Apprendiamo da un articolo della collega Lucia Portolano (Il7) che la dirigenza di Arcelor Mittal di Taranto ha rinunciato a far scaricare carbone nel porto di Brindisi destinato al siderurgico jonico ex Ilva. Il combustibile fossile sarà scaricato a Taranto, facendo rimanere in rada la nave-madre ed effettuando il trasporto a terra con mercantili di dimensioni ridotte. Tutto questo è frutto certamente della levata di scudi verificatasi a Brindisi, con il sindaco Rossi in prima linea. Resta un mistero, a questo punto, il motivo per cui era stato scelto il porto di Brindisi, pur in presenza di una soluzione “fatta in casa” a Taranto. Si stava privilegiando una soluzione non gradita alla città di Brindisi ed il transisot sulla statale 7 (che collega Brindisi a Taranto) di centinaia di mezzi pesanti al giorno, con i problemi facilmente immaginabili. Perché Brindisi? Hanno un senso le voci secondo cui le prescrizioni ricevute a Taranto erano di gran lunga più stringenti (e onerose) rispetto a quelle di Brindisi?
Sempre attraverso l’articolo della collega, poi, si apprende che la riunione già fissata dall’Autorità di Sistema Portuale per domani (6 settembre) sarà utilizzata, a questo punto, per verificare la fattibilità dello scarico a Brindisi di materiale ferroso.
E la nave che sta in porto da venerdì scorso? Sta scaricando migliaia di tonnellate dello stesso materiale ferroso destinato a Taranto. Ma se dell’autorizzazione si deve ancora discutere, a che titolo si stanno effettuando queste operazioni portuali? Come mai non ne era a conoscenza neanche il primo cittadino? Stiamo parlando di altra cosa rispetto al carbone, ma pur sempre di materiale inquinante che va maneggiato con cura e a fronte di adeguate prescrizioni ambientali.
Insomma, visto che si parla del nostro porto non sarebbe male se i cittadini, attraverso gli organi di informazione, ottenessero tutte le informazioni (e le garanzie) del caso.