Ricorre oggi l’anniversario dell’incidente alla nave Benedetto Brin, indiscutibilmente una tra le più belle, efficienti e grandi unità italiane d’inizio secolo, varata a Castellammare di Stabia nel 1901. La nave partecipò a tutte le attività e operazioni che interessarono il nostro Paese nell’arco temporale della sua vita operativa, conclusasi, ma solo in apparenza, il 27 settembre 1915 quando, alla fonda nella rada di Brindisi, alle 8 del mattino affondò per un’improvvisa esplosione del deposito munizioni di poppa. La torre poppiera da 305 mm lanciata in aria si abbatté sul fianco sinistro della nave e la parte poppiera dello scafo, ridotta ad un ammasso di rottami, si immerse rapidamente, trascinando la nave sul fondo. 9 gli ufficiali e 473 i sottufficiali e i marinai superstiti, un centinaio dei quali feriti; 21 ufficiali e 433 i sottufficiali e i marinai caduti, tra i quali l’ammiraglio Rubin de Cervin e il comandante Fara Forni. Si trattò di una disgrazia non diversa da quelle accadute in altre marine da guerra dell’epoca: la causa dell’affondamento era infatti da attribuire ai nuovi esplosivi utilizzati per le cariche di lancio e di scoppio che, indispensabili e sempre più potenti, erano stati introdotti da troppo poco tempo perché se ne conoscessero tutte le caratteristiche relative alla loro stabilità. La storia della Brin non finì in quel tragico giorno perchè grazie all’abilità e all’ingegno degli uomini di Marina, nel 1924, la nave fu recuperata e alcune delle sue parti, impiegate strategicamente a difesa della costa italiana durante il primo conflitto mondiale. Infatti, il Brin era da considerarsi superato per l’epoca ma non i suoi cannoni, che andarono ad alimentare un nuovo tipo di unità: i cosiddetti Pontoni Armati inquadrati nel gruppo “E” che, insieme ad altri mezzi del tutto fuori dagli schemi per i progettisti “puri”, avrebbe inciso profondamente sulle sorti della guerra. Una guerra che gli uomini del Brin, a bordo della nave, prima, e attraverso i suoi indistruttibili cannoni, dopo, gloriosamente vinsero! Una tragedia quella della Brin che colpì l’intera città di Brindisi, il boato fu avvertito chiaramente e i vetri di alcune abitazioni della zona andarono in frantumi. Già allora la popolazione brindisina mostrò la solidarietà stringendosi, in segno di cordoglio, attorno ai corpi martoriati dei morti e dei tanti feriti. Le salme furono accolte dal cimitero brindisino e poi traslate in quello di Bari. La zona che ora ospita le croci bianche ricorda questi figli caduti, con la statua della donna di bronzo, ovvero l’Italia che piange queste perdite. Una tragedia ancora viva nelle menti di tanti, anche dopo 102 anni.