QUALE FUTURO PER SAN PIETRO V.CO? INTERVISTA A PINO ROMANO

San Pietro Vernotico rappresenta una realtà decisamente problematica della provincia di Brindisi, soprattutto da quando si sono registrati chiari segni di decadimento rispetto ad iniziative e ad interventi di arredo urbano, sia nel paese che nella marina di Campo di Mare. Ne abbiamo parlato con Pino Romano, ex consigliere regionale, ma soprattutto ex sindaco della città. Quindi un profondo conoscitore di questa realtà.

-Romano, guardare con occhi critici la comunità in cui vivi è complicato, soprattutto se cerchi risposte al degrado…

“Sono passati appena venti anni da quando San Pietro era una piccola comunità viva, solidale, piena di iniziative, sia in paese che sulla marina. Le cause di questa involuzione? Numerose, certo complesse e con più attori protagonisti. E con questo non voglio dire di essere esente da critiche”.

– Lei parla di degrado. A cosa si riferisce in particolare?

“Oggi è innegabile il fatto che il degrado ha raggiunto un tale livello che la cittadina appare irriconoscibile sia dal punto di vista infrastrutturale (un esempio per tutti l’abbandono in cui versa il Palazzetto dello sport), che economico (si vive ormai di pensioni e pubblico impiego), che sociale (comunità politica, associazionistica, economica in senso lato, sociale in conflitto profondo)”.

– Ci dica la verità: quando è partita, a suo parere, questa fase calante di San Pietro?

“Si sono consumate pagine tristi per la politica quando una parte del PD firmò lo scioglimento del Consiglio Comunale, azzerando un’Amministrazione il cui Sindaco era un iscritto e dirigente del PD. Queste pagine lasciano ferite che non si rimarginano facilmente. Anzi, forse iniziano a cicatrizzarsi quando tutti i protagonisti usciranno dalla scena politica”.

– Lei è stato spesso oggetto di attacchi personali, anche quando era lontano dalla scena…

“L’esperienza personale è significativa di un clima da caccia all’untore: combattevo tra la vita e la morte ed in piazza si facevano comizi contro di me e poi manifestazioni, cortei, raccolta di firme sia per la xylella che per il riordino ospedaliero. Anni duri, difficili, confusi con al centro un trasversalismo che aveva me come unico obiettivo”.

– Si è data una spiegazione?

“Oddio, chi è in politica da protagonista mette nel conto di essere un obiettivo sensibile e da abbattere, ma nelle comunità in cui ci si conosce tutti (come la mia) non si è tenuto in debito conto che esacerbare lo scontro politico rende poi complicata la ricostruzione sociale”.

-Per questo lei quale lettura darebbe a ciò che è avvenuto? Sono analisi necessarie e utili a riprendere un cammino…

“Non mi convince il linguaggio dei tempi moderni. Lo sconfitto, il vincitore, la rivincita, una seconda possibilità sono concetti senza senso se al centro c’è l’interesse non del singolo ma dell’intera comunità. Va bandito ogni pensiero o pratica che può introdurre polemica e quindi divisione, contrapposizione. Questi pensieri e persone  vanno isolati se si vuole pensare a San Pietro, al suo futuro, alla sua ricostruzione intanto morale, solidale, sociale e poi economica”.

– Che ruolo dovranno avere i cittadini?

“San Pietro, i suoi abitanti, la sua economia, la sua classe dirigente devono cercare e trovare i motivi giusti per superare tutte le diaspore che si sono consumate negli ultimi anni e costruire insieme una pace sociale indispensabile per chiamare all’impegno le energie migliori di cui dispone il Paese. Questo è, per me, programmare la ripresa”.

– Resta il fatto che il giudizio sull’operato dell’attuale Amministrazione non è dei migliori…

“Non c’è ambiente ( imprenditoriale, della pubblica amministrazione, degli organi periferici dello  Stato) che esprime un giudizio appena sufficiente sul governo locale. Le persone, i ragazzi, le attività, l’intera comunità sembrano vivere un’indifferenza figlia del ‘tanto non cambia nulla’; un’apatia critica che si taglia a fette, un agnosticismo senza anima. Spesso si sente dire che ‘non vale la pena neanche incazzarsi, tanto non cambia nulla’”.

-Che ruolo possono svolgere le forze politiche in questo momento?

“La politica deve essere la prima a doversi scrollare di dosso questo senso di impotenza e chiamare all’impegno tutti coloro che vogliono interrompere il governo di un’Amministrazione assente, autoritaria, minacciosa oltre che inconcludente. Ha ragione il segretario del PD Letta quando afferma che urge ricomporre tutte le lacerazioni consumate per cercare le ragioni che uniscono le comunità su un progetto di futuro, di visione di futuro”.

– In tutto questo Pino Romano che ruolo potrà e vorrà giocare?

“Ne approfitto di questa intervista per dire alle tantissime persone che mi vogliono bene e che mi spronano a prendere in mano la ricostruzione di San Pietro, che il mio tempo politico è concluso, che insieme a me tutti i soggetti protagonisti delle divisioni e delle diaspore del passato devono fare un passo indietro e pensare al paese, alla sua comunità che è apatica anche per questo. Se si ha in testa il futuro del Paese, non esiste altra strada se non quella di lavorare convintamente per mettere intorno allo stesso tavolo tutti coloro che  vogliono mandare a casa questa amministrazione”.

– E quindi come si deve procedere?

“In questa fase delicata per il futuro non devono prevalere interessi personali, di gruppo o di partito; deve prevalere la volontà politica di costruire un campo molto largo, di emergenza democratica e cercare tutti insieme le personalità giuste in grado di unire, capaci di superare le contrapposizioni e iniettare fiducia, positività, speranza e pace sociale. Non c’è spazio, né tempo per la polemica, la divisione, la contrapposizione; chi pratica questo sport va messo al bando”.

– Insomma, via alla ricostruzione. Ma con chi?

“E’ evidente che stando agli ultimi risultati elettorali, e cioè delle politiche, delle amministrative e delle regionali (un arco temporale di quattro anni ormai), i primi soggetti ai quali è rivolto il mio invito sono il mio campo politico e più in generale l’intera area riformista e democratica. In questo ambito, senza alcuna mira egemonica, tutti devono darsi l’obiettivo di costruire il campo largo di chi vuole impegnarsi per la rinascita di San Pietro. Solo così potremo farcela a dare un futuro diverso al nostro paese”.

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