Rischia di vedersi revocare lo stato di invalida civile per colpa delle Poste. Una nostra lettrice, titolare di pensione di invalidità civile, stamattina si è recata presso l’ufficio postale per ritirare una raccomandata a seguito di avviso di giacenza trovato nella sua buca delle lettere. Aperta la missiva, la signora ha subito constatato che si trattava della convocazione per la visita di revisione da parte dell’INPS per confermare o meno il suo stato di invalidità. Peccato che la visita era fissata per il 22 marzo, sebbene fosse stata inviata dall’Ente il 2 marzo. Le Poste italiane, con la tempestività che le contraddistingue, si fa per dire, l’hanno recapitata solo un mese e mezzo dopo. Ora la signora rischia di perdere i benefici spettanti o nella migliore delle ipotesi, ne avrà solo disagi e perdite di tempo. Per fortuna carta canta e quindi la signora si è già rivolta a chi di competenza per poter fissare un’altra visita di revisione. Resta grave la condotta di Poste Italiane che in più di qualche occasione non ha rispettato i tempi di consegna di raccomandate, in questo caso con ricevuta di ritorno. Ricorderete la denuncia di qualche settimana fa del dott. Termite, raccolta da Brindisitime, riguardante proprio il mancato recapito da parte dei portalettere, di lettere di convocazione allo screening senologico. Si tratta di servizi che l’ente, nel caso segnalato dalla nostra lettrice, l’INPS, paga profumatamente ma che non vengono resi secondo le tempistiche auspicate. Gli spot che parlano di Poste italiane come di qualcosa di innovativo, sempre più vicino ai cittadini, proponendo applicazioni per accedere ai servizi, dovrebbero lasciare meno posto alle parole e più ai fatti, rendendo al cittadino il servizio e creando meno disagi. In questo caso si tratta di un’utente giovane e in grado di divincolarsi, ma se il destinatario fosse stato un utente anziano e solo?