DIPIETRANGELO: A BRINDISI CI SONO LE CONDIZIONI PER CREARE UN’ENOGASTRONOMIA DI SUCCESSO. SI COINVOLGANO UNIVERSITA’, ISTITUTI AGRARI ED ALBERGHIERI

Carmine Dipietrangelo è un personaggio molto noto a Brindisi. La sua lunghissima militanza politica lo ha portato a svolgere ruoli di primo piano nella Cgil, nel vecchio Partito Comunista e nelle formazioni politiche che sono nate proprio dalle ceneri del PCI (DS e PD). Ha ricoperto incarichi di rilievo nel partito, così come nei consigli comunale di Brindisi, provinciale e della Regione Puglia (dove ha ricoperto le mansioni di vice presidente del Consiglio), oltre che di società come le Ferrovie Appulo-Lucane. Quando ha deciso di non ricandidarsi ha messo in discussione anche il suo rapporto con il Pd e con molti dell’ex PCI, ma è rimasto sempre negli ambienti della sinistra e non a caso è stato uno dei fondatori dell’associazione “Left”.
Sono anni, però, che il suo grande amore è diventato la campagna. Con alcuni amici (tra cui il compianto Vittorio Bruno Stamerra) ha fondato “Tenute Lu Spada”, una cantina in piena regola che cresce di giorno in giorno ed ormai rappresenta una bella e intrigante realtà nel settore vitivinicolo brindisino.
E’ bastata una sua nota sulla necessità di riscoprire l’importanza dell’agricoltura, però, per scatenare reazioni avverse sui social e, in particolare, sulla nostra pagina face.
“Mi hanno fatto leggere dei commenti sui social ad un mio intervento su Brindisitime – afferma Dipietrangelo – con il quale sollecitavo la città, nelle sue varie articolazioni istituzionali, culturali, sociali e politiche, a riconsiderare il suo rapporto con la campagna e, in particolare, con la sua vitivinicoltura.
Una tribù di cretini, credo anche organizzata da qualche supporter della ‘nuova politica cittadina’, si è scatenata con attacchi personali al mio passato politico, preoccupati per un mio ‘ritorno’ o per un mio eventuale interesse elettorale.
Stiano tranquilli. L’ultimo mio impegno politico ed elettorale è stato quello di aver condiviso e sostenuto in maniera determinante la candidatura dell’ing. Rossi che ogni tanto qualcuno mi rinfaccia. La mia delusione è nota, così come la presa di distanza pubblica nei confronti di questa esperienza.

  • Il suo tempo adesso lo dedica alla sua creatura in campo agricolo…
    “Sono impegnato da tempo con altri soci in una esperienza vitivinicola che ha voluto recuperare terreni incolti e semiabbandonati rendendoli produttivi e contribuendo a ricreare, a ridosso della città, un paesaggio perduto e dare così un piccolo contributo per valorizzare le potenzialità dei vitigni brindisini (negroamaro e susumaniello innanzitutto) così come, prima di me e con maggiore competenza e forza, altri produttori stavano e stanno facendo. Noi, tra l’altro, coltiviamo con sistemi biologici e quindi lo sono anche i nostri vini. Disponiamo, inoltre, di un impianto fotovoltaico che garantisce l’auto produzione energetica.
    Tutto questo richiede passione, impegno, competenza che ho acquisito e in parte recuperato dalle origini familiari. Il successo dei nostri vini e la soddisfazione di essere diventati, come azienda con i suoi vigneti, un punto di riferimento apprezzato e ricercato da appassionati e anche da turisti, mi hanno spinto a fare qualche considerazione sulle ulteriori potenzialità produttive e turistiche della città. Tutto qui”.
  • Sinceramente lei non ci sembra il tipo che si fa spaventare da qualche polemica sui social…
    “Infatti! Ed è per questo ed anche per dare pervicacemente qualche altro argomento ai leoni da tastiera e a chi li organizza, insisto, aggiungendone altre, con considerazioni che spero aiutino a conoscere e a creare l’attenzione che merita la campagna.
