INCREDIBILE AL “PERRINO” – LASCIANO DA SOLA UNA 88ENNE CHE SOFFRE DI DEMENZA. L’ANZIANA VA VIA A PIEDI PER CHILOMETRI…

La storia ha dell’allucinante e si è verificata ieri, mercoledì 2 marzo, nell’ospedale Perrino di Brindisi. La protagonista è una signora di quasi 88 anni, con problemi di demenza senile. La sera prima era caduta in casa. Da qui la decisione della figlia, la mattina successiva, di portarla al Pronto Soccorso. Le due donne arrivano sul posto alle 10.30. Solo la mamma, però, viene sottoposta a test anticovid, mentre alla figlia non viene permesso di entrare. “Aspetti in sala d’attesa e le riporteremo qui sua madre dopo la visita”, le avrebbe detto una infermiera. Alle 13.30 l’anziana è stata condotta in sala raggi (avvertiva un forte dolore al ginocchio ed alla spalla). Da quel momento della 88enne si sono perse le tracce. Concluso l’esame diagnostico, infatti, pare (secondo il racconto della figlia) che nessuno si sia ricordato di riaccompagnarla nel Pronto Soccorso ed quindi la poveretta ha atteso invano per ore, fino a quando ha deciso di andar via. E’ uscita dall’ospedale con le sue gambe, nella convinzione che la figlia la stesse attendendo in macchina all”esterno della struttura ospedaliera. E invece era in sala d’attesa!

Intorno alle ore 17 sono stati allertati i vigilantes in servizio al Perrino, i quali hanno girato in lungo e in largo l’ospedale, ma senza trovarla. A quel punto la figlia ha chiamato la polizia che è giunta nella sala d’attesa ed ha raccolto sia la denuncia di scomparsa che le testimonianze del personale del Pronto Soccorso.

Nel frattempo, l’anziana – non vedendo la figlia all’esterno – ha deciso di andarsene in centro a piedi, percorrendo la strada al buio e con il pericolo di essere investita. Ciò nonostante è giunta nel centro storico (dove abita).

Tutto bene quello che finisce bene, ma la figlia ha deciso comunque di affidare al suo legale (l’avvocato Maurizio Salerno) un approfondimento del caso per stabilire eventuali responsabilità, con il chiaro intento di evitare che queste “leggerezze” si verifichino ancora e magari con minore fortuna per i pazienti.

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