POLITICA – L’UDC RIBADISCE PER BRINDISI L’IMPORTANZA DEL PORTO!

Nella riunione del  Comitato Cittadino dell’UDC di maggio,  presieduto dal segretario Provinciale Paolo Chiantera e coordinato dal responsabile cittadino Abele Carruezzo, il Direttivo, dopo la riunione, ha emesso il seguente comunicato.    

Ancora una volta, come UDC, ritorniamo nell’affermare l’importanza del porto di Brindisi in un Sistema Portuale, impegnato a svolgere un ruolo competitivo, attrattivo per crescere in Italia e nel Mediterraneo: per questo sosteniamo il presidente dell’AdSPMAM, Prof Ugo Patroni Griffi, su posizioni e progetti  che possano far uscire il porto di Brindisi dall’isolamento culturale e socio politico.  

Concordiamo che i fronti dell’Economia del Mare, i corridoi energetici e la green transition sono obiettivi salienti per un ‘futuro’ capace di garantire investimenti infrastrutturali ed industriali. Non solo il settore industriale, ma anche quello turistico vanno coniugati insieme, come in tante altre realtà italiane ed europee, a beneficio del territorio e per renderli più attrattivi.

Ancora una volta, ribadiamo che tutto questo implica una governance amministrativa, sia politica e sia portuale, per realizzare una nuova visione di città e di porto capace di recuperare il gap degli anni passati e a rendere massimi i benefici. 

La nostra Puglia e questo nostro Sistema portuale dovranno confidare nel PNRR, strumento che apre a maggiori occasioni di sviluppo per progetti a beneficio della stessa Regione e non solo.    

E’ molto difficile per una città, come Brindisi, fare una scelta di campo: affrontare i problemi e risolverli. Invece si assiste continuamente a dichiarazioni che usano i problemi della città e del porto solo per propaganda o per pura polemica. Sindacati, per fortuna non tutti, che annunciano la ‘strategia’ politica per conto di un’amministrazione, invece di focalizzare il proprio operato sul fronte del lavoro che manca o sulla sicurezza del lavoro, quel poco che esiste. Associazioni, tutte, impegnate a stilare programmi politici e piani industriali futuribili e non a promuovere i propri soci del loro sodalizio.

Un’amministrazione che dovrebbe accompagnare culturalmente, socialmente, economicamente i cittadini in questo periodo di transizione è affaccendata sui tanti problemi di strade, di lavori per basole sui corsi interminabili, di quartieri, di rifiuti e servizi sociali senza risolverli. 

E’ ora di cambiare! Cancellare l’isolamento ‘politico’ di questa città che non lo merita e il monito va sia alla maggioranza che governa la città e sia all’opposizione che non deve essere solo di ‘interrogazioni’ – intese come salvagente per rimanere a galla -.

E’ importante avere una visione concreta, fattiva, operosa e orgogliosa dei propri asset, tutti, compresi anche quelli industriali; non avere sempre atteggiamenti disfattisti e rivendicativi che per troppi anni hanno reso questa città e il porto prigionieri, alimentando sfiducia e rassegnazione. 

Dopo gli anni della pandemia, stiamo vivendo la guerra della Russia portata in territorio sovrano come l’Ucraina, l’Europa, l’Italia e le regioni del Sud dovranno affrontare periodi economici non chiari su scenari geopolitici a ‘quinte mobili’.

Per il Sud Italia, come ha detto il ministro Carfagna, a chiusura del Forum di Sorrento, si aprono delle importanti opportunità: pensiamo alle le rinnovabili, nuovi rigassificatori galleggianti per trasformare il gnl che viene e verrà sempre di più dall’America e da altri Paesi del mondo.

Il Sud, con i suoi porti, deve essere messo nelle condizioni di attrarre nuovi investimenti industriali, e, vista la riduzione le catene globali del valore, dovrà pensare al re-shoring con più entusiasmo. La Puglia e soprattutto il Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale, con i suoi porti, deve rafforzare, per il suo particolare ruolo geo-politico, le relazioni socio-economiche con i Paesi del Mediterraneo.

E allora: il porto di Brindisi è polifunzionale a prevalenza industriale; sicuramente è anche commerciale e sta crescendo come porto crociere e turistico e soprattutto per il diporto nautico. Nessuno può affermare il contrario e nessuno vuole il porto di Brindisi mono/funzione al servizio di altre realtà. Lo dimostrano gli operatori portuali perché impegnati su tutti i fronti e su tutte le tipologie di flussi merceologici. 

L’Enel, l’altro giorno, ha detto al Sindaco che la phase out del carbone sarà per il 2025. Finalmente, è stato detto che il carbone è merce legata al ciclo portuale/industriale. Perciò se si vuole mantenere i livelli occupazionali, occorre individuare un’altra tipologia merceologica che lega il porto all’industria e viceversa.  

