IL RACCORDO FERROVIARIO ANDREBBE A INTERROMPERE L’ANTICA VIA APPIA. ESPOSTO AL MINISTRO

Al sig. Sindaco di Brindisi

ing. Riccardo Rossi

Al sig. Presidente della Provincia di Brindisi ing. Riccardo Rossi

Al Ministro Beni Culturali

avv. Dario Franceschini

All’Assessore Cultura e Turismo Regione Puglia prof. Massimo Bray

Al Direttore Dipartimento Cultura e Turismo Regione Puglia dott. Aldo Patruno

Al Soprintendente Beni Culturali Province Brindisi e Lecce

dott.ssa Barbara Davidde

Spett.le

RFI S.p.A.

Via della Croce Rossa, 1

ROMA

All’A.D. di RFI dott.ssa. Vera Fiorani

Alla Direzione Generale per il Trasporto e le Infrastrutture Ferroviarie

dott. Enrico Maria Pujia

Al Direttore del Parco Archeologico dell’Appia antica

dott. Simone Quilici

Al funzionario Parco Archeologico dell’Appia antica

arch. Luigi Oliva

Nella qualità di Presidente della Associazione di promozione Sociale “Brindisi e le Antiche Strade” mi permetto di rappresentare quanto segue:

la Regina Viarum nel suo lungo percorso da Roma a Brindisi è stata oggetto in questi ultimi anni di un vasto dibattito inerente la sua valorizzazione e tutela. Tutti i comuni interessati dal tracciato sono di fatto coinvolti in quest’opera di salvaguardia che determina infine tracciati di turismo lento e sostenibile che costituiscono un valore aggiunto per il nostro territorio.

Non si è ancora spenta l’eco dell’accoglienza dei pellegrini del 13 ottobre u.s. che hanno percorso a piedi la rotta “road to Rome” o meglio “road to Jerusalem” interrompendo il loro cammino presso le prestigiose mete di Brindisi – in primo luogo – e successivamente presso Santa Maria di Leuca.

La risonanza mediatica di tale evento – che ha coinvolto oltre alla mia associazione anche altri attori istituzionali – è stata di carattere internazionale, tant’è che Brindisi è assurta al rango di meta al pari di altre città di preclara fama come Roma e Gerusalemme.

Ovviamente i risultati frutto dell’impegno sinergico di tutti i soggetti coinvolti non possono essere vanificati ed in tale contesto vanno pertanto inquadrate le problematiche inerenti il tratto dell’Appia che è nel territorio di Brindisi.

A riguardo segnaliamo che è stato approvato il progetto per la costruzione di un raccordo ferroviario tra l’asse TA- BR e l’asse BA-Br che, come si evince dal progetto definitivo, comporterebbe la interruzione della c.d. “Antica Strada per Mesagne” coincidente, secondo autorevoli fonti storiche, con una parte del tracciato della via “Appia”; risulterebbe cosi definitivamente compromessa la fruibilità e l’integrità della strada comunale n.14 (ovvero antica strada per Mesagne”) che sinora ha garantito il collegamento ai fondi agricoli e ad alcune masserie di importanza storica- culturale, oltreché enogastronomica.

Verrebbe compromessa altresì la memoria storica dei luoghi, poiché il tracciato della c.d. “Regina Viarum” nella parte relativa alla “Antica strada per Mesagne” con tutte le varie masserie che si trovano sull’antico percorso (masseria Campistrutto, masseria Incantalupi, Masseria Mazzetta, Masseria Casignano, Masseria Scalella, Masseria Cillarese) potrebbe costituire il fulcro di un cammino di grande suggestione; per converso tale prospettiva di turismo lento e sostenibile sarebbe irrimediabilmente frustrata dalla chiusura della antica strada per Mesagne a causa della

incomprensibile interruzione di tale strada in corrispondenza del raccordo ferroviario tra l’asse TA – Br e l’asse BA BR.

