso impatto ambientale e ad impatto paesaggistico nullo (essendo completamente soffolta), saranno eseguiti i ripascimemti sabbiosi che, di fatto saranno PROTETTI e non effimeri – liberi. L’intervento di difesa mediante scogliera soffolta e ripascimento “protetto” intende essere da traino ad un successivo intervento (che non attiene il presente ambito progettuale) finalizzato all’abbassamento delle scogliere emerse esistenti, al di sotto del l.m.m., in quanto i problemi ambientali (registrati nell’ultimo ventennio sono tali da aver suggerito l’abbassamento delle opere realizzate (acque stagnanti e scarso ricambio idrico, con accumulo di posidonia spiaggiata e intrappolata, proliferazione di Ostreopsis ovata, scarsa ossigenazione dei bacini a tergo delle scogliere e insufficiente “lavaggio dei sedimenti di spiaggia emersa” con proliferazione micotica), . Pertanto, gli stessi massi di 2^ e 3^ cat. risultanti dall’abbassamento (scogliere emerse) possono essere riutilizzati per la realizzazione delle nuove opere di difesa (scogliere sommerse), così realizzando una CELLA SOFFOLTA PER IL RIPASCIMENTO SABBIOSO, efficace ed efficente idraulicamente e ad impatto paesaggistico nullo. Evidentemente, la larghezza della cresta di berma delle nuove scogliere sommerse – che possono prevedersi anche artificiali e ad elevata massa di inerzia, qualora il reperimento di massi ciclopici calcareo-dolomitici (2^, 3^ e 4^ cat.) si rivelasse difficile come disponibilità e/o fornitura /costi – è decisiva nel dimensionamento delle opere di difesa che, non essendo emerse (fino a 2 m s.l.m), devono sopperire con una maggiore ampiezza della superfice di frangimento. L’utilizzo diretto e univoco dell’intervento è a servizio della della difesa del suolo applicata ai margini costieri; è di tutta evidenza che, l’innalzamento del livello marino dovuto ai cambiamenti climatici produce 2 (due) diretti e immediati effetti sull’ambiente costiero, sia naturale che antropizzato: L’ARRETRAMENTO DELLE TERRE EMERSE E LA CONTESTUALE AVANZATA DEL MARE. Nello specifico, il tratto oggetto di intervento ricade in area PG3 e in area PG2 in riferimento al PAI della Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale (ex AdB Puglia). Tale intervento di difesa costiera integrata, MARE – TERRA permette, a valle della sua realizzazione, i seguenti vantaggi: utilizzo della spiaggia libera, messa in sicurezza dai franamenti della falesia e, ampliata con il ripascimento sabbioso protetto dalle opere di difesa sommerse; perfetta circuitazione ed equilibrio tra il terrazzo della falesia, la spiaggia emersa sottostante, la spiaggia sommersa, le acque di balneazione, la foce rinaturalizzata del canale Cimalo. La gestione di questo complesso e naturale sistema idrogeo-morfologico litorale, messo in sicurezza e riqualificato dagli interventi di progetto, al netto del piano di manutenzione delle opere, decisamente meno emergenziale e che permette sia una programmazione che una pianificazione delle attività su questa fascia costiera rigenerata ambientalmete e morfologicamente. Pone altresì le basi concrete per l’avvio del processo tecnico-amm.vo di riprerimetrazione dell’area a pericolosità geomorfologica (PG3) in riferimento alle NTA del PAI Puglia. L’impatto è relativo alla esecuzione di una scogliera sommersa in massi ciclopici naturali calcareo-dolomitici di  2^ – 3^ e 4^ cat. o, in alternativa, di una scogliera in massi artificiali o di una barriera antiersosione che favorisce il ripascimento naturale, ambedue sommerse. La sostenibilità ambientale è completa su ogni ambiente di intervento, sia terra che a mare in quanto tutti gli interventi utilizzano le tecniche della ingegneria naturalistica a terra (terrazzo, scarpata riprofilata della falesia, spiaggia emersa) e le opere di difesa costiera più innovative e attualizzate, in linea con gli indirizzi regionali di difesa del paesaaggio e dell’ambiente. Non esiste alternativa alla messa in sicurezza e ricostruzione di questo margine costiero – censito da AdB