FEDERICI (PLI): LA SANITA’ A BRINDISI ED IL MOTIVO PER SCEGLIERE

Ai cittadini di Brindisi

Al presidente della Provincia e Sindaco di Brindisi

OGGETTO: La sanità a Brindisi ed il motivo per scegliere

L’epidemia di Coronavirus ,che ha investito anche l’Italia, ha letteralmente messo in evidenza le crepe del nostro Sistema Sanitario Nazionale, della Puglia e, in particolar modo, della Provincia di Brindisi. Tutto ciò in ragione dell’insufficiente numero dei Medici, degli Infermieri e degli Ausiliari che hanno dovuto affrontare il primo impatto con questa grande emergenza sanitaria. A tutto questo si è aggiunto il ridottissimo numero di posti letto nei servizi di  terapia intensiva e l’esiguo numero di apparecchi per la ventilazione forzata necessari per sostenere le funzioni vitali di pazienti più gravi anche a causa della presenza di comorbilità (diverse patologie) negli ultrasettantenni.

Tutto questo dovuto, in gran parte, alla scellerata gestione del Sistema Sanitario da parte della Politica, che ha voluto fortemente ridurre, negli ultimi venti anni, la quantità di risorse da destinare a questo specifico Ministero. Come si diceva, soprattutto nella provincia di Brindisi, la cattiva gestione di personale e la mancanza di strumentazione  diagnostica, nonché la mancata programmazione di una sanità più snella e più pronta a soddisfare la richiesta di salute, ha costretto tutti i componenti del comparto sanitario ad un lavoro difficile e pesante in cui, molti di loro, in uno slancio di generosità, ci ha anche rimesso la vita.

Era prevedibile che successivamente alla chiusura di numerosi ospedali limitrofi e la carenza di personale a tutti i livelli,  avrebbe messo in ginocchio tutto il sistema Sanitario Regionale, ed  in particolar modo, quello brindisino.

L’ospedale cittadino, unico punto di riferimento in provincia con l’unico DEA di secondo Livello, avrebbe dovuto essere tutelato e classificato “no covid”; invece, l’incapacità tecnica di una seria programmazione, destinando altri nosocomi della provincia all’accettazione degli ammalati di coronavirus, ha fatto si che una gran parte del nosocomio cittadino fosse infettato, bloccandone , di fatto, la normale attività!

Ma , al di là della evenienza di questa emergenza sanitaria, la sanità brindisina non ha mai brillato per prontezza nella gestione delle prestazioni specialistiche soprattutto nella richiesta di indagini strumentali. La lungaggine delle prenotazioni, di  fatto, ha causato, spesso e volentieri, ritardi nella formulazione di una diagnosi e di conseguenza del trattamento di patologie acute e croniche.

Di qualunque Servizio od Unità operativa  dell’Ospedale “Perrino” si volesse parlare,  salta evidente la cronica carenza di personale medico, infermieristico, nonché ausiliario. Per dare un semplice esempio potremmo parlare del tanto vituperato ed additato (quasi sempre) come inefficiente, Servizio di Pronto Soccorso dell’Ospedale “Perrino” .

Il Pronto Soccorso di detto Nosocomio (unico rimasto attivo dopo la chiusura dei servizi di Pronto Soccorso di Mesagne e  San Pietro Vernotico) oramai da circa quindici anni  è costretto ad accogliere centinaia di pazienti h 24 provenienti dal proprio territorio e da quelli ormai privi di questo servizio  mantenendo però,  di fatto, lo stesso organico di Medici, infermieri ed ausiliari. Di questo organico, ogni giorno, festivi compresi, ruotano nei tre turni giornalieri circa 12 unità, molti dei quali precari o assunti con incarico temporaneo. E’ chiaro che un organico così limitato si ripercuote sulla efficienza e prontezza delle prestazioni, anche in considerazione dell’eccessivo afflusso dei pazienti. Ma l’afflusso, a volte sconsiderato, al Pronto Soccorso è non solo conseguenza della chiusura degli altri servizi di Emergenza-Urgenza ma anche della impossibilità, da parte dell’utente, di ricevere prestazioni specialistiche e strumentali in tempi relativamente brevi. Il Pronto Soccorso avrebbe bisogno anche di medici con competenza in Medicina di urgenza.

