Enel chiede la proroga della banchina per Cerano: Legambiente, “Grave retromarcia, si blocca la riconversione”

Enel ha presentato all’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale una richiesta di proroga quadriennale della concessione della banchina e delle aree a terra e a mare della centrale di Cerano, necessarie al prelievo e allo scarico delle acque di raffreddamento.
Una domanda che sorprende e allarma: l’impianto termoelettrico “Federico II” è fermo da ottobre 2024, in anticipo sulla chiusura fissata a dicembre 2025 dal phase-out dal carbone deciso da Governo e UE. È tuttora vigente un’AIA che impone la dismissione entro fine 2025 e nessun atto ministeriale l’ha modificata: un’eventuale deroga richiederebbe dunque nuova procedura autorizzativa, a valle della revisione del PNIEC e del piano europeo di decarbonizzazione.

Il Governo ha ipotizzato di mantenere alcune centrali a carbone in “riserva fredda” fino al 2038 per ragioni di sicurezza energetica. Una scelta ingiustificata: il riavvio di un impianto a carbone richiede tempi e procedure incompatibili con vere emergenze di rete. La risposta credibile resta accelerare su rinnovabili e accumuli.

La proroga richiesta contraddice gli impegni assunti e rischia di bloccare la riconversione già avviata: sono 46 le manifestazioni di interesse depositate per progetti alternativi alla centrale. Tra queste Green Independence, finanziato con 7,5 milioni di euro dalla Regione Puglia, per energia rinnovabile, idrogeno verde e desalinizzazione, che utilizzerebbe le opere di presa d’acqua della centrale dismessa. La richiesta di Enel punta invece a mantenerle al servizio dei sistemi di raffreddamento (per riserva o addirittura esercizio?), compromettendo coerenza e tempi della transizione.
Effetti negativi sono attesi anche su logistica, cantieristica e industria portuale, con oltre mille posti di lavoro potenziali a rischio, soprattutto se alla proroga seguisse un rinnovo a Costa Morena per lo sbarco/movimentazione.

Legambiente Puglia: «Siamo di fronte a una grave retromarcia. La proroga chiesta da Enel e le ipotesi di rinvio del phase-out non hanno basi normative né tecniche. Brindisi ha bisogno di rinnovabili, innovazione e lavoro sostenibile, non di allungare la vita a un modello fossile del passato».

Legambiente annuncia iniziative in tutte le sedi istituzionali e legali per fermare una scelta che mette a rischio la transizione ecologica e il futuro industriale del territorio, verificando la legittimazione della richiesta, degli atti conseguenti e le motivazioni tecniche addotte.

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