Puglia lungo tutto il litorale di SPV come a PG3 – PG2, sia nel breve che nel lungo periodo; SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE “A”., l’intervento è parzialmente sostenibile per il seguente motivo: 1) i materiali per l’esecuzione delle opere sono naturali (litotipi calcarei-dolomitici, c.d. scogli di cat. 3^ e 4^) che provengono da bacini estrattivi posti a diverse centinaia di km di distanza; SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE “B”, l’intervento è pienamente SOSTENIBILE per il seguente motivo:1) in aternativa agli scogli naturali calcarei  di 3^ e 4^ si possono realizzare scogliere sommerse con massi artificiali o barriere antierosione in ecocls, realizzate con un mixdesign di materiali inerti riciclati, e contenenti la posidonia oceanica spiaggiata e riutilizzata (fibra di posidonia) nell’ecocls a ph basico  2) la realizzazione di scogliere sommerse permette una totale integrazione con l’ambiente e il paesaggio litorale, azzerando l’impatto paesaggistico sulla sky-line marino costiera, così peraltro favorendo il locale ripopolamento delle specie della fauna litorale (crostacei, cefalopodi, pesci); 3) sotto l’aspetto proprio delle georisorse necessarie alla realizzazione delle opere (scogliera soffolta), la sostenibilità è connessa alla possibilità di riutilizzo dei materiali (massi ciclopici di 2^ e 3^ cat.) con cui sono realizzate due scogliere ortogonali alla linea di riva (c.d. “pennelli”), ubicati tra la foce del canale Cimalo e l’ultimo tratto della scogliera longitudinale,così come la realizzazione delle scogliere soffolte off-shore potrà beneficiare del riuso dei massi ciclopici già utilizzati per le scogliere emerse (abbassamento -40 cm al di sotto del l.m.m.); eliminare i due pennelli (due brevi scogliere ortogonali) permette di restituire i sedimenti di spiaggia alla normale deriva litorale dei sedimenti lungocosta, liberando la spiaggia emersa e sommersa da ostacoli artificiali che affamano la spiaggia di sottoflutto e alimentano quella di sovraflutto a scapito della prima. L’IMPATTO SOCIALE E SULLA OCCUPAZIONE è testimoniato dall’ampliamento delle aree destinate alle spiagge libere, con una diretta gratificazione delle comunità locali, un riflesso diretto sulle spiagge con servizi e indiretto sulle concessioni demaniali prossimali alle aree di intervento: in sintesi, più qualità dell’ambiente litorale corrisponde a maggiore fruibilità, presenza turistica e maggiore indotto. L’IMPATTO DI SISTEMA è in relazione a molteplici componenti, tutte connesse alla gestione integrata della fascia o zona costiera (GIZC); la GIZC rappresenta un innovativo processo decisionale per la gestione della costa, che impiega un approccio integrato, prendendo in considerazione tutti gli aspetti correlati alla fascia costiera, tra cui quello geografico-politico, ambientale, culturale, storico, urbanistico ed economico nel tentativo di raggiungere gli obbiettivi dello SVILUPPO SOSTENIBILE direttamente applicato in sede di Pianificazione territoriale ed urbanistica. EMBLEMATICITA’ DEL PROGETTO: il tratto litorale a nord della marina di Campo di Mare di necessita di un contrasto concreto, moderno e integrato al fenomeno erosivo costiero; quest’ultimo ha pesanti ripercussioni sia a livello urbanistico che ambientale-paesaggistico, ed è attivo senza soluzione di continuità su tutto il litorale di San Pietro Vernotico e, in generale, sulla sub-unità fisiografica (4.3) di appartenza. Utilizzando al meglio tecniche, materiali e tecnologie disponibili nella logica delle BEST PRACTICES (buone prassi, migliori pratiche, ovvero le esperienze, le procedure o le azioni più significative, o comunque quelle che hanno permesso di ottenere i migliori risultati, in svariati contesti e obiettivi preposti. Nel ns specifico intervento di “messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico” è più congruo parlare di “promising practices” (pratiche promettenti) e di “evidence-based practices” (pratiche basate su prove di efficacia).
