Ita-Airbus.Manca accordo di offset
La vicenda Alitalia-Ita sembra ormai diventare una storia endless e che, soprattutto, non finisce mai di sorprendere. Dalla riduzione di più dei 2/3 degli occupati all’abbandono di Hub pronti ad essere utilizzati da altri importanti compagnie aeree straniere, da sempre concorrenti del player italiano, fino alla vendita del suo prestigioso brand, Alitalia, da riconquistare comprandolo – anche se non ci sono ancora offerte vincolanti – a 290 milioni di euro, in nome di una discontinuità che ne vuole colpire ancora una volta il prestigio e la tentata rinascita della sua competitività. D’altronde, sin dagli anni 90 del ‘900, Alitalia dovette abdicare, in nome delle prescrizioni dell’Unione europea, al ruolo di compagnia di livello internazionale a favore di quelle tedesche e francesiper ricoprire rotte di minore importanza, pressata anche dalla diffusione dei voli low cost.
E’ notizia di questi giorni, la sottoscrizione di un Memorandum of Understanding (MoU) tra Ita ed Airbus per l’acquisto di 28 aeromobili,per l’importo – secondo indiscrezioni di stampa – di 1,5 miliardi di euro. Inoltre, Ita ha fatto sapere di aver siglato un accordo con la società Air Lease Corporation per la fornitura in leasing di altri 31 velivoli Airbus di nuova generazione, con la previsione di acquistare in leasing, nell’arco del proprio piano industriale, complessivamente ben 56 aerei Airbus. Infine, il comunicato stampa di Ita definisce con evidente compiacimento Airbus “partner strategico”, per la progettazione e la costruzione di aerei tarati sulle esigenze economico-operative e manutentive della società. Rispetto a questo scenario di reciproche soddisfazioni, rileviamo, nella speranza di sbagliare e di non avere tutte le informazioni necessarie, un’unica criticità: sia nel comunicato ufficiale di Ita, pubblicato da ANSA, che negli articoli apparsi sulla stampa nazionale non vi è traccia di accordi di offset, cioè di compensazioni industriali a favore delle aziende aeronautiche italiane. Eppure, per acquisti di queste dimensioni nelle altre nazioni accordi di offset costituiscono normalissima routine, in altri termini sono senza dubbio scontati e pertanto vengono contestualmente formalizzati.
Accordi di offset rappresenterebbero un’autentica boccata di ossigeno per il settore delle aerostrutture civili del nostro Paese, che dall’inizio della pandemia si trova in una drammatica situazione produttiva, destinata a protrarsi fino a tutto il 2023, secondo autorevoli previsioni. Peraltro, è opportuno ricordare che tale settore è concentrato in gran parte nel Mezzogiorno, nelle regioni Campania e Puglia. Qualche dato: in Campania prima della pandemia operavano circa 60 aziende con 8.000 addetti, mentre in Puglia se ne contavano una quarantina con oltre 4.000 occupati. In un nostro precedente articolo, in cui veniva data la fotografia di una crisi produttiva senza precedenti, avevamo rilevato, purtroppo,disattenzione circa il futuro di questo comparto così importante per l’economia meridionale e dell’intero Paese. Questo comparto,infatti, è rimasto ai margini delle misure di sostegno adottate per i settori più colpiti dalla crisi, nonostante il suo patrimonio di tradizione industriale, di know-how e di professionalità che non deve essere assolutamente disperso. Spiace dover rilevare che la situazione di apatica disattenzione è rimasta immutata, dal momento che – a fronte di ingenti commesse ad Airbus di nuovi velivoli,stimate tra acquisti e leasing in circa 4,5 miliardi – nessuno pare abbia sollecitato ciò che altrove è la norma: un accordo di offset a favore delle nostre imprese del settore, che in una fase delicatissima come quella attuale potrebbe rappresentare un utile salvagente. Su queste tematiche ci auguriamo che si apra un fronte di discussione e di proposte da parte di tutti gli stakeholder, con il risultato che vi possa essere l’auspicata ricaduta produttiva per le aziende del Mezzogiorno.
Giuseppe Di Taranto
Professore emerito di Storia economica Luiss
Angelo Guarini
Direttore Confindustria Brindisi