Ci sono voluti più di 20 anni e le rivelazioni di un pentito per fare chiarezza sugli omicidi dei “padellari” Sergio Spada e Salvatore Cairo, due imprenditori brindisini attivi – appunto – nel settore dei casalinghi. Alle prime luci del giorno gli uomini della Squadra Mobile di Brindisi hanno eseguito un provvedimento di fermo disposto dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Lecce Milto De Nozza nei confronti dei fratelli Cosimo ed Enrico Morleo, appartenenti ad una delle più note famiglie di contrabbandieri della città. Il reato contestato è quello di duplice omicidio pluriaggravato dalla premeditazione e dal metodo mafioso. In particolare, Cosimo sarebbe stato il mandante e suo fratello Enrico l’esecutore materiale. I delitti si riferiscono al maggio del 2000, quando scomparve nel nulla Salvatore Cairo, ed a novembre dell’anno successivo, quando fu colpito alla testa con un proiettile Sergio Spada, il cui cadavere fu abbandonato in una stazione di servizio sulla circonvallazione di Brindisi. Cairo avrebbe pagato il fatto di aver provocato un ammanco nelle casse della società Golden Star, riconducibile proprio a Cosimo Morleo (oltre che alla vittima) ed attiva nella commercializzazione di pentole. Il suo corpo sarebbe stato addirittura fatto a pezzi e poi nascosto nelle campagne circostanti la città, in località Santa Teresa, anche se al momento i resti non sono ancora stati ritrovati. Spada, invece, avrebbe in qualche modo ostacolato l’attività imprenditoriale di Morleo, favorendo società concorrenti rispetto a quella del mandante degli omicidi. Non è da escludere, comunque, che le rivelazioni del collaboratore di giustizia possano produrre sviluppi anche in altre indagini di fatti di sangue arenatesi nel corso degli anni per mancanza di prove.
