Venerdì mattina, seduto al Bar di Campo di Mare, stavo godendomi il
mio caffè in santa pace, quando si avvicina un vecchio amico che non
vedevo da un po’. Mi saluta calorosamente e poi, quasi senza fiato, mi
chiede:
“Ma tu cosa ne pensi di quello che sta succedendo a Brindisi?”
Parlava della precarietà, della mancanza di prospettive, del vuoto di
idee e di progetti concreti. Io, con un sorriso, gli ricordo che ormai
sono in pensione… e che stavo solo cercando di godermi il caffè! Ma
lui insiste, insiste sul fatto che certe cose non si possono ignorare.
Alla fine cedo, come spesso succede.
Gli ho detto ciò che penso, in tutta sincerità.
Sono soddisfatto che, dopo anni di battaglie e richieste, il Governo
abbia finalmente nominato un commissario per il territorio. Una figura
che, noi, abbiamo sollecitato in tutte le sedi pubbliche e istituzionali,
perché era davvero necessaria. Ma adesso il vero lavoro comincia: il
Tavolo di lavoro non può limitarsi a gestire l’ordinario o a convocarsi
di tanto in tanto. Deve avere continuità, frequenza, e soprattutto una
visione.
Serve costruire aspettative reali, non illusioni.
Il territorio deve essere valorizzato ogni giorno, non solo quando
arriva un intervento dall’alto.
Non possiamo permetterci di vivere di emergenze o di elemosine
istituzionali: serve programmazione, dialogo e responsabilità
condivisa.
Gli ho parlato della precarietà sociale crescente, della sanità fragile,
dei problemi abitativi e di quanto sia fondamentale una sinergia tra
pubblico e privato per riportare al centro il tema del lavoro e
dell’occupazione.
Il Governo, Versalis Brindisi, Basell Brindisi, devono oggi dare
risposte forti e concrete. L’Europa ha richiamato con chiarezza
l’attenzione sull’importanza strategica della chimica di base, su cui si
fondano molte catene industriali.
E mentre in Europa si guarda alla chimica come a un pilastro
strategico per il futuro, qui da noi Brindisi si sta chiudendo, si svuota,
si dimentica. Giorno dopo giorno.
Le grandi città si spostano altrove, lasciando dietro solo silenzio e
precarietà.
Ben venga ogni sforzo per ricostruire e aiutare, anche in scenari
complessi come l’Ucraina — se può servire alla pace, non possiamo
che esserne felici.
Ma perché distruggere qui per ricostruire altrove?
Brindisi ha già pagato tanto. Oggi ha bisogno di una visione, di
coraggio, e soprattutto di restare al centro delle scelte strategiche.
Lascio il resto del racconto all’amico che, con pazienza e
testardaggine, è riuscito a farmi parlare.
Tonino Licchello (tanto per scaldare l’ambiente!)