In questi giorni, una bufera si è scatenata nella ASL di Brindisi, quando, di punto in bianco e senza nessuna preventiva comunicazione, ben 80 medici si sono visti revocare l’autorizzazione a svolgere Attività Libero Professionale Intramuraria (ALPI) da parte del Direttore Generale. Per capire la portata di questo provvedimento, consideriamo che su oltre 700 medici dipendenti della ASL Brindisi solo 170 hanno fatto richiesta di svolgere ALPI. E tra questi, la metà è stata colpita dal provvedimento. Di fatto, i vertici della ASL Brindisi hanno decapitato e quasi annientato l’attività ALPI.
Questa decisione è stata presa sulla base di dati per niente completi e definitivi, ma al contrario, lacunosi e estrapolati da uno solo dei sistemi informatici (talvolta ridondanti) che soffocano la sanità brindisina e che rendono pressoché impossibile il tracciamento di tutte le attività.
E questa stessa ammissione (il mancato tracciamento delle attività cliniche in istituzionale e in ALPI) è venuta proprio dagli stessi vertici ASL che hanno dichiarato di non essere in grado di valutare in termini di volumi effettivi le prestazioni erogate nei nostri nosocomi, venendo meno al loro stesso ruolo di vigilanza e supervisione.
Ad esempio, il sistema di gestione dei ricoveri (EDOTTO) non comunica con la Cartella Clinica Elettronica di nuova introduzione che a sua volta non comunica con altri sistemi informatizzati (come l’NCUP) per le prenotazioni. A questo panorama già desolante di frammentazione delle informazioni, si aggiunge l’ulteriore strato di caos dovuto alle prenotazioni e alle visite scritte in formato cartaceo e quindi quasi inesistenti agli occhi dei sistemi computerizzati.
Nonostante questa situazione sia nota ai vertici aziendali, di fronte a una presunta violazione dei regolamenti, si è proceduto di volata a sospendere le attività ALPI di circa 80 medici, senza neanche passare per una richiesta di chiarimenti, o ulteriori ricerche e verifiche.
Per altro, secondo il regolamento regionale in vigore, che disciplina l’attività libero professionale intramuraria, la sospensione della stessa può avvenire quando le condizioni previste per tale provvedimento siano state ACCERTATE e non sulla base di dati discutibili per numero e provenienza.
Un esempio emblematico (ma è solo uno dei tanti), è quello del Medico del lavoro competente, che svolge le visite regolari di idoneità per tutti i dipendenti Asl e secondo regolamento regionale si dedica anche all’attività ALPI. Gli è stato contestato che l’attività in libera professione è eccessiva, perché non erano state rilevate visite in istituzionale. Peccato che le visite non ALPI siano fatte senza prenotazione NCUP, considerando che sono rivolte ai dipendenti dei Presidi Ospedalieri e pertanto vengono prenotate e esercitate seguendo canali differenti da quelli dedicati all’utenza regolare. Questo rappresenta solo uno degli esempi di superficialità con questa delicata materia è stata trattata.
Il comportamento sopracitato viola quanto sancito dalla legge 120 del 2007, con le modifiche e integrazioni avvenute in successione con sentenza di Corte Costituzionale (n.371/2008) e l’Accordo Stato Regioni del 18/11/2010. Nell’ambito della 120/2007, vengono anche ridisegnate le sanzioni ai Direttori inadempienti, con il rischio di decurtazioni economiche fino alla destituzione.
A voler citare violazioni di regolamento con gravi ripercussioni di natura amministrativa ed economica, non possiamo non fare riferimento a una importante clausola: l’attività ALPI può essere svolta solo da personale con contratto di esclusività nei confronti dell’Azienda. Orbene, in completo disaccordo con quanto appena detto, ci sono medici extramoenisti che hanno svolto attività ALPI e Prestazioni aggiuntive a diverso titolo senza poterlo fare, ma con l’avallo della stessa Amministrazione.
A fronte di questa vicenda, si sono sollevate lamentele da più parti, con comunicazioni ufficiali da parte delle scriventi OO.SS, avanzate anche su tavoli ufficiali, a cui è seguita una parziale revoca delle sanzioni.
Vogliamo altresì specificare che questa nostra missiva non si schiera a favore dei medici a tutti i costi, ma al contrario. Non abbiamo un “partito preso”, ma invochiamo da anni una trasparenza e una precisione nella applicazione delle regole tali per cui non devono esserci aberrazioni come quelle che abbiamo visto in questi giorni. Se c’è qualcosa o qualcuno che cerca di forzare il sistema e di violare i regolamenti, siamo i primi a schierarci contro e denunciare, ma vogliamo che ogni provvedimento preso sia il frutto di attente e circostanziate ricerche e riflessioni e non una manifestazione dilettantesca di potere senza controllo.
Anche e soprattutto perché la sospensione di un’attività libero-professionale, se non adeguatamente giustificata, ha delle ripercussioni pesanti sui nostri concittadini della provincia di Brindisi, che vedono sfumare visite programmate con settimane di anticipo.
La conseguenza di questo modus operandi non fa altro che incentivare la migrazione dell’utenza verso altre ASL, verso altre Regioni e verso il privato puro, con perdita di prestigio della stessa Azienda e dei medici che vi lavorano.
Da anni ormai, cerchiamo invano di far marciare la nostra ASL su binari corretti, attendendo che tutte le norme di legge e le clausole contrattuali vengano rispettate, sono anni che chiediamo che venga implementato un sistema capillare di rilevazione dei volumi delle attività istituzionali per singolo reparto fin dalla annuale procedura di budgeting annuale, base su cui si può programmare l’intera attività intramoenia, che, ricordiamo, non può mai essere superiore per volume a quella istituzionale. Sono anni che attendiamo un atto aziendale che prenda in considerazione tutti gli aspetti logistico-gestionali-organizzativi della nostra ASL, anche quelli relativi all’attività ALPI.
Ma finora, quello che abbiamo ottenuto è una manovra populista di repressione sulla base di dati incompleti e incongruenti. Non è questione di gridare all’innocente a tutti i costi o colpevole a tutti i costi, ma è necessario che qualsiasi provvedimento di tip0o disciplinare ed economico sia sempre ponderato e corroborato da elementi probatori di certezza e non da una sistema che lancia granate per uccidere zanzare.
Ci auguriamo, anzi, esigiamo che l’attività di controllo e supervisione della ASL, che è una sua prerogativa, sia capillare, meticolosa e priva di errori, perché solo così si potrà garantire ai nostri concittadini un servizio ineccepibile e sempre presente. Finora purtroppo, non possiamo dire di aver avuto un esempio in tal senso.
AAROI-EMAC dr Fabrizio Picoco
AANAO-ASSOMED dr Salvatore Minniti
Federazione CIMO-FESMED dr Pierpaolo Peluso
CGIL – FP dr Luca Ghezzani
FASSID dr Mauro Albanese
UIL Medici dr.ssa Valentina Del Prete