NASCE A BRINDISI IL CENTRO PER L’AUTISMO, MA NELLE SCUOLE IL NUMERO DI ASSISTENTI ALLA PERSONA NON SODDISFA LE RICHIESTE

Sarà inaugurato il prossimo 1 aprile presso dei locali appositamente risistemati all’interno dell’ex ospedale Di Summa, il Centro Autismo Territoriale nato da un progetto sperimentale avviato dalla ASL di Brindisi. Brindisi è il secondo CAT della Puglia strutturato per garantire interventi clinici nella minore età nelle aree di neuropsichiatria infantile, psicologia dell’infanzia e dell’adolescenza, logopedia, psicomotricità, nonché interventi riabilitativi e a sostegno della integrazione scolastica e socio pedagogici. Nel CAT opererà altresì una equipe multiprofessionale che si occuperà dei programmi di interventi e riabilitazione dell’autismo nell’età adulta. Il fenomeno dell’autismo ha fatto registrare, negli ultimi anni, un aumento dei casi che non sono semplicemente casi di autismo per così dire puro, ma che raggruppano anche tutti quei disturbi che sono contemplati nell’ampissimo spettro autistico, casi più o meno gravi che necessitano tutti di un sistema multidisciplinare di assistenza che non può limitarsi a poche ore di riabilitazione alla settimana, ma che deve seguire il soggetto dall’esordio del disagio e per tutta la vita. Sembrerebbero richieste assurde, ma sono quelle emerse nel corso dell’incontro di ieri mattina che la Asl ha organizzato soprattutto per i genitori di questi ragazzi per illustrare il nuovo servizio e per raccogliere le istanze. Molti genitori presenti, hanno lamentato la difficoltà di avere diagnosi a Brindisi, negli anni passati quando ancora non esistevano strutture in grado di farlo. Ma ciò che rappresenta il disagio maggiore per queste famiglie, è sicuramente la mancanza di professionalità specializzate nelle terapie cognitivo-comportamentali, molte di queste famiglie sono costrette a pagare di tasca propria, fior di quattrini per terapie domiciliari o in altri centri fuori provincia. Rassicurazioni sono arrivate in tal senso dal Direttore Generale della Asl Giuseppe Pasqualone e dal Direttore del Dipartimento di Salute Mentale Domenico Suma. Non basta. Non basta a questi genitori che si scontrano non solo con i disagi dei propri figli alcuni già adolescenti e adulti, ma  che ogni giorno devono fare i conti con servizi territoriali scarsi e inadeguati, con insegnanti di sostegno non sempre aggiornati sul problema, con insegnanti di classe che sono lontani dal concetto di classe inclusiva, ma che in molti casi considerano il soggetto autistico un elemento di disturbo per la classe. Nel corso dell’incontro non è stato toccato un altro punto dolente della questione: l’assistenza alla persona che dovrebbe essere garantita nelle scuole ma che sempre più spesso fa registrare carenze organiche dannose e controproducenti, che mal si sposano con le esigenze di questi ragazzi e con le buone intenzioni prospettate nel corso dell’incontro di ieri. Molti genitori , negli ultimi anni, hanno assistito a decurtamento di ore degli assistenti alla persona, figura indispensabile non solo per le autonomie personali ove necessario, ma soprattutto per intervenire sui disagi relazionali tipici del disturbo. Molti bambini, soprattutto nella scuola primaria, sono costretti a “dividersi” quella che è una delle figure di riferimento, spesso la sola che segue il bambino senza mai essere sostituita nel corso degli anni, proprio per garantire la continuità necessari a chi, come gli autistici, mal tollera i cambiamenti. E allora viene da chiedersi se questi buoni propositi e la nascita del CAT, si trasformeranno anche in garanzia assistenziale e continuativa, perchè nessun bambino è uguale all’altro e perchè nessun bambino deve rinunciare a quello che un proprio diritto. Dall’autismo non si guarisce, ma una terapia adeguata, una scuola attenta con insegnanti formati e non improvvisati e assistenti in numero adeguato alla richiesta possono fare un gran differenza. Le istanza dei genitori saranno gridate a voce alta, c’è da giurarlo, soprattutto ora che sono stati individuati i soggetti che dovrebbero accoglierle.

 

 

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