DOPO LO SCANDALO IN CENTRALE, L’ENEL PUNISCE LE AZIENDE INVECE DI FARE UN MEA CULPA…

E’ proprio il caso di dire che non si smette mai di imparare. Come è noto, uno scandalo giudiziario ha travolto la centrale Enel di Cerano (Brindisi). Un imprenditore ha dichiarato di essere stato costretto a pagare tangenti per poter ottenere degli appalti e sotto accusa sono finiti dirigenti e funzionari dell’Enel. La società, a dire il vero, ha subito preso le distanze ed ha collaborato attivamente con la Magistratura.

Ma lo scandalo è servito a mettere in risalto un aspetto che spesso viene colpevolmente sottovalutato. La società elettrica, per meri tornaconti di carattere economico, ha legittimato la corsa al ribasso nelle gare d’appalto e quindi il sistema “legale” delle imprese (quelle che hanno sempre espresso grande professionalità nel territorio) ne è uscito con le ossa rotte. Chi vinceva le gare (almeno nel caso dell’imprenditore coinvolto nell’inchiesta, anche se pare che il fenomeno sia ben più ampio) se le aggiudicava a prezzi bassi, ma poi poteva non eseguire i lavori o ottenere altri vantaggi. Insomma, l’Enel non risparmiava nulla, ma con questo sistema le imprese serie venivano tagliate fuori.

Ebbene, dopo che la Magistratura ha messo alla luce questo sistema l’Enel che fa? Intanto arriva a guidare la centrale di Cerano l’ing. Giuseppe Molina, un dirigente di prima fascia che fino poco tempo fa ha svolto un ruolo di ben più ampia responsabilità a livello nazionale. E contemporaneamente parte un sistema sperimentale di controllo sui lavori svolti in centrale. In sostanza, alle aziende che in questo momento hanno più appalti in centrale (in termini di mole di lavoro) viene imposto (pare a titolo sperimentale) di consegnare giornalmente l’elenco dei lavoratori presenti in cantiere, con tanto di foto allegate. E non è tutto. Le stesse aziende devono fornire materiale fotografico prima e dopo ogni lavorazione effettuata in centrale. E gli assistenti di cantiere nominati dall’Enel a cosa servono? Viene da pensare, insomma, che per l’Enel la colpa di quanto accaduto non è addebitabile a parte della propria struttura, bensì alla classe imprenditoriale che oggi viene costretta a sottoporsi a controlli che non trovano alcuna giustificazione nella loro storia ed in quella di tantissime altre aziende brindisine.

A quanto ci risulta, inoltre, questi controlli non sarebbero stati attuati in nessun’altra centrale. Un motivo in più per ritenere Brindisi sempre più discriminata da chi a questo territorio ha dato davvero tanti problemi.

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no_fumo_torchiarolo

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