Elenco puntuale e breve descrizione degli interventi previsti: 1) messa in sicurezza della falesia in crollo tra Campo di Mare e la foce del canale Cimalo, tratto litorale tra l’ultima scogliera emersa longitudinale off-shore, e la piccola spiaggia posta a ca. 200 dall’argine sx del canale; 2) realizzazione di una scogliera sommersa continua, longitudinale off-shore, a partire dall’ultima scogliera emersa di Campo di Mare, in direzione nord, fino a 200 m oltre l’argine sx del Cimalo, per un totale di 670 m di sviluppo; 3) ripascimento sabbioso, protetto dalle opere di difesa sommerse, disposte a mò da comporre una cella – rettangolare – di ripascimento; 4) riprofilatura della falesia sabbioso-limosa, subverticale, di h max da 11m a 13 m slm, in aggetto sulla sottile spiaggia sabbiosa (< 3 m-5 m), con una scarpata di 60° rispetto all’orizzontale; 5) opere accessorie: piantumazioni antierosive, vegetazione di consolidamento del terreno; pedane, passerelle, protezioni anticaduta. l’intervento di difesa costiera integrata, terra – mare – reticolo idrografico, presenta di fatto delle complessità di analisi e di programmazione dell’intervento in quanto affronta ecosistemi differenti, seppur ognuno di essi è intersecante e in stretta relazione con gli altri. Ad es. l’aspetto idraulico “di acqua dolce” è in relazione con l’ “aspetto idraulico d’acqua salata”, la spiaggia emersa è in stretta relazione con la falesia e con la spiaggia sommersa; il paesaggio ha aspetti sia ambientali che, e soprattutto, vincolistici ambientali. Così come l’aspetto della sicurezza dei luoghi (continui crolli e smottamenti della falesia limo-sabbiosa) è in stretta relazione sia con l’arretramento delle terre emerse-della proprietà privata (aziende agricole) – che con la perdita di ettari di area protetta regionale “Riserva naturale regionale orientata Bosco di Cerano”. La difesa costiera necessita di opere mare che difendano e alla stesso tempo preservino la sky-line e non rendano effimero l’intervento di ripascimento: E così via. Pertanto, per quanto sopra, il litorale vede la programmazione e pianificazione di tre interventi, tra loro complementari e consequenziali e interdipendenti e funzionali: 1) la messa in sicurezza del belvedere di Cerano e di lido Cerano e della foce del canale il Siedi e del canale della Foggia, tratto litorale nord, fino al primo pennello (scogliera ortogonale); 2) la messa in sicurezza e difesa integrata dellla falesia in crollo, a partire dal pennello di cui al punto 1) fino a 200 m prima della foce del canale Cimalo, mediante un progetto terra – mare di difesa costiera integrata; 3) la messa in sicurezza, difesa costiera integrata terra – mare e riqualificazione dalla foce del Cimalo alla testata della prima scogliera (da nord) di Campo di mare. Tutti e tre i progetti sono finalizzati alla messa in sicurezza e difesa costiera integrata finalizzata alla riqualificazione ambientale e paesaggistica della fascia costiera di San pietro Vernotico.  L’intervento integra programmi e investimenti importanti già realizzati, come il consolidamento della falesia sottostante l’abitato di campo di Mare, oggetto di lavori di consolidamento realizzati tra la fine degli anni 80 e la metà degli anni 90 da Enel produzione, come ristoro ai comuni direttamente interessati dalla realizzazione della centrale termoelettrica Federico II in loc.tà “Cerano”, ubicata nel comune di Brindisi ma in aderenza al litorale di S.Pietro Vernotico. E’ complementare con programmi di intervento sulla fascia costiera “Campo di Mare” (a sud) e, appunto Cerano (a nord).  E’ interconnesso con quattro interventi che saranno presentati nell’ambito del CIS, ovvero: 1) realizzazione di un “parcheggio forestato”, con una parte a parcheggio permeabile in aderenza all’abitato di Campo di mare, e una fascia protezione – tutela e potenziamento della vegetazione arborea e ripariale di raccordo con il canale Cimalo (ca. 100 m a nord del parcheggio), corso d’acqua effimero che rientra nell’area protetta reg.le di “Bosco di cerano”; 2; difesa costiera (ripascimento protetto da scogliera sommersa, o meglio cella soffolta) e riprofilatura della falesia in frana tra Campo di mare e il canale Cimalo, ed opere accessorie per la fruibilità in sicurezza del litorale; 3) messa in sicurezza e riprofilatura della falesia dalla foce del canale Cimalo (200 m nord dall’argine sx) fino al pennello di lido Cerano (ultima scogliera ortogonale, tratto litorale nord); 4) messa in sicurezza e ripristino dal Belvedere di Cerano (competenza:Autorità portuale, territorio costiero: comune di Brindisi; impatti, effetti, interferenze dirette: litorale di S.Pietro Vernotico.


