Ecco il documento di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Confsal:
Dopo la firma della Cassa Integrazione Guadagni in Deroga (CIGD), anche a fronte degli impegni sottoscritti presso la Regione Puglia, è un ERRORE chiudere l’Azienda Partecipata e, addirittura, affidare i servizi essenziali a ditte esterne.
L’apertura della fase di CIGD, non è propedeutica alla liquidazione della Santa Teresa, anzi è il salvagente per traguardare, nell’arco dei 12 mesi della sua durata, la ripresa della piena attività della stessa, al servizio del territorio.
Da qui, al fine di far aprire il meccanismo dell’ammortizzatore, l’esigenza di adottare, da parte dell’Ente Provincia e della Partecipata, di un Piano Industriale, che dimostri la certezza e la volontà di piena ripresa. Piena ripresa oggi mortificata dalle incertezze normative sul ruolo e l’esistenza delle Province e dell’esiguità dei finanziamenti necessari al loro funzionamento, messi in discussione da leggi che, a fronte del Referendum dello scorso 4 Dicembre, dovranno essere riviste e ridisegnate.
Forse sarebbe bene ribadire che l’adozione del Piano Industriale, come si evince dall’accordo sottoscritto in Regione è propedeutico alla stessa apertura della CIGD.
Nel frattempo esistono dei settori e delle attività che se non vengono immediatamente riattivate possono produrre persino dei danni economici all’Ente Provincia. Si tratta dei servizi essenziali che sono da sempre stati affidati alla partecipata al fine di rispondere al requisito della economicità. Oltre questi è facile pensare che sulla stessa lunghezza d’onda siano da interpretare i servizi di guardiania e portierato sia delle sedi provinciali che della Cittadella della Ricerca.
A questi è facile aggiungere il servizio relativo ai controlli degli impianti termici, che vedrà nel 2017 l’apertura della fase di pubblicazione e riscossione delle imposte relative al biennio 2016/2017.
Infine potrebbe sullo stesso solco inserirsi qualsiasi servizio oggi delegato dalla Regione, i cui importi di finanziamento contengono (o dovrebbero contenere) il finanziamento delle attività di supporto da parte di dipendenti della stessa Santa Teresa. Un esempio? Le attività dei Centri per l’Impiego in primis! (ma ce ne potrebbero essere anche altri).
A ciò aggiungasi le eventuali proposizioni progettuali, che possono venire fuori dalle attività della Regione e delegabili alle Province, come ad esempio il settore Ambiente (Catasto Energetico ed altro)
Sulla base di quanto appena citato, ritenendo che la chiusura della Santa Teresa (per dodici mesi?) sia una iattura, oltre che uno svantaggio economico e finanziario per l’intera Amministrazione Provinciale, si invitano la Provincia e la Partecipata a produrre il tanto sospirato Piano Industriale, che sia in grado di illustrare la quantità e la qualità dei servizi alla collettività che ad essa vanno affidati sull’impronta della professionalità e della economicità.
Il Piano Industriale oltre che esprimere la volontà politica della ripresa delle attività, essenziali ed eventualmente non essenziali, deve inoltre contenere il cronogramma delle utilizzazioni, nella fase iniziale e quindi più ridotta, e delle rotazioni di impegno del personale tutto negli affidamenti sia pure parziali, tenendo conto delle mansioni, dei livelli e dei ruoli ricoperti ad oggi nella stessa Santa Teresa.
In ultimo conviene ricordare che già lo scorso anno la Santa Teresa adottò, per circa 5 mesi il Contratto di Solidarietà, restringendo fino al 50% la retribuzione di tutti i lavoratori, senza aver ottenuto fino ad oggi il contributo previsto dalla stessa. Si coglie pertanto l’occasione per rivolgere un appello alla Vice Ministro Teresa Bellanova, che già si è spesa per le ragion della Società Santa Teresa, a recuperare la procedura ai fini dell’elargizione delle quote di CdS a tutti i lavoratori interessati.
Le Segreterie Territoriali Filcams Cgil – Fisascat Cisl – Uiltrasporti Uil – Ugl Terziario – Fesica Confsal