COSA SI NASCONDE DIETRO IL SILENZIO SULLE SORTI DELLA FONDAZIONE DEL TEATRO VERDI?

La crisi della Fondazione del Nuovo Teatro Verdi risale al momento in cui il Governo ha deciso di eliminare le Province, facendole passare attraverso un lungo periodo di agonia.  Fu in quel momento che l’allora commissario prefettizio della Provincia Cesare Castelli annunciò che non avrebbe più potuto versare la quota di pertinenza del “socio” Provincia. Una perdita in termini economici compensata dagli introiti pubblicitari e dall’aumento degli incassi. Dopo la traumatica interruzione della precedente esperienza amministrativa, però, l’impegno del Comune per realizzare nuove entrate nelle casse della Fondazione è andato via via scemando. La sindaca Carluccio ha preso atto della situazione ed ha deciso di ridurre i costi del personale, attraverso una adesione volontaria al “taglio” degli stipendi. Una scelta che ha vissuto il suo momento più significativo con il licenziamento dell’unico dirigente esistente nell’organico della Fondazione. Adesso bisognerà attendere l’esito della vertenza di lavoro impiantata dall’interessata per sapere se si è trattato di una scelta giusta.

Ma l’aspetto più grave è rappresentato da una certa apatia che aleggia intorno al futuro del Teatro e della sua Fondazione. Nonostante la assoluta necessità di raccogliere risorse oltre quelle provenienti dal bilancio comunale, nessuno si è preoccupato di inviare anche una semplice lettera ai vecchi clienti pubblicitari. E’ il caso dell’Enel (con la precedente Amministrazione versava centomila euro), così come di Confindustria e di altre aziende private. Ma a chi giova far sprofondare la Fondazione in una crisi economica da cui potrebbe difficilmente trovare la forza per venirne fuori? Perché non vengono rese note le intenzioni dell’Amministrazione Comunale? Qualcuno ipotizza che si voglia liquidare la Fondazione per poi affidare il Teatro ai privati. Sono solo voci e quindi meritano scarsa considerazione, tanto più perché una soluzione di questo tipo sarebbe una iattura e andrebbe in contrasto con il reale interesse dei cittadini di Brindisi.

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