La storia recente di Brindisi è stata contraddistinta, dal punto di vista amministrativo, da tre interruzioni traumatiche dei mandati sindacali. La prima si riferisce al compianto Mimmo Mennitti, costretto ad abbandonare la poltrona di primo cittadino per problemi di salute. La seconda è quella di Mimmo Consales e delle ben note vicende giudiziarie e la terza si riferisce ad Angela Carluccio, costretta ad andar via ancor prima di tagliare il traguardo del primo anno di mandato.
Storie diverse ed anche differenti valutazioni sull’operato di ciascuno di loro. Ma c’è un comune denominatore: il ritorno prematuro alle urne. In quest’ultima occasione il commissariamento è avvenuto a maggio dello scorso anno: fuori tempo massimo (al contrario di ciò che avvenne per Consales) per tornare subito al voto.
C’è stato un anno di tempo per costruire un serio progetto di governo per la città di Brindisi e per tentare di creare nuovo personale politico. Ma questa “missione” (senza voler polemizzare con nessuno) è stata fallita da tutti.
Il Partito Democratico si è dovuto rintanare sotto le vesti di Riccardo Rossi (persona integerrima ed esperta) per evitare il dibattito interno e di dilaniarsi ancora di più sulla scelta di un proprio uomo. Ma questa fretta ha reso difficoltoso, se non addirittura impossibile, un ulteriore allargamento della coalizione che oggi è composta da Brindisi Bene Comune, da Liberi e Uguali (usciti fortemente penalizzati dalle urne il 4 marzo) e, appunto, dal PD (che ha visto cancellata la propria rappresentanza parlamentare, precedentemente composta dall’on. Mariano e dal sen. Tomaselli).
Il Movimento 5 Stelle è ancora spaccato in due. Esattamente come in occasione delle precedenti elezioni amministrative e in questi mesi non sono mancate le polemiche.
Nel centro destra, infine, c’è il caos totale. La Lega ha deciso di puntare sull’avvocato Massimo Ciullo (anche in questo caso persona preparata ed esperta), ma ha omesso di considerare che quando si fa parte di una coalizione si deve decidere tutti insieme e si deve anche accettare di fare un passo indietro. Forza Italia, invece, ha messo insieme altri pezzi del centro destra e ciò che restava dei moderati ed ha proposto come candidato un bravo professionista: il penalista Roberto Cavalera. Ma a Roma hanno deciso che si deve tentare la strada della coalizione compatta e quindi nei prossimi giorni si capirà se ci sono i presupposti per puntare su Ciullo o su Cavalera. Abbiamo fatto un cenno ai moderati. Poteva essere la vera novità di questa tornata elettorale, con almeno sei liste pronte a sostenere un candidato che non sono stati capaci di individuare. Troppi veti incrociati e troppi rinvii. Se avessero deciso a Natale avrebbero potuto proporre un proprio nome al tavolo del centro destra o addirittura tentare di gareggiare da soli.
Insomma, per tutti sono stati dieci mesi sostanzialmente buttati al vento, mentre la città aveva bisogno di certezze, di riflessioni puntuali, di spunti programmatici e di una idea chiara su cosa farne di una struttura burocratica del Comune che rappresenta il vero tumore di questa città. Adesso, però, è inutile piangere sul latte versato. Brindisi e i brindisini scelgano la soluzione migliore o la “meno peggio”. Tutti, ma proprio tutti, però, si sforzino di dar vita ad una campagna elettorale corretta e senza veleni. I primi segnali non sono stati confortanti, se è vero che è bastato che si facesse il nome di Cavalera per leggere dei post vergognosi (peraltro attinenti alla sua professione di avvocato). Brindisi ha bisogno di serenità e non certo di questi isterismi.