Brindisi, con la sua peculiarità del suo porto dell’essere polifunzionale , e da sempre ‘porta del medioriente’, sicuramente non è certo da meno di altri porti che si stanno affrettando a candidarsi per la ricostruzione delle aree della Palestina. Basta con la politica delle ‘’ascelle d’Italia’’ – Genova e Trieste – considerati sempre e comunque validi per tutte le stagioni. Anche altri porti, il Governo deve considerare per equa strategia di ricostruzione. I porti del Sud d’Italia non sono buoni solo per accogliere emigranti.
Occorre sostenibilità dei trasporti marittimi che si intendono sviluppare per rifornire dei materiali necessari per la ricostruzione di quelle aree; e sicuramente i lunghi tragitti tirrenici e altro-adriatici non rispondono a quegli obiettivi.
Occorre iniziare a parlare con più certezze e non considerare che i porti del Nord Italia sono per tutte le stagioni. Ultimamente, i porti dell’AdSP del Mare Adriatico Meridionale hanno dimostrato capacità operativa in tutti i settori dell’intermodalità e della logistica integrata.
Per questo, in qualità di rappresentante di Fedespedi Brindisi, faccio riferimento al porto di Brindisi che con vaste aree di retroportualità e con banchine adeguate può sicuramente far fronte alle necessità di una ricostruzione delle aree palestinesi.
Questo permetterebbe ad un porto come quello di Brindisi ( uscito di recente dai traffici energetici con Enel) e ad una zona industriale che attraversa la transizione energetica, economica e sociale uno sviluppo occupazionale non indifferente.
Il messaggio è rivolto a tutti i politici e agli amministratore locali e a noi stessi operatori marittimi/portuali di non lasciarsi sfuggire opportunità e di essere funzionali a questo territorio senza ‘’carbonerie’’ su altri porti della Puglia.
Adriano Guadalupi
Rappresentante locale di
Fedespedi