MARMELLATA AMARA PER UN CONSUMATORE: UN NOCCIOLO GLI SPEZZA UN DENTE E PER VALSOIA LA COLPA E’ SUA, “DOVEVA VEDERLO”

L’assurdo incidente a febbraio a causa di un “osso” finito in un barattolo di confettura
di ciliegie “Santa Rosa”: l’azienda non vuole risarcire le spese del dentista, 1.900 euro

Marmellata doppiamente amara per un sessantunenne di Triggiano, che prima si è rotto un dente, anzi, una corona dentale a causa di un nocciolo rimasto inopinatamente all’interno del barattolo di “Santa Rosa” durante la produzione, poi si è pure sentito dare del “consumatore poco diligente” da Axa, la compagnia di assicurazione dell’azienda proprietaria del noto marchio, Valsoia, che ha denegato ogni responsabilità: è bene che chi acquista questa marca di confettura, prima di mangiarla direttamente o di spalmarla sul pane, la “vivisezioni” attentamente e sappia che dentro può trovare delle “sorprese”.

L’assurdo incidente accade il 16 febbraio: come ogni mattina il malcapitato, facendo colazione, consuma anche della marmellata di ciliegie Santa Rosa, quella, “con tanta frutta in pezzi che rende questa confettura così buona” per citare l’etichetta, pescando dal barattolo con il cucchiaino. Peccato però che dentro ci sia finito anche un nocciolo, un ingrediente “aggiuntivo” del tutto invisibile, dello stesso colore rosso del resto, e a cui il sessantunenne non è “preparato”, perché una cosa è mangiare il frutto che si sa contenere anche “l’osso”, un’altra è consumare marmellata che, da che mondo è mondo, è o dovrebbe essere cremosa. E così, masticando tranquillamente, un dente fa crack, anzi, peggio, va fratturata una corona dentale con radici residuali del primo molare superiore destro: un “bel” dolore, fisico e anche del portafoglio, perché il suo dentista, a cui si è subito dovuto rivolgere, per la riparazione gli prospetta un preventivo di 1.900 euro.

Il consumatore ha immediatamente segnalato l’accaduto all’azienda produttrice che non ha preso sotto gamba la cosa, se è vero che pochi giorni dopo un corriere si è presentato a casa sua per ritirare sia il barattolo sia il nocciolo per le opportune verifiche. Uno scrupolo che lo ha fatto ben sperare di essere risarcito quanto meno della salata spesa dentistica, ma nonostante i solleciti nessuno si è più fatto vivo. A quel punto il sessantunenne per essere assistito, attraverso il responsabile della sede di Bari, Sabino De Benedictis, si è rivolto a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che ha subito scritto a Valsoia chiedendo di aprire il sinistro e di fornire le proprie coperture assicurative, e allegando tutta la documentazione, tra cui le foto del prodotto e del “corpo del reato”, la fattura del dentista e la dimostrazione che la lesione dentaria era compatibile con la dinamica denunciata.

La divisione “Assicurazione Qualità” della società, dal canto suo, ha sbandierato tutte le sue certificazioni sugli standard produttivi, compresi quelli sui “rigorosi e scrupolosi” controlli per garantire la rimozione dei noccioli dalla frutta e di tutti i corpi estranei, salvo ammettere che, “trattandosi di materiale organico non rilevabile dai metal detector delle linee produttive”, quest’evento, per quanto “raro e debitamente monitorato” può accadere. Nello specifico, però, l’azienda ha asserito che, dalle verifiche effettuate e dall’analisi della documentazione della giornata di produzione del lotto “incriminato”, non sarebbe emersa alcuna irregolarità.

Valsoia ha comunque fornito le sue coperture assicurative ma la risposta finale della sua compagnia di assicurazione, Axa, alla rinnovata istanza risarcitoria di Studio3A per il proprio assistito è risultata ancor più disarmante: niente risarcimento. Motivo? “Valutati gli atti ad ora disponibili e gli accertamenti effettuati non è comprovato il difetto di prodotto ex art. 120 Codice del Consumo. Rileviamo inoltre che, ai sensi dell’art. 122 dello stesso Codice, non risulta prestata ordinaria diligenza nella consumazione del prodotto acquistato”: questa la giustificazione del diniego. Oltre al danno, la beffa. Per i periti dell’assicurazione, il prodotto sarebbe stato messo in circolazione senza corpi estranei, il consumatore non avrebbe provato a sufficienza l’incidente e comunque doveva prestare più attenzione a ciò che mangiava e mettere in conto che poteva trovare il nocciolo.

Una risposta inaccettabile, contraddittoria e persino offensiva, non solo perché si tratta di un chiaro difetto di produzione, essendo impossibile che un nocciolo si formi successivamente all’imballaggio della confezione, ma anche perché si imputa al danneggiato una “colpa” del tutto irragionevole, essendo come detto impossibile scorgere l’autentica insidia rappresentata da un piccolo ma durissimo “osso” immerso nella confettura e dello stesso identico colore. Studio3A andrà fino in fondo per far valere le ragioni del proprio assistito, anche per le vie legali se necessario.

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