“Una scuola moderna al passo con lo sviluppo tecnologico” recita così lo slogan dell’Istituto scolastico superiore Ipsia Ferraris di via Adamello a Brindisi. Ma la realtà è ben altra. Una scena raccapricciante, infatti, si è aperta davanti agli occhi della delegazione di tecnici e dirigenti della Provincia di Brindisi e il Provveditore agli studi, Vincenzo Melillo, che stamattina hanno preso parte al sopralluogo nell’Istituto Ipsia Ferraris di Brindisi dopo la segnalazione, l’ennesima ma stavolta a tinte forti, della dirigente scolastica Rita Ortenzia De Vito. E con tanto di visita guidata, simil dantesca, in corridoi fatiscenti, muffe sulle pareti e che vengono su dai pavimenti (per “fortuna” oggi puliti dall’allagamento di ieri), 7 aule abbandonate perché pericolanti, infiltrazioni di acqua dalle finestre rotte mai cambiate dagli anni 50, età dello stabile, così come le porte, o dai solai venuti giù e puntellati dal piano terra fino al terzo piano, porte di sicurezza senza le maniglie di sicurezza e videosorvegliate, perché la preside giura che c’è chi ha anche accusato di tutto ciò “quei vandali di ragazzi”, e ancora aule improvvisate in laboratori di saldatura divise da separè di compensato (rigorosamente autoprodotto), piante messe per evitare che si raggiungano aree della scuola inagibili. Un insalubrità e una situazione di pericolo che sarebbe stata anche difficile da immaginare. Sono 22 le classi di questa scuola e nel pomeriggio ci sono anche i corsi serali, la dirigente ha dovuto davvero pensarle tutte per incastrare orari di lezione con aule libere, pensando anche di spostare i corsi nel pomeriggio, recuperi serali permettendo. Un vero puzzle che fa sempre più a pugni con l’utopia renziana della “Buona scuola”. Ma in tutto questo i ragazzi della scuola trovano anche la voglia, con l’entusiasmo trasmesso da dirigente e insegnanti, di mettersi al lavoro per realizzare piccoli capolavori come la biblioteca esterna, realizzata con fondi del Ministero dell’Istruzione e con le ore di lavoro degli alunni, e dedicata al compianto Andrea De Nigris.
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