L’importanza della “antica strada per Mesagne” come prolungamento di via Cappuccini e come sede in alcuni tratti della via Appia è stata descritta in testi di alcuni autori famosi ed in tempi più recenti un pregevole approfondimento è stato fatto dal prof. Giacomo Carito nella allegata nota esplicativa.

Per quanto evidenziato sul piano storico ed archeologico l’associazione da me rappresentata esprime la propria motivata contrarietà alla realizzazione del progetto definitivo, cosi come predisposto e sottopone alle Autorità in indirizzo la necessità che, nel giusto contemperamento degli interessi contrapposti in gioco, vengano approfondite soluzioni alternative alla chiusura della strada in modo tale che venga garantita la fruibilità stradale dell’area interessata così come è già avvenuto in maniera analoga per altre strade comunali e provinciali interessate da problematiche simili.

Mi permetto infine di sottoporre alla vostra attenzione un ulteriore considerazione sull’opera di collegamento ferroviario da Taranto verso l’aeroporto di Brindisi. Tale opera, apparirebbe anche superflua, dal momento che per collegarsi sulla linea da Taranto verso l’aeroporto si potrebbe utilizzare la stazione insistente a ridosso dell’ospedale Perrino e distante meno di un km dalla nuova bretella che si intende realizzare interrompendo la strada comunale n. 14.

Inoltre, da tale stazione è prevista, con un altro consistente finanziamento pubblico, la realizzazione (già in fase di cantierizzazione) di una linea dedicata di collegamento con l’aeroporto di Brindisi attraverso un metrobus, progetto “Shuttle”.

Confidando fiduciosa comunque in un intervento a salvaguardia della integrità della via Appia – peraltro collegamento con il vecchio porto di Brindisi- l’occasione mi è gradita per porgere i miei migliori saluti

Brindisi, 5 novembre 2021

A.P.S. BRINDISI E LE ANTICHE STRADE

Il Presidente

Rosalba Barretta

Non c’è cammino troppo lungo per chi cammina lentamente e senza premura; non c’è meta troppo lontana per chi vi si prepara con la pazienza.

Jean De La Bruyère

La regina viarum, nel suo lungo percorso da Roma a Brindisi è stata oggetto in questi ultimi anni di un vasto dibatto inerente la sua valorizzazione e tutela. Tutti i comuni interessati dal tracciato sono di fatto coinvolti in quest’opera di salvaguardia che determinerà, infine, tracciati di turismo lento e sostenibile. In tale contesto vanno inquadrate le problematiche inerenti il tratto dell’Appia che è nel territorio di Brindisi.

Il tracciato dell’Appia, fra Brindisi e Taranto, ricalca, su grandi linee, preesistenze messapiche:

“già per l’età messapica noi possiamo postulare quella via istmica, alla base della penisola salentina, che sarà utilizzata più tardi come prolungamento della via Appia da Taranto a Brindisi. Ma questa arteria fu potenziata certamente con la conquista romana, in conseguenza della preferenza accordata a Brindisi che diventava così, favorita dalla vicinanza alla Grecia e dal sicuro porto naturale, la principale testa di ponte per gli interessi romani verso l’oriente”1.

Che la via Appia, nel tratto fra gli attuali centri di Mesagne e Brindisi2, coincidesse con l’asse viario noto come strada vecchia per Mesagne, attraverso le contrade di Campistrutto, Mazzetta, Belloluogo, Cantalupi, Baroni, Casignano, Spada, Scalella, Cillarese, è dato acquisito dalla ricerca storica almeno dal XVI secolo; Andrea della Monaca, riprendendo una tesi avanzata già da Giovanni Maria Moricino (1560-1628)3 e Girolamo Marciano (1571-1628)4, rilevava:

