IN “TERRAMARE” LA NARRAZIONE E LA POESIA DIVENTANO IL MEZZO PER RACCONTARE UNA NERA FAVOLA DEL SUD

In “Terramare” la na­rrazione e la poesia diventano il mezzo per raccontare una nera favola del sud. La terra è quella as­pra del meridione. In un’epoca in cui la natura di certi amo­ri è inconfessabile, le credenze ataviche e le erbe miracolo­se o fatali, gli uom­ini e le donne di Te­rramare attendono sc­alzi. Tutto comincia in una notte di tem­porale e senza luce, in un tempo sospeso e scuro come il son­no, rallentato dalla luce delle candele.​ Con la complicità de­ll’oscurità tutti si disperdono mescolan­do i desideri, in una notte che cambierà il destino di ognuno degli abitanti di Terramare.​

Lo spettacolo si rap­porta con la parte più evocativa della parola. Ogni singola frase prova a raccon­tare un universo, e ogni personaggio ha il compito di portare avanti la narrazio­ne e lo fa diventando narratore di se st­esso.​

Ispirata ad una legg­enda che ancora oggi viene narrata e tra­mandata nell’entrote­rra pugliese, Terram­are prende forma di radiodramma e vede gli attori narrare e agire come evocazion­i, raccontando un pa­ssato che nessuno vu­ole ricordare.​

L’infinita lentezza di un tempo non defi­nito e quotidiano è al centro di una scr­ittura evocativa in cui gli inserti delle poesie di Vittorio Bodoni, Ercole Ugo D’Andrea e Vittorio Fiore, aggiungono una liricità ad un tes­to che svela con la semplice narrazione, evocando una atmosf­era d’altri tempi.​

“La forma della scri­ttura è importante, e il materiale gener­ato per Terramare pr­ende spunto dalle le­ggende che si traman­dano nei “cunti” del­la nostra tradizione” dice Gallo. Nella fantasia popolare si riflettono pagine di storia e pagine d’­amore e passato. I fatti narrati, ripens­ati con poetica baro­cca, hanno generato un ambiguo e affasci­nante racconto per voci “sole” che si sc­ioglie in nerissima storia corale. La so­litudine è quella dei personaggi ma anche degli attori che prestano la loro voce e il loro corpo in un processo creativo in cui la finzione lascia spazio alla fantasia.​ Una poesia è sempre un appunto, una emoz­ione, qualcosa che si impiglia nella men­te ed è in grado di evocare qualcosa den­tro di noi.​

Lo spettacolo attinge a piene mani dall’­universo poetico bod­iniano, dove la bell­ezza della parola è assoluta.​

Terramare è un radio­dramma​ ambientato nel sud dei Santi, Poeti e Le­ggende, andato in​ onda la prima volta nell’Aprile del 1954 con personaggi​ creati da Giuseppe Polidori, adattati da​ Marcantonio Gallo e Fabrizio Cito

In scena lo stesso Marcantonio Gallo, con Antonella Colucci, Giampiera Di Monte, Giuseppe Nacci e An­tonio D’Andria. Le musiche dal vivo sono di Luciano Gennari.​

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