3° progetto: Parcheggio permeabile e forestato in loc.tà marina di Campo di mare (Comune di S.Pietro Vernotico)

IMPORTO TOTALE INTERVENTO 

€. 2.400.000,00 
L’intervento si prefigge di realizzare un parcheggio permeabile e forestato nelle immediate prospicenze dell’abitato di Campo di mare, in loctà già denominata “le tre fontane” che, dal terrazzo della falesia porta alla spiaggia di campo di mare, di aspetto artificializzato per una serie di interventi di difesa costiera e consolidamento della falesia in frana realizzati dalla fine degli anni 80 alla metà degli anni 90. Il parcheggio prevede due lotti da 205 posti auto per un tot di 410 posti auto complessivi, con caratteristiche di sostenibilità ambientale e paesaggistica, un piano carrabile PERMEABILE, una schermatura verde dalla radiazione solare da attuarsi mediante un piano di densa forestazione sia all’interno che nelle pertinenze esterne del parcheggio, fino a raccordarlo a nord (in argine sx) con la vegetazione ripariale del canale “Cimalo”, corso d’acqua a carattere effimero che appartiene alla più ampia area protetta regionale di “Bosco di Cerano”. Questo tratto litorale riceve nel periodo estivo centinaia di automobili – spesso con un solo singolo conducente per autovettura – e, tali veicoli letteralmemte si ammassano senza alcuna regola nell’area prospicente la spiaggia e in prossimità dell’abitato, con gravi disagi alla circolazione, ai residenti, alle attività commerciali e turistico-balneari e, talvolta, anche con effetti sull’ordine pubblico. Si intende pertanto realizzare una infrastruttura che permetta di regolare i caotici e incontrollati stazionamenti estivi, che risponda a criteri di sostenibilità ambientale e si inserisca correttamente nel paesaggio litorale, rafforzandone i contenuti e i valori paesaggistici. I RISULTATI sono connessi alle realizzazioni, a loro volta funzione dei bisogni: è un percorso chiaro anche se complesso ed è intendimento dell’Amm.ne Comunale raggiungerlo nel rispetto dei valori ambientali paesaggistici che caratterizzano l’area di intervento. Le criticità sono strattamente connesse alle autorizzazioni, pareri e nulla osta stanti le peculiarità dell’area di inervento, un terrazzo limoso-sabbbioso in elevazione per 10 m slm, soggetto a differenti e circostanziati vincoli. L’utilizzo dell’intervento è a vantaggio dei cittadini fruitori della fascia litorale, sia pendolari che residenti, che usufruiranno di un punto sosta protetto e ombreggiato durante il periodo estivo, per un totale di 410 punti sosta; la gestione dell’intervento sarà a carattere pubblico laddove, dopo un primo biennio di avviamento della “infrastrutura verde”- con la regolarizzazione e conoscenza degli afflussi – deflussi, si potrebbe valutare l’opzione del servizio di parcheggio pubblico a pagamento. ad oggi, l’impatto sull’ambiente e sulla fascia costiera è esercitato da centinaia d’auto che si succedono nella giornate estive, senza soluzione di continuità, parcheggiando lungo le strade comunali di accesso alla marina di Campo di Mare, nei terreni della proprietà privata affaccianti sulla strada comunale, e in un parcheggio pubblico asfaltato adiacente la strada comunale, all’interno dell’abitato; il progetto è SOSTENIBILE AMBIENTALMENTE in quanto permette il controllo del traffico in arrivo, calmierando inutili circuitazioni a vuoto dei veicoli che ricercano un parcheggio e, pertanto favorendo il controllo delle emissioni; L’IMPATTO SOCIALE è certamente positivo, in quanto l’azione di recarsi al mare e non trovare parcheggio, incide negativamente sia sull’economia che sulle attività che localmente si svolgono (piccoli esercizi commerciali, attività di ristorazione, stabilimenti balneari, “semplici” accessi alla propria abitazione). La presenza di un’area di sosta organizzata e controllata, architettonicamente/paesaggisticamente/ambientalmente ben inserita nello specifico contesto che la riceve, non può che migliorare l’impatto di sistema; Il progetto del parcheggio forestato di Campo di mare rappresenta una EMBLEMATICITA’ perchè intende realizzare una infrastruttura verde per la mobilità/stazionamento, perfettamente integrata nel paesaggio e ambiente litorale e, che intende rafforzarlo con la forestazione del parcheggio e delle sue pertineze, soprattutto in direzione nord, laddove corre l’alveo incassato del canale Cimalo (area protetta bosco di Cerano). Pertanto, attraverso il parcheggio, PERMEABILE E FORESTATO, si rafforzerà l’area protetta posta a nord del parcheggio, semplicemente forestando quella fascia cuscinetto posta tra il canale (area protetta) e l’area parcheggio.
