D’APRILE: I TANTI GUASTI DELLA SANITA’ PUBBLICA E LE RESPONSABILITA’ DELLA POLITICA

Sarà ovviamente la magistratura a stabilire l’esistenza o meno di responsabilità e, nel caso, la loro gravità riguardo all’aggressione subita qualche giorno addietro dal medico in servizio al pronto soccorso dell’ospedale “A. Perrino”, a seguito del prematuro, inaspettato e, sotto certi aspetti, anche tragico decesso di una paziente appena ricoverata nell’area COVID del medesimo reparto.

Dalle notizie rese note dagli organi di informazione locali, ancorché dagli innumerevoli commenti apparsi sui social, appare chiara l’unanime condanna di un incivile atto di assoluta gravità perpetrato ai danni di un operatore sanitario impegnato nell’espletamento delle proprie mansioni, non giustificato dalla immane tragedia purtroppo vissuta dai familiari della sfortunata donna che ha cessato di vivere ancora in giovane età.

Detti eventi, purtroppo ed inevitabilmente, non possono che ingenerare nell’opinione pubblica un pericoloso stato di sconcerto e preoccupazione determinato dal fatto che la struttura ospedaliera sopra richiamata è stata spesso teatro di simili gravi accadimenti degni di essere notiziati nelle pagine di cronaca nera.

Puntualmente, quindi, si ripresenta in tutta la sua gravità l’atavico problema del Pronto Soccorso dell’Ospedale Perrino di Brindisi, struttura quotidianamente presa d’assalto, con ambienti assolutamente insufficienti, personale carente ed attese da record; problema, questo, ciclicamente tentato di edulcorare dalle roboanti affermazioni promissorie dei direttori generali di turno (e non solo), che si avvicendano senza neanche salutare la collettività dalla quale sono stati retribuiti con lautissimi stipendi ma adibiti solo a far pareggiare i bilanci, che annunciano con sfacciataggine l’imminente adozione di provvedimenti tesi a sanare tutte le precarietà.

Assistere alla finzione dei governanti che cadono “dal pero” dà la misura di quanta poca considerazione ci sia per un pubblico fiaccato dal dolore e tartassato per un servizio mediocre.

E qui è il caso di sottolineare che non sono in discussione perizia e dedizione del personale sanitario nella sua interezza: la questione centrale è il sistema che governa anche esso. Sistema che, in particolare in questi ultimi quindici anni, ha portato la sanità nel nostro territorio quasi allo sbando, nonostante i proclami di una propaganda priva di etica. 

Ancora vivi sono gli slogan elettorali creati all’insegna dell’abbattimento dei ticket e sui no al piano di riordino ospedaliero. La cronaca, invece, è spietata e ci dice cosa non è accaduto sui ticket e cosa è accaduto, di contro, sulla chiusura degli ospedali.

Ancora vivi sono gli slogan elettorali creati all’insegna dell’abbattimento delle lunghissime liste di attesa, puntualmente disattesi anch’essi da una cronaca altrettanto spietata che ci informa che l’unica via d’uscita per bypassare tale serio problema risulta essere quella di ricorrere a strutture private o alla medicina specialistica erogata con attività intramoenia, sicuramente in grado di soddisfare ogni esigenza sanitaria in pochissimo tempo, creando però ed inevitabilmente un perverso rapporto che ha come fine ultimo l’erogazione di sostanziose risorse pubbliche che incidono pesantemente sui bilanci delle ASL.

Quanto sopra rappresentato, in aggiunta ad una situazione socio economica maggiormente manifesta nel nostro territorio, che si arrabatta con una infinità di incertezze, insicurezze, instabilità, aggravata peraltro dal tristissimo periodo pandemico che si sta vivendo, determina fatalmente l’ingenerazione, come nel caso in specie, di spiacevoli episodi di estrema inciviltà.

Pertanto, mai come in questa circostanza assume un valore smisurato il noto aforisma che così recita: “il fine dell’arte di amministrare è certamente nella costruzione di una felicità pubblica, diffusa e percepita”.

E’ possibile sperare che tale assunto possa avere pratica attuabilità a Brindisi e nel territorio brindisino?

La speranza è sempre l’ultima a morire.

Francesco D’Aprile

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