Il Presidente Patroni Griffi sul gnl, da molti anni, ha posto un orizzonte chiaro per ‘orecchie che vogliono sentire’: il gnl, merce di transizione e per la transizione, può  servire l’industria grazie alla presenza di un porto. Si pensi non solo al gnl, ma anche al bio gnl, syngas, idrogeno, utili anche alla produzione di carburanti fine transizione (ammonia, metanolo ed altri). Anche se gli esperti parlano del 2050 come orizzonte praticabile per questi nuovi carburanti, l’oggi si impone per stabilire strategie operative.

I parchi eolici offshore, basta con i tempi burocratici!

Molti ambientalisti radicali sono favorevoli, però non vogliono vedere le pale eoliche dalla loro finestra di casa e poi perché il rumore delle eliche disturba tonni e orate; e non pensano alla movida sfrenata e rumorosa per le stradine cittadine: gli abitanti di quelle vie non meritano di più dei tonni e delle orate! 

I rigassificatori galleggianti e relativi impatti non hanno più le dovute contrarietà di parte  ambientalista. E’ importante per Brindisi candidarsi come sito al largo della sua costa,  avendo tutte le implicazioni tecnico-logistiche a proprio vantaggio e  se effettivamente si vuole una indipendenza dal gas russo.

Ancora una volta si parla degli accosti di Sant’Apollinare e di dragaggi. Alcuni partiti della maggioranza oggi chiedono di accelerare i tempi per realizzarli, dimenticando che erano loro, ieri, a trovare tutti i cavilli amministrativo/tecnici per ritardare il progetto, perché desiderosi di prendere il sole su quella spiaggia e grazie ai consigli di un assessore naif.

Brindisi ha bisogno di modernizzazione infrastrutturale per eliminare l’isolamento ‘fisico’ che ha condannato il suo porto, dall’allora dipartita dell’Adriatica di Navigazione e dei traghetti dell’Hellenic Mediterranean Lines; gli armatori con le loro navi oggi chiedono strutture moderne, smart con collegamenti fisici e digitali, reti ferroviarie nelle connessioni logistiche, nella diffusione della banda ultra larga e senza dimenticare il grande lavoro fatto con le Zone Economiche Speciali, precisa visione di sviluppo.

L’UDC  di Brindisi è stanco di assistere alle polemiche ‘tutte cittadine’, afflitti da un confronto sempre con Bari; non accettiamo l’antico adagio che l’erba del vicino è sempre più verde e Bari fa e farà la sua parte, mentre Brindisi non fa la sua (vedere quello che succede con l’aeroporto di Grottaglie, appena alla periferia di quello del Salento).  

Il piano delle opere programmate sia Bari e sia a Brindisi non si differenziano di molto; la differenza  è che a Brindisi si pratica lo sport di osteggiarle, mentre a Bari si costruiscono.

Anche a Bari, l’opera principale, in fase di realizzazione, è la colmata di Marisabella – opera quattro volte più grande di quella programmata a Brindisi (60 ettari). Però, a Bari,  è osteggiata dalla vision naif di chi oggi è assessore e osteggia pure quella di Brindisi.

Ancora, leggendo le carte dell’AdSPMAM, l’opera del molo San Cataldo di Bari ha la stessa funzione degli accosti di Sant’Apollinare a Brindisi; banchinamento e darsena, a Bari,  destinate agli accosti (e relativi servizi) per la Guardia Costiera e dove i privati, se lo riterranno e se sapranno trovare i fondi, potranno realizzare un approdo turistico. 

Anche per quanto riguarda i costi: la nuova stazione crocieristica di Bari ha un costo decisamente inferiore a quella programmata a Brindisi (Le Vele), ancora bloccata dalla burocrazia (pende ricorso al Tar a causa della segnalazione del Comune al Provveditorato di presunte irregolarità: miracoli del nostro tempo). Ma questa maggioranza che amministra Brindisi sa solo contestare, e non sappiamo, un domani, per quale motivo politico e/o opere la dobbiamo ricordare!

I progetti di Cold ironing sono stati promossi in entrambi i porti;  a Brindisi il collegamento ferroviario e la camionabile a Bari .

Giusto per ricordare, a Brindisi, per gli accosti di Sant’Apollinare, è necessaria una gestione di circa 150/200 mila metri cubici di fanghi e la legge attuale impone il luogo finale di destinazione, che sui territori Sin deve essere una colmata  adeguata.

Ora tutti gli enti locali dovrebbero collaborare per trovare terreni adatti per una tale colmata.

 Però – cose di Brindisi – per gli impianti di fotovoltaici si trovano tanti e tanti terreni, privandoli alla coltura (oggi necessaria di grano e altri cereali); ma per realizzare una colmata – per il futuro del porto di Brindisi – amministratori tutti, non  riescono a trovare un sito ideale per almeno 7/10 ettari.  

A Bari le opere si fanno perché l’amministrazione è collaborativa e soprattutto non invade competenze esclusive Adsp; a Brindisi invece si gioca al Karaoke e a chi la spara più grossa! 

Come UDC confidiamo e speriamo che una tale ‘nuvolosità’ amministrativa di Brindisi possa finire nel più breve tempo possibile. Errori politici per il futuro non saranno ammessi.

Direttivo UDC Brindisi

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