LUNEDI’ TORNA IL “METODO BRINDISI”. MA SARA’ DIFFICILE UNA INTESA…

Su iniziativa di Confindustria, torna a riunirsi il tavolo tra sindacati e associazioni datoriali con il chiaro intento di cercare una intesa, capace di presentarsi con un fronte unito alle trattative per disegnare il futuro del nostro territorio. Si tratta – è sin troppo evidente – di un tentativo di riproporre il “metodo Brindisi” che a suo tempo portava la firma di Confidnustria e dei tre sindacati confederali. Quando fu varato, a dire il vero, destò molto interesse ma poi è incredibilmente naufragato nel nulla, visto che non se n’è più parlato e – per quello che ci risulta – non è mai più stato convocato.

Nel frattempo, tra l’altro, si è andati avanti a confronti consumati sugli organi di informazione che hanno evidenziato posizioni distanti e forse addirittura inconciliabili. Confindustria a Cgil, in particolare, parlano due linguaggi totalmente differenti. Sono d’accordo sulla necessità di voltare pagina e di disegnare un futuro differente per Brindisi, ma su come farlo ci sono visioni opposte.

Sul deposito GNL Edison, ad esempio, il Presidente di Confindustria Gabriele Lippolis ha difeso a spada tratta l’investimento, accompagnando i vertici aziendali anche nella prima uscita brindisina nel corso del Salone Nautico di Puglia. Il segretario della Cgil Antonio Macchia, invece, ha annunciato più volte che la Cgil era e rimane fortemente contraria alla localizzazione che è stata individuata.

E la stessa avversità riguarda anche il deposito costiero di carburanti proposto da Brundisium. Ci troviamo di fronte, insomma, a due differenti modelli di sviluppo su cui i tentativi di sintesi non potranno che richiedere un lungo lavoro di confronto perché una qualsiasi ripropisizione di un “metodo Brindisi” vada oltre un semplice foglio di carta.

Del resto, solo qualche mese fa, in una nota, Macchia scriveva questo: “

“Piuttosto che discettare di fantaenergia, Confindustria si misuri sui temi concreti: «energie green» (quelle vere però) a partire dall’idrogeno verde e dalla relativa filiera delle rinnovabili di ultima generazione; gli investimenti che i grandi player (e non solo) presenti sul territorio devono fare – così come fanno in tutti gli altri posti in cui sono presenti – e la creazione di quel «lavoro buono» che da tempo invochiamo. Comprendiamo la tendenza del presidente degli industriali brindisino a fare «lobby» con i consociati, ma non condividiamo – e rispediamo al mittente – l’idea che la «tassonomia verde» (l’elenco di quelle forme di produzione di energia che l’Unione europea sta prevedendo per raggiungere i suoi obiettivi green) includa persino il nucleare o il «nucleare di quarta generazione» che dir si voglia”.

Bisognerà vedere, poi, in quale direzione andrà il nuovo corso della Uil che, dopo la lunghissima guida di Licchello, adesso è rappresentata da Caliolo. E’ evidente, pertanto, che si prova a ripartire, ma ipotizzare – almeno in questa fase – il rilancio del “metodo Brindisi” appare più che azzardato. Vedremo.

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