“RAPITO”, L’ULTIMO FILM DI MARCO BELLOCCHIO


Nelle sale cinematografiche è arrivato, finalmente, l’ultimo film di Marco Bellocchio:”Rapito”, che il regista ha presentato in concorso al Festival di Cannes. Un film tanto atteso per la tematica trattata e il periodo storico in cui è ambientato. Un film a tratti sconvolgente e, per certi versi, quasi una espressione di sfiducia contro ogni istituzione: famiglia, comunità, chiesa e Stato, un film unico e, sicuramente, una tra le più importanti opere del nostro cinema degli ultimi anni, un’impresa che poteva riuscire così egregiamente soltanto a un grande regista come Bellocchio. È stato definito un film anticlericale e, probabilmente, lo è, ma non è un attacco unilaterale e preciso nei confronti della Chiesa, piuttosto un’espressione di insofferenza nei confronti delle istituzioni. Intensi i personaggi, soprattutto il bambino che si cala completamente nelle vesti del protagonista del film. È tratto da una storia vera, Edgardo Mortara, un bambino di religione ebraica, simbolo e vittima, interprete e spettatore dei fatti. Una serva della famiglia lo aveva battezzato in segreto perché credeva che stesse morendo e voleva “salvarlo”. Sarà proprio il battesimo la causa di tutto perché, per una legge del tempo che impediva a cristiani ed ebrei di vivere nella stessa casa, il bambino viene “rapito” dalla Gendarmeria pontificia nel 1852. A nulla serviranno i tentativi della famiglia di opporsi ad una legge così assurda. Il bambino studia e segue l’iter religioso che gli viene impartito. Impara il latino per le preghiere e, ben presto, dimentica quelle in ebraico che recitava in famiglia. I genitori disperati andranno a visitarlo ma il bambino si sente ormai integrato in una realtà che lo prende completamente e che lui stesso arriva a difendere da influenze esterne. Il rapimento di Edgardo diventa un caso politico internazionale con tutte le conseguenze che si possono immaginare. Veramente eccellente l’interpretazione di Papa Pio IX, l’ultimo Papa-Re, che agli ebrei di Roma che si rivolgono a lui per opporsi al rapimento, così risponde:” voi dimenticate chi avete davanti”. Tante le scene cruenti, forse troppo forti, ma espressione del periodo terribile di soprusi che il popolo era costretto a subire, come il momento in cui i resti terreni del Papa vengono gettati nel Tevere. Indimenticabile la scena della mamma di Edgardo morente, ma felice di rivedere il figlio che, però, non rinnega la sua nuova vita e cerca di battezzarla per salvarla. Un film che probabilmente sarà contestato, ma è innegabile che Bellocchio si è ispirato a fonti storiche, seguendo la propensione alla sfiducia verso le istituzioni e la ferocia delle ideologie che lo contraddistingue. Bellissima l’ambientazione e i primi piani sconvolgenti. Un capolavoro senza ombra di dubbio e, certamente, un film che fa riflettere e che non può lasciare insensibili. Grande cinema a tutti gli effetti! Anna Consales

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