L’iniziativa del parlamentare brindisino Mauro D’Attis di chiamare in causa l’Enel sul dopo-centrale di Cerano appare quanto mai opportuna perché richiama un grande player come la società elettrica alle proprie responsabilità, a tutela del territorio brindisino.
D’Attis, infatti, annuncia di voler chiedere al Ministro competente se l’Enel ha stanziato nel suo bilancio le centinaia di milioni di euro che serviranno per bonificare il sito di cerano una volta che avverrà la definitiva dismissione della centrale. Al momento, infatti, dopo aver tratto enormi ritorni economici da Brindisi per decenni, l’Enel non annuncia alcun investimento compensativo al territorio e non figura tra le 46 proposte di nuove attività presentate al Ministero del made in Italy nell’ambito di una manifestazione di interesse per la decarbonizzazione del sito di Brindisi.
L’unica stucchevole attività che l’Enel continua a svolgere è quella di recarsi presso la sede brindisina di Confindustria per incontrare un gruppetto di imprese locali a cui propone qualche mancetta per questa fase conclusiva di vita della centrale e per le attività urgenti legate alla dismissione e messa in sicurezza.
Nessun cenno alle operazioni di bonifica che comporterebbero enormi ritorni per il sistema imprenditoriale brindisino e occupazione per più di qualche anno.
L’Enel non ne parla e purtroppo in queste riunioni di caminetto svolte fino ad oggi nessuno rivendica un diritto sacrosanto del territorio, che è quello di rinaturalizzare un sito in cui sono transitati centinaia di milioni di tonnellate di carbone nel corso degli anni.
Adesso l’on. D’Attis ha riacceso il dibattito e probabilmente non si potrà più fare finta di niente, sia a Roma che a Brindisi.