QUELLA POLITICA DEL “NO A TUTTO” CHE RISCHIA DI DISTRUGGERE LA NOSTRA CITTA’…

Partiamo dal dato di cronaca: la Magistratura brindisina ha posto sotto sequestro una parte importante del porto di Brindisi in quanto le opere della security portuale sarebbero state realizzate in difformità rispetto agli strumenti urbanistici vigenti. I giudici svolgano pure con rigidità il proprio lavoro e puniscano eventuali responsabili. Nel frattempo, però, non sarebbe male consentire la fruibilità delle strutture realizzate ai varchi doganali per restituire funzionalità al porto. Insomma, se c’è qualcuno che ha sbagliato è giusto che paghi, ma senza danneggiare l’economia portuale cittadina.

Ma questo deve prescindere dall’idea di porto che vogliamo costruire per la nostra città. Prendiamo spunto da una nota diffusa in queste ore dal movimento “No al carbone”. Ovviamente rispettiamo le loro idee, ma non le condividiamo. Nel nuovo esposto presentato alla Procura della Repubblica, infatti, si chiede di salvaguardare l’area archeologica esistente a Punta delle Terrare e a Sant’Apollinare, sacrificando tutta la progettualità portuale che proprio su quei siti ha pensato la sua espansione.

E’ ancora vivo il ricordo dei lavori eseguiti per creare il nuovo volto del lungomare Regina Margherita. Anche in quel caso, esposti a non finire, con l’obiettivo di fermare i lavori a causa della presenza di reperti archeologici di indubbio valore. Il rischio era quello di dover transennare per anni lo stesso lungomare, in attesa che da qualche parte si reperissero le risorse per valorizzare tali beni. Il tutto, ovviamente, cancellando il lungomare. Da sindaco della città ne parlai a lungo con i responsabili della Sovrintendenza e dopo una rigidità iniziale (dovuta ai tanti esposti arrivati anche sulle loro scrivanie) raggiungemmo una intesa assolutamente ragionevole. I resti della storia di Brindisi sarebbero rimasti nel sottosuolo, sia pure con una certosina schedatura che rappresenta la migliore garanzia per la loro eterna conservazione.

Una soluzione “ragionevole” di questo tipo non può non essere pensata e individuata anche per Punta delle Terrare e per Sant’Apollinare. Immaginare di abbandonare i progetti di crescita del porto per lasciare spazio ad una immensa area archeologica (non si sa bene valorizzata da chi, con quali risorse, con quali obiettivi realmente perseguibili) è a dir poco discutibile. Il porto di Brindisi ha bisogno di crescere e non potrà farlo utilizzando per altri scopi solo le banchine attualmente occupate dalle navi del carbone. Privilegiare l’amarcord per la vecchia spiaggia dei brindisini (Sant’Apollinare) sacrificando una lungimirante infrastrutturazione del porto significa non voler guardare ad un futuro diverso per Brindisi. E il discorso è ancora più valido se ci riferiamo a Punta delle Terrare il cui ruolo appare già oggi strategico e insostituibile.

Queste cose appartengono al bagaglio di necessità dell’Autorità di Sistema Portuale, ma non spetta certo solo a Ugo Patroni Griffi difendere le prerogative e le ambizioni del nostro porto. In fine dei conti, se la città non mostrerà interesse a crescere, l’ente portuale andrà ad investire negli altri porti adritici pugliesi. Il riscatto, la voglia di avere una dotazione infrastrutturale competitiva, di ambire ad un porto internazionale, devono appartenere ai brindisini (e ovviamente a chi li amministra). Perdere un altro treno sarebbe una scelta mortale per Brindisi. Tra una polemica e l’altra, tra un esposto e l’altro, qualcuno cominci a rendersene conto.

Mimmo Consales

Condividi questo articolo:
Share on facebook
Share on twitter
Share on telegram
Share on whatsapp
no_fumo_torchiarolo

what you need to know

in your inbox every morning