DIPIETRANGELO: “BRINDISI TORNI A CREDERE IN SE STESSA, PARTENDO DA PORTO, INDUSTRIA E AGRICOLTURA”

Uno dei grandi problemi di Brindisi (che va ad aggiungersi ad una crisi senza precedenti) è quello di non avere più la capacità di dialogare, di discutere nel tentativo di arrivare a formulare tesi condivise. E’ diventato difficile finanche sedersi in maniera costruttiva intorno ad un tavolo. Del resto, basterebbe citare il fallimento del “metodo Brindisi” per fare una fotografia di ciò che oggi è Brindisi.

Si preferisce costruire qualche opportunità al chiuso di qualche stanza, facendo bene attenzione a coinvolgere meno gente possibile, anche se forme di “consultazione” spesso sono addirittura previste per legge. Ed alla fine accade ciò che si sta verificando per il deposito di GNL di Edison, dove una buona fetta di popolazione di oppone perché ha scoperto che tanti “si” sono stati pronunciati senza che nessuno ne sapesse qualcosa.

E’ questo il motivo per cui la nostra testata giornalistica ha deciso di continuare ad alimentare il dibattito.

Questa volta lo facciamo con una penna “colta” come Carmine Dipietrangelo, un personaggio con  una grande esperienza maturata in politica nella sinistra brindisina e che oggi ha deciso di trasferire il suo entusiasmo in una attività imprenditoriale nel comparto agricolo (è amministratore delle cantine di Tenute Lu Spada) che sta investendo tanto e che punta a traguardare risultati che vanno ben oltre il mercato locale.

Dipietrangelo, tra l’altro, è abituato a non mandarla a dire visto che – a prescindere dalla condivisione o meno delle sue idee – ha sempre detto con chiarezza cosa pensa, anche a costo di risultare “scomodo”.

“Sono d’accordo: la città continua a dividersi e si preferisce proseguire, con dichiarazioni e interventi mediatici, a chiacchierare – afferma Dipietrangelo – mentre Brindisi rischia seriamente di affondare”.

  • Individuare soluzioni praticabili, proprio partendo dal presupposto che non c’è capacità di dialogo, non è semplice…

“Brindisi deve ritornare a credere in se stessa e nel suo futuro; un futuro che non può prescindere dal porto, da una industria più sostenibile e anche dalla sua campagna.

Il darsi da fare, il dare ognuno il proprio contributo a costruire e a sentirsi comunità, è un dovere ineludibile. E se questo vale per ognuno vale soprattutto per chi ha responsabilità politiche, istituzionali e amministrative il cui maggiore impegno dovrebbe essere quello di unire e di spingere per ‘il darsi da fare’ sapendo valorizzare, con umiltà e senza saccenteria, quello che in città già si fa e si sa fare”.

  • Le sue sono ottime intenzioni, ma come si ingrana la prima?

“La città avrebbe bisogno di una scossa, di una rottura, così come di una classe dirigente che, con autorevolezza e disinteresse, libera da fondamentalismi e parzialità, sia in grado di motivarla e impegnarla a unirsi e a darsi da fare.

Certo, la pandemia, la crisi energetica, le guerre, cambiano futuro e prospettive anche e soprattutto per una città come la nostra”.

  • Eppure basterebbe far rivivere la storia gloriosa di questo territorio…

“Sono d’accordo: Brindisi è sempre stato, nella sua storia, un crocevia e un ponte verso il Mediterraneo che ha fatto del porto e della fertilità della sua campagna una forza attrattiva di popoli e il punto di riferimento delle civiltà formatesi in questa parte dell’Europa.

La storia, i monumenti, sono la testimonianza di quello che è stato il rapporto tra la città, la campagna e il mare”.

  • D’accordo, ma diciamolo in maniera pragmatica: come si interviene?

“Si tratta di ri/mettere assieme città, campagna, porto, mare, anche come presupposto di uno sviluppo industriale  più  sostenibile e compatibile con un territorio che, se rispettato e ben curato, è ancora ricco di potenzialità produttive industriali e agricole.

Il mondo della vitivinicoltura brindisina, ad esempio, potrebbe dare il suo contributo mettendo già a disposizione come brand la propria ‘BRINDISI DOC’, una delle eccellenze del vino del territorio che prende il nome, tra l’altro, della città.

Il vino di Brindisi ha un valore e deve essere ulteriormente valorizzato partendo dallo stesso contesto cittadino. Attorno alla vitivinicoltura brindisina è possibile ri/creare un interesse anche per far conoscere un territorio che da millenni produce vino. Il vino è certamente il prodotto che più di ogni altro fa scoprire territori, crea economia, valorizza specificità e caratteristiche.