Elenco puntuale e breve descrizione degli interventi previsti: 1) parcheggio permeabile a raso, con piano carrabile realizzato mediante geogriglie 3D stabilizzanti i terreni di sedime; 2) forestazione interna dell’area parcheggio pari a ca. 16500 mq (sedicimilacinquescento) per l’ombreggiamento di n.410 posti auto su due aree da n.205 stalli; 3) forestazione esterna all’area propria di parcheggio per il potenziamento dell’area protetta a nord, coincidente con l’alveo del canale il Cimalo e della sua pertinenza demaniale (argine sx); pertanto tra l’area propria di parcheggio e il canale cimalo, verrà realizzata una forestazione, un potenziamento ambientale e paesaggistico del territorio costiero che omogeneizzerà l’inserimento di questa nuova e innovativa infrastruttura verde. Nel settore di intervento abbiamo: 1) un arretramento della falesia valutato da 20 m a 25 metri nell’ultimo quarantennio, con l’avanzata del mare e l’arretramento delle terre emerse, 2) il processo erosivo avviene per scalzamento al piede della falesia, la quale divenuta instabile causa la mancanza di sostegno alla base, si fessura verrticalmente per allentamento dei materiali limo-sabbiosi, che geotecnicamente divenuti instabili, crollano trascinando decine di mc con decine di tonellate; i limi sabbiosi sono redistruibuiti sulla sottile spiaggia sottostante la falesia, che si alimenta dai continui crolli; oltre al costante pericolo gravante senza soluzione di continuità sul tratto litorale, della lunghezza di ca. 2850 da Campo di mare a Cerano, tale da renderlo di fatto impraticabile e non fruibile per l’80% del suo sviluppo a causa, appunto dei possibili crolli (che di fatto si verificano); il capitale paesaggistico ambientale che affaccia sul litorale, formamlmente ad alta sensibilità ambientale in rif. al PRC / PCC e PPTR (area protetta reg.le “Bosco di Cerano”) si sta irrimediabilmente e irreparabilmente depauperando a causa dei sempre più aggressivi processi erosivi; per questi motivi, la fascia costiera nord del comune di di S.P.V.necessita di urgenti – prioritari – indifferibili interventi di difesa costiera integrata da MARE a Terra. Il parcheggio permeabile forestato di Campo di mare si inserisce in questo quadro generale di dinamica litorale e rapida evoluzione morfologica e, la sua realizzione contribuirà a riforestare un settore di area protetta reg.le (argine sx del canale Cimalo) e ad attivare procedure e attenzioni tutela e difesa attiva, così come gia fatto negli anni 80 – 90 a difesa dell’abitato di Campo di mare. Il parcheggio permeabile forestanto è il punto di partenza per difendere e  rigenerare la fascia litorale nord, da Campo di mare a Cerano (fino alla foce del canale il Siedi) ancora completamente naturale, ma sottoposta ad elevatissima pressione dagli agenti meteomarini.  L’intervento di realizzazione della infrastruttura verde “PARCHEGGIO PERMEABILE E FORESTATO”, integra ed è complementare a programmi e piani di intervento sulla fascia costiera del comune di S.Pietro V.co, nello specifico della marina di Campo di Mare, laddove si è sviluppata l’originaria urbanizzazione, non sempre in modalità controllata. E’ sicuramente interconnesso con interventi che saranno presentati nell’ambito del CIS, stante l’indirizzo politico recentemente definito e condiviso da parte dei comuni costieri. Nello specifico, si integra con un progetto di messa in sicurezza – riprofilatura – consolidamento naturale della falesia, nonchè di difesa costiera che si intende attuare sui primi 680 m del tratto nord (dalla