Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne – Martedì sit-in in piazza Vittoria

Non Una Di Meno di  Brindisi, nella giornata mondiale per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne, Martedì 25 novembre 2025,  organizza con la partecipazione delle scuole un sit-in in Piazza della Vittoria a Brindisi, dalle ore 9 alle ore 13.

La violenza patriarcale si disvela in infinite forme, talvolta in tutta la loro crudeltà, altre in modo difficile da riconoscere. Gravemente pervasiva e sistemica, impregna tutta la società.  Nel 2025 siamo ancora costrette a misurarci con gli stessi drammatici dati di decenni fa.

L’osservatorio di Non Una Di Meno ha registrato nel 2025, fino all’8 novembre:

78 femminicidi, di cui 12 con denunce o segnalazioni per violenza, 3 suicidi indotti di donne, 67 tentati femminicidi, 2 figli uccisi dal padre, 55 figl3 minori rimast3 orfan3 a seguito del femminicidio della madre

Nella quasi totalità dei casi, l’assassino era conosciuto dalla persona uccisa.  In Puglia, si sono verificati 3 femminicidi.

Denunciamo il  perdurare di tutte le altre forme di violenza maschile contro le donne e di genere quali: maltrattamenti in famiglia, violenza psicologica, stalking, violenza economica, violenza sessuale, molestie e violenze sui luoghi di lavoro, diffusione non consensuale di immagini intime, furto di identità, ecc.

 La violenza digitale è particolarmente insidiosa perché è onnipresente, ha una portata globale, invade la vita della vittima, con effetti reali sulla salute mentale e sulla sicurezza.

Il sistema antiviolenza in Italia presenta molte criticità, perché, di frequente, non è in grado di garantire la sicurezza delle  donne anche in presenza di denunce  e non sostiene i percorsi di fuoriuscita dalla violenza in tutte le sue fasi:  braccialetti che  non funzionano, misure cautelari adottate in ritardo e inadeguate, tempi lunghi dei procedimenti giudiziari civili e penali, lunghe liste d’attesa nei servizi  dedicati alle persone minori vittime di  violenza assistita, presidi  sanitari non sempre capaci di intercettare la violenza, misure di sostegno economico insufficienti e limitate nel tempo, come il reddito di libertà e l’assegno di inclusione,  che non coprono i bisogni di tutte le donne che ne hanno necessità.

Queste difficoltà  diventano ancora più pesanti per le donne migranti e rifugiate che subiscono razzismo e pregiudizi da  parte di un sistema sociale non improntato all’accoglienza, all’inclusività, alla multiculturalità.  Servono istituzioni responsabili, coordinate fra loro, e reti territoriali di protezione in grado di funzionare  con efficacia e tempestività.

Per contrastare la violenza maschile e di genere serve un piano di prevenzione, attraverso l’educazione sessuo-affettiva, al consenso, alle differenze, alla salute e al benessere, fondata su relazioni di rispetto reciproco, nelle scuole dall’infanzia all’Università. il governo Meloni e il Ministro Valditara spingono,invece,  in tutt’altra  direzione, propongono il divieto dell’educazione sessuo-affettiva nella scuola d’infanzia e nella scuola primaria, mentre nella scuola di primo e secondo grado introducono l’obbligo del consenso dei genitori, che dovranno conoscere in anticipo temi e materiale didattico delle attività proposte; smantellano servizi, indeboliscono i centri antiviolenza femministi e transfemministi, li svuotano di senso di forza,  tra tagli, ritardi e definanziamenti.

In questo contesto regressivo e di controllo ideologico il governo Meloni rifiuta la gran parte delle raccomandazioni ONU sui diritti delle persone LGBTQIA+, uniformandosi alle posizioni criminalizzanti di Polonia e Ungheria: No al matrimonio egualitario, alle adozioni per coppie dello stesso sesso, al riconoscimento di entrambi i genitori dello stesso sesso, ecc. Rivendichiamo questi diritti per una società inclusiva e libera da discriminazioni.

Il corpo delle donne non è un campo di battaglia

Vogliamo l’autodeterminazione dei corpi  e dei popoli, ci opponiamo  alla guerra come espressione massima della violenza patriarcale, alla militarizzazione, al riarmo e alla colonizzazione,  forme estreme della stessa logica di dominio, che sta alla base del femminicidio e di ogni forma di violenza maschile contro le donne e di genere. 

Per questo lottiamo contro il genocidio in atto del popolo palestinese, perpetrato dal governo israeliano, che colpisce quale bersaglio strategico le donne e i bambini/e in quanto soggetti strettamente connessi alla vita e al futuro.  Siamo dalla parte delle donne palestinesi e afghane che vivono sulla loro pelle l’intreccio terribile di oppressione coloniale, apartheid e  segregazione di genere.

Siamo contro questa finanziaria, che aumenta le spese per il riarmo e taglia fondi alla sanità, alla scuola pubblica e alle politiche del lavoro.

Vogliamo fermare il clima insopportabile di guerra che invade ogni spazio della società e le politiche autoritarie che restringono ogni forma di dissenso e le stesse libertà democratiche.

Vogliamo riaffermare i nostri diritti di libertà  e di autodeterminazione dei nostri corpi e delle nostre vite.

Contatti: Io Donna 320.325.3755 iodonna.cav@libero.it ,  Rosella Apruzzi 349.296.8157 

Adesioni: Associazione Io Donna Centro antiviolenza Brindisi, Anpi sez. di Brindisi,

La Collettiva Trans Femminista Queer di Brindisi,  Mya Aps Brindisi, Auser,  SPI-CGIL Brindisi,  Docenti per i diritti umani in Palestina, CGIL BRINDISI, COBAS BRINDISI, PROTEO FARE SAPERE, ARCI Brindisi, SAI di San Pietro Vernotico, San Pancrazio, Cellino San Marco, Progetto MSNA di Torchiarolo,  Coop. Solidarietà e Rinnovamento Brindisi.

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