A Erchie continuano a verificarsi episodi inqualificabili nei confronti degli animali domestici. Ecco il racconto di un abitante del posto:
Nel mio paese d’origine, Erchie, in provincia di Brindisi, vi è un fenomeno dilagante di randagismo,
fenomeno che non è mai stato preso in carico con serietà, negli anni, da alcun ente o amministrazione. La cittadinanza si divide tra coloro che, dispiaciuti per questi poveri animali (cani o gatti), se ne prendono cura, dando semplicemente loro acqua o cibo, specie nelle stagioni più calde, e parte della popolazione che infastidita dal continuo abbaiare dei cani, probabilmente per paura, criticano duramente la situazione e spesso aggrediscono verbalmente coloro che nutrono i randagi.
Oggi davanti alla mia abitazione abbiamo ritrovato delle polpette contenenti veleno e chiodi.
Desidero denunciare questo stato di incuria, abbandono, questa violenza che si perpetua a danno di animali indifesi, e anche dei nostri animali domestici che nelle nostre strade passeggiano con i loro animali. Non siamo da esempio, civile, umano, neppure per le nuove generazioni. Sono sconvolta e profondamente spaventata da quanto accaduto. Vorrei si ricordasse a chi leggerà, le parole che saprete trarre da questo mio racconto, che “L’uccisione di animali, in diritto penale, è il reato previsto dall’art. 544-bis del codice penale ai sensi del quale: «Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da 4 mesi a 2 anni”.