REMI’ FUCILATO, LA PADRONA: “CHI SA, DEVE PARLARE”. LA POLIZIA ALLE CALCAGNA DEI RESPONSABILI

di Carmen Vesco

Non si da pace Rosa Epifani, che insieme ai suoi figli, accudiva il cane di quartiere ucciso ieri a Carovigno.

Si chiamava Remì, era un meticcio di 9 anni, e qualcuno lo ha freddato a poche centinaia di metri da casa sua, alle 8,15 a Carovigno, in via Mascagni.

Anche se non aveva microchip tutti in paese sapevano che era di Rosa.

“Era un cane libero ma docile e affabile che si faceva accarezzare da tutti” forse questa la sua condanna. Ora Rosa vuole che chi ha visto parli per fare giustizia di un episodio di violenza così cruento. “Chi ha visto qualcosa lo dica alle forze dell’ordine, non solo per il cane, ma perché fare una cosa del genere è da persona pericolosa. E’ che nessuno abbia visto dato l’orario di punta” dice la signora Rosa.

Infatti, a quell’ora tanti vanno a lavoro, e i genitori accompagnano i figli a scuola.

Al momento all’appello di Rosa nessuno pare abbia risposto, anche se è di poco tempo fa la buona notizia che la polizia locale del paese sta setacciando la zona in cerca di indizi che portino ai potenziali responsabili dell’orribile gesto.

Acquisite le immagini di alcune telecamere della zona e le prime informazioni degli abitanti del quartiere è stato segnalato un uomo che, sembra, detestasse la presenza del cane nella zona.

Contestualmente, è stato sottoposto a controllo un uomo residente in via Mascagni in possesso di licenza di caccia e possesso di sette fucili. Ora si aspetta di sapere se i pallini che hanno ucciso Remì siano compatibili con quelli utili alle armi del cacciatore.

Potrebbe essere contestato anche il reato di spari in luogo pubblico.

Le associazioni animaliste, nazionali e locali, continuano a lanciare appelli in queste ore, e promettono azioni legali.

 

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