“Vogliono alcuni, che su la via Appia lungi da Brindisi intorno a diece miglia su certi colli, che hoggi chiamano Campie diisfatto, sia stato il pretorio militare; accompagnano e confermano, questa tradittione molte rovine antiche che vi si veggono, e un numero grande di pozzi, che vicinissimi l’uno all’altro vi si vedono sin’al presente giorno, e appare ciò esser vero dall’istesso nome di Campie, quasi alloggiamento campale, o del Campo, o Esercito, che è l’istesso; oltre che il sito è ottimo per soldatesche, per esser abbondantissimo di vettovaglie, d’acque, e di quanto vi era di bisogno, per mantenimento d’eserciti, la strada anco, che di là

1 G. UGGERI, La viabilità preromana della Messapia, «Ricerche e Studi» VIII (Brindisi 1975), pp. 75-104: p. 81.

2 Vedi G. UGGERI, La viabilità del territorio Brindisino nel quadro del sistema stradale romano, in Il territorio Brundisino dall’età messapica all’età romana (Atti IV Conv. Studi sulla Puglia Romana, Mesagne 1996), a c. di M. Lombardo e C. Marangio, Galatina 1998, pp. 41-54.

3 G. M. MORICINO, Dell’antiquità e vicissitudine della città di Brindisi, ms. D\12 in bibl. “A. De Leo”, Brindisi, f. 126v– 127r:“Vogliono alcuni che tra la via Appia lungi da Brindisi intorno a diece miglia in certi colli ch’hoggi chiamano Campi disfatto sia stato il pretorio di soldati; accompagna questa tradizione un numero infinito di pozzi che vicinissimo l’un l’altro vi si vedono sino al presente. L’accompagna anche il nome di Campie, quasi alloggiamento campale, o dal campo esercito, io non rifiuto né accetto questa opinione, che l’uno, e l’altro è malegevole in sì antiqua congentura”.

4 G. MARCIANO, Descrizione, origine e successi della provincia d’Otranto del filosofo e medico Girolamo Marciano di Leverano; con aggiunte del filosofo e medico Domenico Tommaso Albanese di Oria, Napoli: Stamp. dell’Iride, 1855, p. 463: “Alquanto più oltre verso la tramontana era Campie, casale parimente distrutto, ove si vedono ancora alcune chiese dirute , e pozzi di acque eccellentissime”. Vedi pure F. ASCOLI, La storia di Brindisi scritta da un marino, Rimini: tip. Malvolti e C., 1886, p. 21.

conduce a Brindisi, è piana, commoda e facile, e si fa in poche hore, non solo da’ cavalli, ma anco da’ pedoni”5.

Il 1829 la tesi era ancora ripresa da Stefano Palma

“Essendo certo che in Brindisi per lungo tempo abbiano fatto dimora numerosi eserciti, non è probabile che soltanto in Brindisi abbia potuto per lungo tempo dimorarvi. Non è fuori di proposito investigare in quale angolo o luogo avesse potuto essere questo campo. Vogliono alcuni che sulla via Appia, lungi da Brindisi circa dieci miglia, su certi colli, che oggi si chiamano Campie distrutto, sia stato il pretorio militare”6.

Avvalorano tali supposizioni i non pochi rinvenimenti archeologici attestati in quest’area; da qui proviene un’epigrafe, oggi conservata nel museo “Ribezzo” di Brindisi. Essa documenta come, ai margini dell’Appia, si sviluppassero aziende agrarie anche di notevoli dimensioni::

        ?

Ser(vius) Cornelius Orfiti lib(ertus) Restitutus

        ?

La paleografia suggerisce di riferire l’epigrafe piuttosto al console del 178 che al padre, console nel 1497 . Il riferimento è a un liberto che, come molti altri, appare direttamente interessato “alla gestione della proprietà onde evitare costi eccessivi per il mantenimento di un gran numero di servi per tutto l’anno, ma occorrenti soltanto per i periodi di raccolta”8. La prossimità all’Appia favoriva, senza dubbio, lo sviluppo di aziende che si avvantaggiavano di comodi collegamenti col grande emporio costituito da Brindisi.