    La vitivinicoltura brindisina è storia, è cultura, è economia e come tale può diventare un collante per unire e per dare una identità. Basta farsi un giro nel museo provinciale o conoscere la storia della struttura urbanistica ed economica della città (a fine ‘800 a Brindisi c’erano ben 120 stabilimenti vinicoli, quasi tutti insediati in via Appia e in via provinciale San Vito)”.
  • E’ evidente che lei crede fermamente nelle potenzialità di questo settore per una ripresa economica e occupazionale del nostro territorio. Vero?
    “ Il nostro vino, con il cibo di mare e di terra, rappresenta un unicum e un enorme potenziale per una enogastronomia di successo che con la città, i suoi monumenti, il suo paesaggio agricolo, la sua costa può rappresentare un forte attrattore turistico.
    Conquistare la città a queste sue potenzialità e creare attorno al vino e a ciò che rappresenta una conoscenza e una cultura diffusa, oltre che una nuova economia, non può ancora essere ignorato e rimosso da qualsiasi programma di attrattività’ turistica, così come sta facendo anche questa amministrazione, pur trincerandosi dietro ad inglesismi vari”.
  • Lei sa bene che non basta prendere atto di scelte che voi giudicate discutibili. Occorre formulare delle proposte ed offrire contributi…
    “Proprio per questo azzardo e rivolgo alcune proposte a chi, per responsabilità amministrativa, associativa e politica, vorrà tenerne conto.
    Le vigne e i vini di Brindisi potrebbero essere rappresentati in un logo che abbia come riferimento la colonna romana e un calice di vino e che, aldilà della banalità delle immagini, qualche creativo potrebbe trasformare in una idea grafica innovativa.
    Si potrebbe e dovrebbe, con il coinvolgimento innanzitutto dei produttori, definire un programma fondamentale del settore caratterizzandolo con eventi di carattere periodico, informativo e formativo. Un programma che parta dal vino nella storia di Brindisi e nella cultura (dai Messapi ai francesi, fino ai giorni nostri) con un rapporto con le associazioni culturali, di settore, con le associazioni dei percorsi storici.
    Sarebbe opportuno acquisire un contenitore (anche un vecchio stabilimento vinicolo) da adibire a museo di settore con annessa enoteca pubblica, anche per dare una sistemazione a tutti i reperti archeologici che fanno riferimento ad uva, vino, agli attrezzi e agli strumenti vitivinicoli utilizzati nei secoli, alle pubblicazioni di settore e a quant’altro.
    Altro tema è la tipicità del vino di Brindisi e della cucina di Brindisi.
    Si può creare un logo per questo abbinamento, così come si può proporre Brindisi come sede per un evento internazionale, periodico e annuale, sul tema, con un concorso annuale del vino rosato dell’Adriatico con abbinamenti di frutti di mare e di pescato crudo e cotto. Oppure si potrebbe prendere in considerazione il tema ‘il vino e il mare’ per sviluppare iniziative e integrazioni”.
  • A queste come ad altre idee, però, bisognerà dare le gambe. E non è semplice…
    “Attorno alla coltivazione delle vigne, ai vitigni autoctoni brindisini, ai vini e ai loro abbinamenti è necessaria una formazione e un continuo aggiornamento che potrebbero essere garantiti da un coinvolgimento delle università, e degli istituti agrari e alberghieri.
    L’accoglienza e la valorizzazione del paesaggio viticolo richiede la rigenerazione e la valorizzazione di strutture di campagna in una idea di rapporto con la città e il mare, anche attraverso la predisposizione e l’adeguamento degli strumenti e dei regolamenti urbanistici.
    Infine, si tratterebbe di pensare alla organizzazione di eventi di grande richiamo turistico come i tour delle antiche fornaci brindisine con degustazioni dei vini del territorio prodotti dalle aziende cittadine, come le pratiche sportive tra i vigneti di Brindisi (corse campestri, ciclocross, ecc.), come percorsi enogastronomici a tema, serate di degustazioni nei chiostri di cui è ricco il centro storico. A tutto questo e in un contesto così delineato si devono aggiungere eventi e iniziative che autonomamente le cantine della città potranno e dovranno organizzare.
    Un bagaglio di iniziative della città, del suo rapporto con il mare e la campagna, dei suoi vini e della sua cucina, un patrimonio che la farebbero diventare esclusiva, se non unica, in Puglia e non solo”.
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