LETTERA APERTA AL DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO SANITA’ – ROMANO (SENSO CIVICO): LA BUROCRAZIA DEVE RISOLVERE I PROBLEMI, NON CREARLI!

E’ opinione comune che sia la politica a determinare ritardi, mancati interventi e soprattutto a non comprendere le reali esigenze dei cittadini. Ma non sempre è così. Per questo motivo, ritengo importante che si abbia un approccio meno restrittivo nella soluzione dei problemi, soprattutto quando in ballo c’è la vita di tantissime aziende e di migliaia di lavoratori.

Mi riferisco a strutture come rssa, rsa, case alloggio, case famiglia, case di riposo, gruppi appartamento e similari. Grazie anche a loro il welfare pugliese ha raggiunto livelli ottimali di accoglienza per i nostri anziani ed oggi le regole imposte dal Governo con i DPCM rischiano di mettere in discussione la loro stessa sopravvivenza se non verranno lette correttamente e con la precisa volontà di risolvere i problemi.

Il riferimento è, in particolare, ai percorsi “covid” e “no covid” a cui si fa cenno nel DPCM e che sono riferiti alla grandi realtà che ospitano almeno 80-100 pazienti.

Per il resto, si tratta di piccole strutture – spesso a conduzione familiare – che non hanno spazi per distinguere i percorsi e nei cui confronti appare esagerata l’applicazione degli stessi. Con la nota del 18 aprile scorso, infatti, il Ministero della Salute ha stabilito che per le piccole strutture non è prevista la realizzazione di aree dedicate, ma solo la possibilità di accogliere nuovi ospiti in camera singola e garantire un efficace isolamento sociale per 14 giorni. Ma se non si consente a queste strutture di fare nuove accoglienze è evidente che le restrizioni equivalgono a decretare la fine della loro attività.

Esiste, poi, un secondo problema che sottopongo alla direzione del Dipartimento e che riguarda la necessità di ricollocare circa 700 anziani e disabili che hanno contratto il covid all’interno delle rsa-rssa pugliesi. Adesso si sono quasi tutti negativizzati. Sono ricoverati in ospedale, in qualche caso anche da due mesi, e le loro condizioni di salute non sono compatibili con l’ambiente ospedaliero che, come è noto, garantisce la mera assistenza sanitaria. Occorre, pertanto, dimettere queste persone in condizioni di sicurezza, utilizzando anche strutture esistenti in Puglia e già certificate idonee per la cura di tali pazienti e, dove necessario, non limitandosi al solo territorio di riferimento dell’Asl.

E’ evidente, insomma, che la “burocrazia” deve prestare più ascolto nei confronti degli operatori del settore che meglio di chiunque altro potranno rappresentare la migliore soluzione ai problemi. Dopo di che, come già detto, occorrerà semplicemente la precisa volontà di superarli.

 

Pino Romano – Presidente Commissione Sanità della Regione Puglia

 

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