Sul finire del XIX secolo Cosimo De Giorgi segnalava, sempre per la zona di Campistrutto:

Tombe, iscrizioni e vasi simili ai precedenti sono stati rinvenuti presso S. Vito dei Normanni nel sito denominato Campi strutto. Tutto è andato disperso, con detrimento della scienza e della storia; restano solo alcune casse funerarie in pietra simili ai nostri pilacci. A breve distanza si osservano i ruderi di un muro largo m. 6.50, che corre parecchi chilometri da Est ad Ovest, formato di grossi macigni, e detto volgarmente il paretone dei greci, sulla destinazione del quale richiamo l’attenzione degli archeologi, come pure sopra un lungo fosso tagliato nel masso al

N. di S. Vito, nella contrada Carbonaj ( vulgo Craunari)9.

Il paretone segnalato dal De Giorgi, a lungo creduto ipotetico limes fra longobardi e greci nel Salento, è ricordato e descritto dal Bertarelli:

5 A. DELLA MONACA, Memoria historica dell’antichissima e fedelissima città di Brindisi, Lecce: Pietro Micheli, 1674, pp. 239-240.

6 S. PALMA, Cenno istorico della città di Brindisi, A. D. MDCCCXXIX, ms. in archivio privato, Brindisi, p. 31.

7 Per l’epigrafe vedi CIL 09, 06116; D. MANACORDA, Sulla proprietà della terra nella Calabria romana tra repubblica e impero, in Du latifundium au latifondo. Un héritage de Rome, une création médiévale ou moderne? Actes de la Table Ronde Internationale du CNRS org. à l’Université Michel de Montaigne-Bordeaux III, les 17-19 décembre 1992, Paris: De Boccard,1995, pp. 143-180: p. 170, n. 128; Prosopographia Imperii Romani (2 ed.), C 1444.

8 C. MARANGIO. La romanizzazione dell’ager brundisinus, in «Ricerche e Studi» VIII (Brindisi 1975), pp. 105-133:: p. 128. 9 C. DE GIORGI, Cronologia dell’arte in Terra d’Otranto. Note e appunti, in “Rassegna pugliese di scienze, lettere ed arti”, Vol. II. Trani, 31 marzo 1885. Num. 6., pp. 87-89: p. 88.

in località Campi Strutto…si trova il così detto. paretone de ‘ Greci , un muro largo

m. 6.50 alto 1.5, lungo c. 2 km. diretto da E ad O e formato da grossi macigni10. In seguito, in età altomedievale, qui si sviluppò un casale:

A sud di S. Vito si trova la masseria Campistrutto, nella cui zona esisteva il casale medioevale denominato « Campo de ‘ Longobardi11 .

Ai margini del casale era un sepolcreto:

Poco a Est un sepolcreto altomedievale fu segnalato nel Campo dei Longobardi, detto ora Campistrutto12.

Il sepolcreto, segnalato anche come messapico, fu dal racconto popolare creduto ultima dimora degli sfortunati eroi di una battaglia tra Orlando e i mori.

L’attuale masseria di Campistrutto fu al centro di un feudo, di pertinenza dell’abbazia benedettina di Sant’Andrea sull’isola, che comprendeva le masserie Signoranna, Zambardo, Paradiso, Belloluogo, Campi e Campistrutto.

Belloluogo, di proprietà pubblica, conserva il tipo schema a corte chiusa. All’ingresso è una torre rinascimentale con caditoia, arma araldica e loggia, variata ai primi del XX secolo allorché fu reinterpretata in chiave neogotica, tutta la masseria. Poco distante è la chiesetta di San Carlo Borromeo.

Lungo l’antico tracciato messapico13 e poi romano, si affacciano strutture di grande interesse storico-artistico; masseria Mazzetta, a corte chiusa, è caratterizzata dalla torre, d’impostazione rinascimentale, in cui è aperta una loggia. Sulla grande corte affaccia anche la chiesa, dedicata all’arcangelo Michele, ricostruita ai primi del XX secolo. Il culto per san Michele è una traccia per risalire alla presenza longobarda nella zona, peraltro confermata dal nome con cui la masseria stessa è indicata sino al 1700: Sant’Angelo dei Longobardi o Sant’Angelo di Campie.

