15 settembre 2024: un ragazzo di 20 anni, Mirko Conserva, si sta recando a lavoro con la sua moto, ma in viale Caduti di via Fani, stando a quanto dice la perizia forse a causa della velocità elevata, cade rovinosamente e va a sbattere sul bordo del marciapiede. Per lui non c’è più nulla da fare e un’intera città resta sotto shock perché non si può morire in questo modo.
Da quel momento le indagini della Procura, tra perizie e rilievi delle forze dell’ordine incaricate. A Palazzo di Città vengono raccolti documenti importantissimi da cui si evince che gli uffici hanno segnalato più volte la necessità di intervenire sulle strade nelle cui vicinanze ci sono alberi di pino che hanno distrutto il manto di bitume.
Purtroppo, però, come è facilmente immaginabile, i soldi presenti nelle casse comunali sono pochissimi e quindi si può intervenire solo in qualche caso e per giunta con sistemi-tampone, visto che nessuno si assume la responsabilità di eliminare questi alberi di pino.
Insomma, sulla base di tutte queste considerazioni, il pubblico ministero Francesco Carluccio presenta una richiesta di archiviazione. Ma è a questo punto che si registra il colpo di scena visto che il giudice delle indagini preliminari Barbara Nestore respinge la richiesta di archiviazione e formula una imputazione coatta per omicidio stradale.
In pratica, il gip ha considerato la velocità con cui procedeva il motociclista, oltre 100 chilometri orari, ed ha considerato le tante richieste fatte dall’architetto Lacinio per far eseguire i lavori, tutte puntualmente rispedite al mittente dagli uffici finanziari del Comune per carenza di fondi. E quindi quale sarebbero le sue responsabilità? Stando al giudice delle indagini preliminari l’architetto Lacinio avrebbe dovuto chiudere alla circolazione tutte le strade sconnesse.
Nulla da obiettare sulle ragioni avanzate dal gip, ma provate ad immaginare cosa succederebbe a Brindisi se un dirigente ligio al dovere dovesse chiudere tutte le strade sconnesse a causa delle radici degli alberi. Praticamente si dovrebbe chiudere la città, visto che viale Caduti di via Fani, viale Palmiro Togliatti, viale Aldo Moro, gran parte delle strade del rione Bozzano, così come tante vie dei rioni Sant’Elia, Paradiso, Perrino e Casale risultano quasi impercorribili. Ecco, tra il dire e il fare ce ne passa davvero tanto. Ecco perché è inammissibile che adesso ci si giri dall’altra parte scaricando tutto su Lacinio.