SARA E’ MORTA ANCHE PER COLPA DI CHI HA UCCISO LA SANITA’ ITALIANA…

Sara Viva Sorge aveva solo 27 anni e nel suo sorriso brillava ancora la gioia di aver ottenuto finalmente un posto di lavoro stabile, peraltro da soli venti giorni. Stamattina stava tornando a casa da Ceglie Messapica dove ha sede il “San Raffaele”. Le ultime due notti le aveva trascorse proprio lì, a fare il suo dovere, ad assistere il prossimo, con i ritmi incalzanti di una emergenza che nella sanità italiana è radicata e quindi non è più tale. Sara avrà accusato un colpo di sonno che è risultato fatale, facendo finire la sua Renault Twingo contro un palo. Certo, nessuno potrà mai dire che tutto questo è accaduto per colpa del doppio turno di notte, ma questa tragedia accende un faro sul dramma della nostra sanità. In un paese in cui brillano migliaia di cattedrali nel deserto, in cui si continua a pensare che possiamo permetterci di costruire un ponte sullo Stretto, in cui si finanziano opere inutili, in cui si pagano milioni di euro ai manager di aziende statali, in cui si attribuiscono super stipendi anche ai manager della sanità non è pensabile che si sia deciso di tagliare proprio sulla salute della gente, chiudendo ospedali e riducendo all’osso il personale. La conseguenza è che quando è sorta la necessità gli ospedali pubblici, le cliniche private e le residenze per anziani hanno fatto letteralmente a botte per accaparrarsi quei pochi medici ed infermieri disponibili. Da qui il ricorso alla parolina magica: “emergenza”, come se bastasse a giustificare una politica insensata e colpevole. Adesso bisognerà ricostruire tutto dalla base, partendo dalle università per finire all’edilizia sanitaria, ma non si capisce bene chi e in che tempi dovrà farlo, atteso che a livello regionale e nazionale si avvertono i limiti di una classe dirigente inadeguata. Ecco, quel maledetto palo ha ucciso Sara, ma non è l’unico colpevole e non basterà qualche messaggio di cordoglio a lavarsi la coscienza, a tutti i livelli.

m.c.

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