fine dell’ultima scogliera off-shore emersa, fino a ca. 200 m dopo la foce del canale Cimalo); si integra altresì con un 3° prgetto di messa in sicurezza e mitigazione del rischio idrogeologico, nel tratto costiero che, 200 m dopo la dalla foce del Cimalo, arriva fino all’ultimo pennello (scogliera verticale) prima di lido Cerano, così terminando il territorio costiero di S.P. V.co con la foce del canale “il Siedi”, laddone inizia il litorale del comune di Brindisi (con l’eccezione che, il primo tratto “Belvedere di Cerano” è di competenza della ADSP MAM (ex Autorità Portuale). Da sottolineare che tutto il litorale (costa naturale a falesia) è  classificato a PG3 e PG2 dalla ex AdB Puglia (PAI)    

4° progetto: “Lavori di messa in sicurezza della falesia in crollo mediante riprofilatura, sistemazione delle aree di foce ed argini dei canali “della Foggia” e “Siedi” mediante ingegneria naturalistica; sommersione delle scogliere di “Campo di Mare” e loro completamento nord fino al pennello di lido Cerano”

IMPORTO TOTALE INTERVENTO 

€. 8.302.500,00 
La fascia costiera compresa tra la foce del “canale il Siedi” e “capo Torre S.Gennaro” nel territorio costiero del comune di S. Pietro Vernotico, è stata oggetto di una prima analisi di caratterizzazione morfologica ‐ ambientale speditiva nell’ambito di un progetto di fattibilità tecnico‐economica di “Messa in sicurezza del territorio comunale a rischio idrogeologico”, in riferim. alla Legge n.160 del 27.12.12019, art.1‐ c.51.
Con tale progettazione preliminare si vuole avviare la messa in sicurezza della fascia costiera in incipiente dissesto idrogeologico, determinato in primis dai pesanti effetti dell’erosione costiera che agiscono su una tipologia di costa definita “erodibile” dalla ex ADB Puglia (oggi Autorità di Distretto dell’Appennino Meridionale).
Il fenomeno dell’erosione costiera, in questo tratto litorale di ~ 3860 mt oggetto di analisi e progettazione preliminare, ha dispiegato i suoi effetti con:
1. crollo del muro paraonde in cls. a protezione del terrapieno e falesia su cui poggia il
c.d. “belvedere di Cerano”;
2. erosione e crollo del tratto terminale della ex SP 87 che porta all’ingresso della Centrale Enel “Federico II” di Brindisi;
3. erosione della spiaggia libera sabbiosa dell’ex stabilimento balneare “Lido Cerano”;
4. erosione, arretramento crollo degli argini nell’area di foce del canale il Siedi;
5. perdita di terre emerse, diminuzione di valore ambientale e paesaggistico del fronte mare dell’area protetta “Bosco di Cerano”.
6. Dissesto e crolli diffusi ‐ senza soluzione di continuità ‐ del fronte della falesia tra Cerano e Torre S.Gennaro, con arretramento delle terre emerse pari a ca. 10 Ha negli ultimi 20 anni;
7. arretramento delle spiagge sabbiose sottostanti la falesia per ca. 25 ‐30 m nell’ultimo quarantennio; l’arretramento della linea di riva ha determinato la variazione della dividente demaniale, oggi per buona parte posizionata all’interno della proprietà privata e che, pertanto, andrebbe rideterminata. Per quanto sopra è stato previsto un intervento di messa in sicurezza e di mitigazione del rischio idrogeologico gravante su questo tratto litorale; le opere di mitigazione previste, sono sia opere a mare che opere a terra.
Le prime (opere a mare) sono scogliere sommerse longitudinali e soffolte, per una lunghezza di ca. 2780 mt, dal focus erosivo della “foce del canale il Siedi” (belvedere di Cerano) fino alla testata della prima scogliera emersa che difende l’abitato posto sulla falesia alta di “Campo di Mare”.
