Sono molto condivisibili le dichiarazioni del Presidente Emiliano che si è dichiarato sconcertato per i ritardi con cui sono emersi i fatti relativi alla discarica di Ugento dove sarebbero stati tombati ben 600 fusti di rifiuti tossici e pericolosi.
E pure molto condivisibili sono le sue dichiarazioni quando afferma che chi ha inquinato pagherà.
Ma da un Presidente, che è stato valente magistrato, c’è da attendersi qualcosa in più, altrimenti è grande il rischio di rimanere in superficie e di non scavare in fondo al fetore maleodorante che emerge da questo business.
Al sodo. Gli organi d’informazione hanno riportato la notizia secondo la quale tutto nasce nel 2014 da una indagine finalizzata a “trovare riscontri alle dichiarazioni dell’imprenditore Gianluigi Rosafio, genero del boss ergastolano della Scu, Pippi Calamita”.
Ma la problematica dei rifiuti tombati nasce ben prima del 2014, tant’è che nel mese di dicembre 2013, facendo seguito alle dichiarazioni del pentito della Camorra, Carmine Schiavone, riguardanti l’interramento di rifiuti speciali e pericolosi nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia, nel corso della discussione e approvazione del bilancio della Regione Puglia, chiesi che le verifiche fossero estese anche nelle tre province salentine: Lecce, Brindisi e Taranto, tant’è che presentai un emendamento di questo tenore:
“E’ istituito il fondo finalizzato alla verifica di eventuale presenza di rifiuti tossici tombati nell’area salentina (Lecce, Brindisi e Taranto) mediante l’istituzione di apposito capitolo con risorse finanziarie pari a 2 milioni di euro, a valere sul capitolo…..”.
Giustificando così l’emendamento: “Appare urgente, alla luce delle ultime rivelazioni riguardanti l’ipotesi di interramento di rifiuti tossici nel Salento, poter monitorare la loro effettiva esistenza attraverso gli strumenti tecnologici più avanzati, e cioè in grado di esaminare e individuare dall’alto, elementi di interesse anche nel sottosuolo, trasmettendo a terra in tempo reale dati di telemetria e di immagini: SKI, ARROW, DRONE, ULTRALEGGERI”.
Non solo l’emendamento fu bocciato, ma incomprensibili mi apparvero le ostilità di alcuni consiglieri regionali: Fabiano Amati, ma soprattutto Losappio.
E’ pertanto evidente che sull’argomento vi sono responsabilità politiche enormi, che fino ad oggi non solo hanno consentito la prescrizione dei reati ma non hanno consentito che si facesse ieri (lo chiedeva Curto) ciò che Emiliano chiede oggi, ovverosia un’attività di ricerca specifica dei fusti di veleni che, molto verosimilmente, stanno massacrando l’ecosistema salentino.
E pertanto oggi, sia pur non più nelle vesti di consigliere regionale, ripropongo quanto chiesi nel 2013: la Regione Puglia finanzi un’attività di ricerca nel sottosuolo salentino più a rischio, finalizzata a verificare l’interramento di veleni. In tal modo si conseguirebbero ben due risultati: quello di salvaguardare l’ambiente di aree territoriali splendide, che costituiscono vanto per il nostro territorio, e quello di comprendere le trame delle connessioni criminose che ancora oggi governano, nel silenzio complice di molti, il business dei rifiuti in Puglia.