Il testo unico del vino all’art.1 afferma: ‘la Repubblica salvaguardia, per la loro specificità e il loro valore in termini di sostenibilità sociale, economica, ambientale e culturale, il vino prodotto della vite, e i territori viticoli, quale parte del patrimonio ambientale, culturale, gastronomico e paesaggistico italiano nonché frutto di un insieme di competenze, conoscenza, pratiche e tradizioni’.

Da qui si può partire per unire e valorizzare anche in questo modo Brindisi”.

  • Ma non sarà che lei si sta facendo influenzare dalla sua nuova veste di imprenditore vitivinivolo?

“Guardi, il mio interesse e le mie convinzioni sul valore dell’agricoltura per la nostra economia sono proprio gli elementi che mi hanno spinto a vivere questa nuova entusiasmante avventura. La vitivinicoltura, tra l’altro, è il settore che può essere il simbolo di una storia, ma anche una parte importante di un futuro e di uno sviluppo più sostenibile.

La vitivinicoltura, il suo paesaggio, la qualità dei vini prodotti da vitigni autoctoni come il Negramaro il Susumaniello, la Malvasia nera, l’Ottavianello, possono diventare il volano di una nuova attrattività turistica, ma questo richiede conoscenza diffusa e interiorizzata da più attori e soprattutto dalle istituzioni locali. La vitivinicoltura brindisina è storia, è cultura, è economia e come tale può diventare un collante per unire e per dare una identità.

Il nostro vino assieme al cibo di mare e di terra rappresentano un unicum e un enorme potenziale per un’enogastronomia di successo che con la città, i suoi monumenti, il suo paesaggio agricolo, la sua costa può rappresentare un forte attrattore turistico”.

  • Quindi per lei è possibile ri/convertire la città a queste sue potenzialità e creare anche attorno al vino e a ciò che rappresenta una conoscenza e una cultura diffusa otre che una nuova economia?

“Certamente. Sono temi su cui costruire unità e consapevolezza e potrebbero riguardare il vino nella storia di Brindisi  (dai messapi, ai romani, ai francesi, ai giorni nostri) con un rapporto, per esempio, con le associazioni dei percorsi storici e le stesse agenzie formative (Università, istituti tecnici). Così come si potrebbe avanzare una proposta per acquisire un contenitore (anche un vecchio stabilimento vinicolo) da adibire a museo di settore con annessa  enoteca pubblica, anche per  dare una sistemazione a tutti i reperti archeologici che fanno riferimento ad uva, vino, ad antiche e nuove pubblicazioni, ecc. Altro che eventi da sagre paesane! Basterebbe farsi un giro nelle Langhe o in Toscana o nella stessa Sicilia per non dire in Borgogna, in Provenza o a Bordeaux   per farsi ‘ispirare’ o più umilmente per copiare”.

  • Si parte dal vino, quindi, per poi arrivare anche ad altro…

“Un altro tema potrebbe essere la tipicità del vino di Brindisi e la ristorazione a Brindisi (creare un logo, proporre Brindisi come sede per un evento periodico e annuale sul tema, per un concorso annuale per i vini dell’Adriatico con abbinamenti di pescato…). E a proposito di ristorazione, spetta ad essa anche il compito di saper presentare, abbinare e offrire i vini del territorio.

Si potrebbe prendere in considerazione ‘il vino e il mare’ per sviluppare iniziative e integrazioni sul tema, facendo diventare la città riferimento del Mediterraneo come lo era sin dai tempi dell’impero romano organizzando eventi di grande richiamo turistico (il tour delle antiche fornaci, così ampiamente presenti sulla costa brindisina, con degustazioni di vini,  pratiche sportive tra i vigneti, percorsi enogastronomici).

Ma andrebbe prestata maggiore attenzione alla valorizzazione del paesaggio viticolo attraverso la rigenerazione e la valorizzazione di strutture di campagna in una idea di rapporto con la città e il mare ripensando o adeguando gli stessi strumenti e i regolamenti urbanistici”.

  • Ottimi spunti che potrebbero e dovrebbero essere approfonditi e possibilmente condivisi. E’ d’accordo?

“Prendersi cura della città, del territorio, del paesaggio e ripartire dalla storia di Brindisi è l’impegno che oltre a produttori vitivinicoli, operatori turistici, mondo della ristorazione e associazioni culturali dovrebbero assumere le istituzioni come contributo per superare le tante separazioni che si sono determinate in una città ricca di storia e di grandi potenzialità produttive. Unire Brindisi ai suoi visitatori nell’incontro con tradizioni, storia, prodotti di mare e di terra, vini buoni e di grande eleganza del territorio, garantendo così una ospitalità speciale a cui andrebbero educati l’intera città e soprattutto gli operatori e i protagonisti di questo possibile risveglio e di cui la città e i suoi giovani hanno tanto bisogno”.

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