Tali scogliere longitudinali emerse, in numero di sei per uno sviluppo complessivo di 850 m, della lunghezza singola di ca. 120 m e interasse di 25 m, hanno efficacemente protetto l’abitato costiero di “Campo di mare”, fino alla fine degli anni ‘90 costantemente a rischio frana in quanto il solco di battente era in costante formazione ed evoluzione alla base della falesia, determinandone dapprima l’instabiltà e subito dopo, il crollo.
Tali opere, se da un lato hanno protetto la costa dalle mareggiate distruttive, dall’altro hanno determinato problemi ambientali, con un peggioramento sia delle acque di balneazione che dei sedimenti sabbiosi. La mancata ossigenazione e ricambio delle acque a tergo delle barriere, il mancato lavaggio da parte delle mareggiate dei sedimenti di spiaggia, hanno determinato il proliferare del microbiota patogeno: funghi, alghe e batteri, in taluni periodi dell’anno, raggiungono una concentrazione tale da determinare impatti sanitari di lieve e media intensità.
Per tali motivi, è opportuno abbassare la cresta di berma delle scogliere fino alla loro sommersione, almeno di 40 cm, sotto il l.m.m., così raccordandole alle nuove opere di difesa soffolte, a impatto paesaggistico nullo e senza modificare la sky-line marino costiera.
Il tipo di intervento di progetto è contemplato nelle opere di difesa a basso impatto ambientale ammesse dall’All.3.2 del PRC, denominate “ripascimento protetto” con barra al piede, laddove nel ns. caso la scogliera sommersa longitudinale costituisce la barra al piede del ripascimento, pur non essendo strutture di difesa identiche ma similari, differenti nelle dimensioni ma comunque sommerse sotto il l.m.m. di ca. 40 cm.
Stanti le difficoltà di reperimento degli scogli ciclopici di 3^ e 4^ cat. per le scogliere, sarà opportuna una preliminare fase di analisi di mercato per il reperimento e la contrattualizzazione delle cave che dispongono e possono fornire i materiali lapidei, dotati di certificazione di qualità sui materiali, sui processi di estrazione e trasporto.
In alternativa ai massi naturali il mercato offre l’alternativa dei massi artificiali, con questi ultimi da preferire in quanto generatori di minori impatti ambientali sia sui siti estrattivi che sui trasporti (in termini di costi, di emissioni in atmosfera, di riutilizzo di materie prime, di gestione del cantiere, di posa in opera, ecc. ). Così come per i massi naturali, è opportuno orientarsi su massi artificiali o barriere prefabbricate antierosione, certificate nei materiali e dotate di modellazione idraulica eseguita da OdR.
Ad integrazione degli interventi a mare sono previsti gli interventi a terra da attuarsi mediante la realizzazione di scogliere radenti per ca. 500 m di lunghezza, in corrispondenza di focus erosivi non altrimenti trattabili; in questo caso la necessità di utilizzare massi naturali è in ossequio alla integrazione col paesaggio e l’ambiente naturale.
Le scogliere radenti andranno a difendere dai processi erosivi i tratti litorali in conclamato smottamento, posizionate alla base della falesia per una larghezza variabile situ‐ specifica, dai 5 ai 10 m. Le opere di difesa radenti, esclusivamente in massi ciclopici calcarei o calcareo‐dolomitici, sono anche in funzione della reale possibilità di realizzare le scogliere soffolte e i ripascimenti protetti in quanto, qualora l’acquisizione dei pareri e autorizzazioni si protrarrebbe, l’urgenza della messa in sicurezza ‐ per il rischio gravante ‐ prevale sul tipo di opere da realizzare.
Gli interventi a terra riguardano la messa in sicurezza idrogeologica, rifunzionalizzazione e restauro ambientale del waterfront dell’area regionale protetta del “Bosco di Cerano” (Riserva naturale regionale orientata di cui alla L.R. istitutiva n.26 del 23.12.2002, ex LR 19/1997); il bene paesaggistico censito dal PPTR, è anch’esso aggredito dai pesanti fenomeni erosivi costieri, nonché da una inadeguata gestione idraulica del reticolo idrografico che lo attraversa.
