Il rischio gravissimo di pensare che ci siano criminali cattivi e criminali buoni…

Nei giorni scorsi l’incendio doloso attraverso cui è stata distrutta l’autovettura dell’amministratrice della società Brindisi Multiservizi. Oggi l’aggressione violentissima nei confronti di un operatore ecologico addetto alla distribuzione di sacchetti per la spazzatura. Su entrambi i casi, così come per i tanti atti gravissimi verificatisi a Brindisi, abbiamo ascoltato commenti a dir poco sconcertanti che meritano una riflessione. Su questi come su altri episodi delinquenziali ci si sforza di dare una chiave di lettura per escludere che ad agire possano essere stati criminali affiliati ad organizzazioni mafiose. Questo lavoro, al limite, spetta alle forze dell’ordine che stanno indagando su quanto accaduto e siamo certi che faranno davvero di tutto per individuare i colpevoli.

Ma per chiunque si trovi ad operare nella società civile – ed ancora di più negli ambienti politici – è gravissima qualsiasi distinzione tra “criminali buoni” e “criminali cattivi”. I criminali, se sono tali, lo sono sempre e fortunatamente non c’è una scala di valori che può essere affiancata a chi vuole imporre con la forza le proprie ragioni.

Ecco perché il primo passo da compiere dovrebbe essere quello di tenere a debita distanza i criminali di qualsiasi età e con qualsiasi curriculum malavitoso abbiano al proprio attivo. Lo facciano con convinzione tutti coloro che svolgono funzioni pubbliche e la politica si ricordi bene di applicare questa regola già dal primo appuntamento elettorale che ci vedrà coinvolti e cioè le elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale.

I criminali, buoni o cattivi che siano, vengano tenuti a debita distanza dalla cosa pubblica, anche a costo di rinunciare a qualche centinaio di voti. Perché il prezzo da pagare sarebbe comunque troppo alto, come dimostrano anche le vicende brindisine degli ultimi anni.

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