MICHELE GUZZARDI, UN UOMO CHE HA TROVATO LA LUCE IN CARCERE

Presso il Salone dell’ex Seminario Arcivescovile “Benedetto XVI”, nel quartiere Santa Chiara, c’è stato un incontro molto “particolare”, organizzato dalla Comunità Rns “Gesù Pietra Angolare”, l’Associazione Rinnovamento Per la Vita e l’Associazione Liberi Avvocati. È stato presentato il libro di Michele Guzzardi:”Oltre l’errore, la luce”, Storia di una contagiosa redenzione carceraria. Ma, ciò che è stato realmente focalizzato, è stato lo straordinario percorso di vita di Michele. Mimino Maffei ha salutato tutti i presenti e ha lasciato la parola all’avv. Donato Sciannameo, Presidente RpV, legale di fiducia di Guzzardi, ma, soprattutto, suo amico, che lo segue da tanti anni. Nel 2003, la segretaria del Rinnovamento di Roma, lo aveva contattato per esporgli questo caso e, dopo averci riflettuto, aveva deciso di seguirlo, in forma gratuita. Da allora, Michele non è più solo. L’avvocato sostiene che si debba essere più sensibili ai problemi del carcere, che non è un luogo per vendicarsi di chi sbaglia, anzi, piuttosto, un luogo per rieducare. È molto importante la figura del Cappellano, ma non basta. La vicenda di Guzzardi è emblematica di come, anche nel carcere, si possa intravedere la Luce. Ha trascorso un quarto di secolo in carcere e, da aprile, è un uomo libero di 75 anni. L’avvocato è riuscito a fargli togliere il 41 bis, che, sappiamo bene, è una forma di isolamento terribile, destinata ai criminali peggiori, che commettono azioni terribili. Per il resto, il ricorso è stato rigettato e Guzzardi ha dovuto scontare tutta la pena. Ma, quando questo uomo esile, sereno, prende la parola, tutti i presenti pendono dalle sue labbra. Non ha nulla che faccia pensare a un ex ergastolano. Esordisce dicendo che se c’è Dio nella nostra vita, non c’è nulla da temere. La sua vita è cambiata totalmente nel momento in cui ha scoperto Dio. Non sempre la società crede a questa straordinaria esperienza di fede, spesso si può pensare a una strumentalizzazione. Il carcerato ha bisogno di Dio, perché possa aiutarlo a far morire l’uomo vecchio e far nascere l’uomo nuovo. È solo il cammino di fede che può condurre ad una vita nuova. Lo Stato non aiuta, non offre vie concrete. Michele Guzzardi parla dei volontari e di come la loro opera sia essenziale, perché collaborano con il Cappellano che, da solo, non potrebbe seguire tutti i detenuti. Spesso, ha chiesto a queste persone speciali, quale fosse la loro motivazione e la risposta è sempre stata la stessa:”la Fede”. Ascoltare questo uomo così sereno, senza alcuna rabbia, è stata un’esperienza molto bella e costruttiva. Michele ha trovato la Luce in una situazione difficile, Dio ha cambiato la sua vita. Una vera storia di una redenzione carceraria contagiosa. Anna Consales

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