Nel complesso degli interventi, sono richieste attività ed opere per:

1. opere di difesa costiera soffolte, longitudinali, distaccate e continue, in massi naturali o artificiali;
2. sommersione delle sei dighe a scogliera esistenti, in loc.tà “Campo di Mare”, e completamento della barriera soffolta fino a “capo Torre S.Gennaro;
3. ripascimento ciottoloso‐sabbioso, protetto con barra al piede e pennelli laterali (laddove presenti e non rimodulabili, censiti in n° di 5 da “Campo di mare” a “lido Cerano”);
3. opere di difesa radenti, sui focus erosivi costieri a falesia in conclamato e storico smottamento, a difesa di infrastrutture, e nelle aree di foce del reticolo idrografico;
4. riprofilatura a doppia pendenza della falesia sabbiosa e consolidamento mediante ingegneria naturalistica;
5. rimodulazione delle opere ortogonali alla linea di costa (scogliere a pennello) ovvero rifunzionalizzazione a celle di ripascimento protetto;
6. messa in sicurezza delle aree di foce e degli argini del reticolo idrografico, consolidamento mediate ingegneria naturalistica, adeguamento della sezione idraulica;
L’area costiera del presente progetto di fattibilità tecnico‐economica di Messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico, in incipiente e diffuso dissesto terra ‐ mare, ha una elevata valenza ambientale e paesaggistica, nonché sociale ed economica, e marca il waterfront della Riserva Naturale regionale Orientata di “Bosco di Cerano”.
Deve pertanto essere preventivamente messa in sicurezza dai dissesti idrogeologici attivi, adeguatamente salvaguardata e difesa con opere a basso impatto ambientale e paesaggistico, in linea con la necessità di mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici in atto. L’obiettivo della proposta progettuale è quello di favorire la valorizzazione del paesaggio costiero attraverso interventi mirati alla fruizione e mantenimento degli elementi che lo caratterizzano fortemente (lame, canali, dune, spiagge, boschi, sentieri, masserie, area archeologica, paesaggio agrario (campagna, ulivi secolari, vigneti, macchia, ecc).
Ciò può avvenire attraverso il collegamento alla Rete Ecologica Regionale, connettendo la naturalità della costa “linee di Connessione Litoranee” con la Naturalità a Matrice Boschiva attraverso le vie d’acqua temporanee e permanenti (i canali).
L’area di intervento appartiene a tale ambito ma non solo; la presenza del paesaggio agricolo produttivo alle spalle della costa, il progetto Cyronmed, la vicinanza dell’area archeologica di Valesio, le aree ad alto valore paesaggistico fanno si che il lavoro di interconnessione tra i vari ambiti sia proprio quello di “ricucire” la costa con il paesaggio agricolo, la produttività con l’impianto di origine storico-culturale, l’ambiente con i luoghi della “naturalità lenta”.
Con tale termine si intende quel modo di mettere in relazione con la natura, che comprende lo sport, la salute, il relax, la cultura.
Non solo un sistema di fruizione strutturale a mobilità lenta connesso alla rete CYRONMED, ma un circuito territoriale, che connette gli ambiti che caratterizzano questo territorio permettendo una fruizione lenta, in cui l’uomo a piedi, a cavallo o in bici si riappropria del proprio territorio per fruire tanto della costa tanto di quei corridoi ecologici retrostanti, tanto del paesaggio agricolo, tanto del circuito delle masserie, tanto dei beni archeologi della zona.
Ed in particolare:
– Valorizzazione turistico ricreativa del bosco di Cerano attraverso “percorsi salute” attrezzati
– Realizzazione di pista ciclabile di collegamento
– Connessione della rete storico – culturale – rurale di San Pietro Vernotico ( rete di strade rurali, comunali e interpoderali al fine di valorizzare i caratteri paesaggistico – storico – ambientali – culturali del territorio)
– Sistemazione e ammodernamento strade rurali di connessione
– Interventi rivolti alla fruizione e valorizzazione del SIC IT 914001 “Bosco di Cerano – Tramazzone”
– Interventi per la realizzazione di attrezzature per la effettiva fruizione del mare anche attraverso “percorsi lenti” non necessariamente ciclabili
– Rivalutazione ambientale del Canale “infocaCiucci”: riuso irriguo della risorsa idrica depurata e fruizione cicloturistica dell’asse canale coinvolgendo la zona archeologica di Valesio
– Opere di stabilizzazione, consolidamento, conservazione del litorale e recupero ambientale lungo la falesia di Campo di Mare – tratto dalla foce “Canale del Cimalo – Canale della Foggia”
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