Masseria Incantalupi, disposta a corte chiusa, è caratterizzata da un grande corpo centrale inglobante l’antica torre, sul quale si apre l’accesso con balcone sorretto da mensoloni e logge ad alcova. Notevole l’adiacente chiesa con pitture murali settecentesche.

Masseria Casignano ha nel nome stesso precedenze classiche parendo rimandare a un nomen, Casineius, attestato nella regio II14. I fabbricati della masseria hanno come fulcro una torre rinascimentale in seguito riutilizzata in funzione residenziale. A tale scopo fu costruita la scala esterna, che si allarga in due bracci, per rendere accessibilità al primo piano. Notevole il portale con caditorie e arma araldica ecclesiastica, per il quale si accede alle corti. La masseria è oggi utilizzata solo in connessione con attività agricole essendo del tutto venuta a cessare la zootecnia. Nei pressi, in contrada Padula Maria fu attiva una villa rustica romana dagli inizi del I alla fine del IV sec. d. C.

Qui è memoria di un procuratore che “per apprezzare le terre della masseria di Casignano con i signori Cuggiò, Calefano e Mascione”, “spese venti carlini «per tanta carne, vino, salcizzoni, neve, formaggio, caso cavallo, pane ed altre coselle»15.

10 L. V. BERTARELLI, Guida d’Italia del Touring Clkub Italiano, Italia meridionale, I volume, Abruzzo, Molise e Puglia, Milano 1926, p.. 664.

11 C. D’ANGELA, La Puglia altomedievale. Scavi e ricerche, I, Bari: Società di Storia Patria per la Puglia, 2000, p. 107.

12 “Corso di cultura sull’arte ravennate e bizantina”, Numero 37, 1990, p. 508.

13 Vedi R. JURLARO, Itinerari messapici, in “Mediterranean”, VI (Brindisi 1972), 1-2, pp. 43-53.

14 MARANGIO, cit., p.120.

15 M. C. FONGARO, Alimentazione di preti, monache e…fattori a Brindisi nei secoli XVII e XVIII, in “Gli Archivi per la storia dell’alimentazione. Atti del convegno, Potenza-Matera, 5-8 settembre 1988”, 3, Roma: Ministero per i beni culturali e ambientali. Ufficio centrale per i beni archivistici, 1995, pp. 1529-1542: p. 1534.

Masseria Scalella, già Tre Case o Patrici è prossima a masseria Cillarese16, ai margini dell’omonimo invaso, annoverata fra le masserie didattiche, conserva fabbricati ottocenteschi voluti dai Corbellini i in cui sono stemmi sono riportabili appunto a questa famiglia.

Da masseria Cillarese, l’Appia dirige verso Brindisi con asse di penetrazione costituito dall’odierna via Cappuccini ai cui margini era un’estesa necropoli, molto ben documentata17 anche se con scarse persistenze. In quest’ultimo tratto l’Appia era affiancata dall’acquedotto che traeva origine da Pozzo di Vito; insieme alla regina viarum dirigeva verso il decumano principale costituito dalle attuali vie Santabarbara-Tarantini. L’acquedotto, all’altezza dell’aragonese torrione dell’Inferno, piegava per raggiungere, in pendenza, le vasche limarie i cui resti sono tuttavia osservabili su via Cristoforo Colombo. L’Appia proseguiva invece, dopo aver fiancheggiato l’anfiteatro, al già citato decumano attraverso la porta occidentale forse sul sito della medievale ianua Sancti Sepulchri18.

L’antica via per Mesagne, su un tracciato messapico su cui si svilupperà quello romano, è, con tutta evidenza, di grandissimo interesse, archeologico, storico, paesaggistico, enogastronomico e può costituire il fulcro di un cammino di grande suggestione.

Giacomo Carito

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