Senza voler trascurare un problema fondamentale, è necessario che a fianco dei giovani medici ci siano gli anziani che certamente negli anni hanno acquisito quella  esperienza tale da  disbrigare al meglio l’attività,  evitando così l’affollamento dei reparti in attesa del responso medico come anche  servirsi degli strumenti per appianare il proprio leggittimo dubbio.

Ciò comporta un allungamento dei tempi di stazionamento dei pazienti nell’area critica in attesa dell’esito di un esame strumentale o di una visita specialistica prima che il Medico di Pronto Soccorso possa decidere se il paziente necessiti di ricovero o possa essere dimesso.  Può anche accadere che, una volta deciso di trattenere il paziente in regime di ricovero, nel reparto di competenza non ci siano posti letto; e lì ricomincia un iter indiavolato alla ricerca del posto letto negli ospedali limitrofi, e se il paziente dovesse necessitare della presenza di un medico per il trasferimento, uno dei medici in turno o un anestesista , sarà costretto ad allontanarsi per un congruo numero di ore dal proprio reparto aggravandone il carico lavorativo.

Questa oramai è storia atavica del nostro Ospedale ed in modo particolare del Servizio di Urgenza, storia  per la quale non c’è mai stata la volontà seria di porvi rimedio.

Non meno bene se la passano i Medici di Base ai quali è stato affidato, durante la “pandemia” il compito di un primo screening su eventuali pazienti affetti da Covid19 per evitare appunto la corsa verso il presidio Ospedaliero di pronto soccorso più attrezzato, già sovraccarico per gli impegni di cure.

E’ stato inoltre indicato ai medici di famiglia di attrezzarsi, nei propri ambulatori, con i principali dispositivi di protezione ed organizzare la propria attività di visite ambulatoriali con il sistema delle prenotazioni e non con l’accesso libero e volontario dei propri pazienti. Qualcuno si è attrezzato, sua sponte, con quei pochi dispositivi di protezione presenti nel proprio ambulatorio. Si ritiene che a molti di loro la ASL non abbia fornito i più elementari dispositivi di protezione; solo alcune organizzazioni Sindacali dei Medici hanno provveduto al rifornimento di alcuni presidi ai propri iscritti.

Eppure è evidente che l’impegno dei medici di base sia paragonabile a quello dei colleghi ospedalieri; d’altronde è noto alle cronache che molti medici di base sono stati trovati positivi al tampone, alcuni manifestando clinicamente i segni dell’infezione, per altri invece si è avuto un esito letale durante la ricerca di un posto di rianimazione anche a distanza di centinaia di chilometri.

Ma non altrettanto bene essi stavano prima di codesta emergenza sanitaria. Nella nostra realtà, i medici di base, già oberati di notevoli incombenze burocratiche per assistere e trattare i propri pazienti, hanno dovuto combattere con la burocrazia delle prenotazioni per visite specialistiche, esami strumentali e rinnovi di piani di trattamento per alcuni farmaci in particolare. Ci raccontava un anziano signore (sulla ottantina) che per una visita ORL per ipoacusia (sordità), avrebbe dovuto andare con i propri mezzi in altro presidio ospedaliero distante circa 40 chilometri; alla sua rimostranza in cui spiegava di non essere automunito (e anche se lo fosse stato non era in grado di guidare per l’età) e che aveva la propria consorte a casa malata di tumore e non poteva lasciarla senza assistenza per molte ore.

Una brutta vicenda che l’ospedale brindisino dovrà ricordare.

Ciò nonostante si persegue a non assumere personale adeguato ai relativi compiti di cura, a non potenziare le strutture necessarie ad eventuali ulteriori grandi emergenze, a fare cioè tutto il contrario di quanto si sarebbe dovuto fare prima dell’ultima tragedia.Ancora, la Politica quando smetterà di intromettersi nella gestione della Sanità Pubblica, forse e solo forse si potrà avere una Sanità di eccellenza.

Per finire, e non per ultimo, si denunciano i danni che provocano sulla salute del cittadino le industrie  che continuano a sversare in atmosfera veleni di ogni tipo, causa di un incremento esponenziale delle patologie neoplastiche nel nostro territorio. A nulla è valso l’allarme lanciato dalla categoria medica, disatteso volutamente dai nostri Politici e loro accoliti in nome del dio “Denaro”.

Segreteria Pov.le PLI

Dott.ssa Grazia Federici

 

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