I dati Bankitalia sono inflessibili. Contessa (Ance): Brindisi non può più aspettare: serve coraggio, visione e responsabilità

Il recente rapporto di Bankitalia ci restituisce una fotografia impietosa ma prevedibile: nel 2024 la Puglia è tra le regioni con la più bassa crescita del PIL (+0,5%), con l’industria in arretramento (-0,2%) e un’edilizia che, pur in lieve ripresa (+1,7%), non riesce da sola a tenere in piedi un sistema economico in difficoltà. Ancora più preoccupante il dato sull’attuazione del PNRR: appena il 14% delle opere concluse, mentre oltre il 50% dei cantieri non è mai partito.

Se il quadro regionale è critico, quello del territorio provinciale di Brindisi è drammatico. Ma non ci coglie di sorpresa.

La nostra provincia vive da tempo una crisi industriale strutturale, aggravata dalla fine del ciclo produttivo tradizionale, dalla transizione energetica avviata senza un piano di riconversione, da una mancanza cronica di pianificazione strategica e da ritardi gravi nell’attuazione delle misure di sviluppo.

Il rischio stagnazione evocato da Bankitalia è qui già realtà. E si traduce in disoccupazione, desertificazione produttiva, impoverimento delle competenze e fuga dei giovani.

Le condizioni per reagire ci sono, ma serve un cambio di passo

Un segnale importante è arrivato con l’Accordo di Programma per la transizione industriale del territorio di Brindisi, fortemente voluto dall’On. Mauro D’Attis, che ha ottenuto l’attenzione del Governo e, soprattutto, la nomina del Prefetto Luigi Carnevale come Commissario per la sua attuazione.

Un uomo di Stato autorevole, profondo conoscitore del territorio, stimata tanto dai cittadini quanto dal tessuto produttivo, che può offrire una guida operativa e unitaria, capace di sbloccare risorse, indirizzare progettualità, garantire trasparenza ed efficacia.

Accanto a questo, il territorio dispone di due asset fondamentali: il porto e l’aeroporto di Brindisi.

In particolare, il porto di Brindisi rappresenta un’opportunità strategica rara: non solo è al centro di un importante piano di infrastrutturazione – con dragaggi, nuove banchine, cold ironing, rigenerazione urbana e logistica sostenibile – ma può contare su un valore aggiunto di assoluto rilievo: il Piano Regolatore Portuale già approvato, uno strumento essenziale che in molte realtà italiane è ancora solo in fase di discussione.

Questo piano, frutto della visione strategica avviata dall’ex presidente Ugo Patroni Griffi e portata avanti con coerenza dai suoi successori, permette oggi di integrare pienamente porto e città, sviluppo industriale e tutela ambientale, intermodalità e turismo. Il porto è dunque il vero snodo di rilancio del territorio, a condizione che si abbia la forza e la volontà di sostenerlo con investimenti, progettualità e semplificazione.

Stop allapproccio difensivo: lurbanistica deve costruire futuro

Ma non possiamo non denunciare l’approccio difensivo che da anni blocca lo sviluppo. Troppo spesso il nostro territorio – anche laddove dispone di bellezza, vocazione turistica e attrattività – respinge investimenti strategici con superficialità e ideologia.

Gli ultimi dinieghi espressi a Carovigno e Ostuni su progetti turistici rilevanti sono l’emblema di una cultura amministrativa che teme il cambiamento, rinuncia a governarlo e finisce per alimentare il declino, o, peggio ancora, sviluppo borderline.

L’urbanistica non può essere solo vincolo e divieto. Deve diventare strumento di crescita.

Turismo sostenibile, rigenerazione dei borghi, investimenti green e innovazione non sono nemici del territorio, ma sono oggi l’unica possibilità concreta di renderlo vivo, competitivo, attrattivo – ed è evidente che si tratta di una vocazione con valenza economica, non solo culturale o paesaggistica.

Uno sviluppo turistico ben regolato e di qualità genera occupazione, migliora i servizi, valorizza il territorio. Ma se viene ostacolato senza alternative, non conviene a nessuno: né ai cittadini, né agli investitori, né alle stesse comunità locali che rischiano di restare immobili, perdendo ogni occasione.

Brindisi ha bisogno di scelte, le condizioni per una svolta ci sono: strumenti operativi, infrastrutture strategiche, progettualità e competenze. Ma serve una volontà politica coraggiosa, una visione unitaria con i corpi intermedi e la volontà di dire finalmente “sì” allo sviluppo.

Noi come ANCE Brindisi siamo pronti a fare la nostra parte ed a mettere a disposizione tutto il nostro know-how ma, il tempo delle attese è finito,  adesso si decide il futuro di questo territorio.

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