FRANCAVILLA FONTANA, VIOLENZA IN CITTÀ – GLI PSICOLOGI: RIQUALIFICARE LE PROPOSTE FORMATIVE ED EDUCATIVE

Vincenzo Gesualdo, presidente degli psicologi pugliesi:

“La città piange una giovane anima.

Non si può più tollerare il buio della violenza”

Francavilla Fontana è sotto choc. Nelle ultime settimane la città brindisina è al centro delle cronache per gli episodi di violenza che hanno mostrato il volto brutale della città. Prima la disumana aggressione ai danni di un minore, picchiato con calci e pugni da un gruppo di coetanei, poi l’omicidio di Paolo Stasi, il diciannovenne freddato davanti alla sua abitazione, e per ultimo il pestaggio di un commerciante per futili motivi. Vuoto sociale, poche risorse e scarsa prevenzione accomunano, secondo il presidente dell’Ordine delle psicologhe e degli psicologi di Puglia Vincenzo Gesualdo, i recenti casi di cronaca. “Simili episodi sono un grido d’allarme, un segnale di disperazione e profondo disagio che non possiamo continuare ad ignorare” spiega lo psicologo. I recenti casi di cronaca, uno dei quali mortale, impongono una riflessione profonda sul tema dell’aggressività e della rabbia, sul fallimento del linguaggio verbale a fronte dell’agire, della messa in azione, dell’acting out. “È venuto meno – dichiara Gesualdo – il senso del riconoscimento dell’altro, di tolleranza, vi è più la tendenza ad esaltare l’individualismo, la competizione a scapito del riconoscimento dell’alterità. Sempre più giovani crescono senza autorità genitoriale, con padri e madri che si sono de-responsabilizzati dai figli. Questi, dunque, crescono senza un codice morale che gli permetta di capire cosa sia etico e cosa no. Non ci si pone un limite, si è decisi a superarlo per ricoprire un ruolo di leadership negativa, calpestando qualsiasi sentimento che rimandi alla tolleranza e alla coesione”.

Secondo il presidente degli psicologi pugliesi è strettamente necessario interrogarsi sul servizio sanitario offerto ad una popolazione che chiede a gran voce attenzione per la salute psicologica. “Dobbiamo ripensare l’offerta del sistema sanitario, istituire percorsi nuovi per intercettare il disagio e prevenire azioni che appaiono sconsiderate, ma che con una capillarizzazione dell’assistenza, non si verificherebbero”.

Lo psicologo conclude con un appello. “Il limite è stato ormai superato, un intervento da parte di istituzioni, politica, famiglia e scuola non può essere procrastinato. In quest’ottica la prevenzione, realizzata anche attraverso la realizzazione di punti di ascolto sul territorio, il potenziamento dei centri per le famiglie ed i consultori familiari, l’attuazione del servizio di psicologia scolastica e l’attivazione della psicologia di base, si presenta come una strategia ineludibile e non procrastinabile. Siamo pronti ad offrire il nostro sostegno all’intera cittadinanza e alle istituzioni”.

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