E’ davvero uno scandalo senza fine quello legato alle sorti del villaggio di Acqua Chiare, situato sul litorale nord di Brindisi. La notte scorsa sono state saccheggiate cinque ville. Hanno portato via proprio di tutto, a conferma del fatto che i ladri hanno avuto tanto tempo a disposizione. Si sarebbero introdotti nel villaggio dalla parte dell’albergo sequestrato all’imprenditore Romanazzi e quindi sono sfuggiti al controllo dei vigilantes che fanno base all’ingresso principale. Quando si sono resi conto di quello che era accaduto hanno dato l’allarme, ma ormai il peggio era già successo. Non è la prima razzia che avviene all’interno del villaggio. Ma questa è la diretta conseguenza del sequestro avvenuto nel maggio 2008. Senza entrare nel merito di chi ha torto e di chi ha ragione, è semplicemente pazzesco che una giustizia che fa acqua da tutte le parti abbia impiegato già dieci anni per non decidere, visto che la Cassazione, nello scorso mese di settembre, ha stabilito di aspettare il pronunciamento della Corte europea. E nel frattempo? L’albergo è andato in malora (pur essendo l’unico investimento realmente turistico e quindi nel pieno spirito della legge), così come la piscina, le cabine e la struttura di ristorazione sul mare. Le duecento villette, invece, possono essere utilizzate solo dal proprietario (e non dai familiari) per effettuare interventi di manutenzione e per annaffiare i giardini. Troppo poco per chi ha investito i risparmi di una vita e per chi aveva addirittura deciso di vivere tutto l’anno vicino al mare. Già, ma perché non è stata concessa la facoltà d’uso? E se alla fine i proprietari dovessero spuntarla legalmente chi li risarcirà per questi dieci anni di delusioni, sacrifici, spese legali, ed altro ancora?
La vicenda di Acqua Chiare, insomma, rappresenta il fallimento del sistema-Italia, in cui per avere giustizia bisogna aspettare una vita. Nel frattempo, i nuovi investitori scappano e sul terreno restano solo gli speculatori di sempre, pronti a mettere le mani sulla città.
