zizza elezioni

Sciarra – Si valutino i danni per opere portuali inutili e dannose

Quando una discussione si trascina per molto tempo diviene stucchevole. Così è per la nota pista ciclabile di via Aldo Moro il cui spettacolo è indecente come l’averla pensata.

E stesso discorso vale per i distanziatori (o fenders) che vennero montati, probabilmente anche male, lungo la banchina del waterfront cittadino.

Naturalmente il loro smontaggio annunciato, oltre ad un danno economico, comporta una seria riflessione sulla facilità e superficialità con la quale si da il via a opere spesso inutili se non dannose.

Tralasciamo le discussioni e le polemiche a suo tempo nate dalla contrarietà al loro montaggio, su chi le ha sollevate per primo o chi invece ha preferito guardare in silenzio per non disturbare il “manovratore”, queste sono effimere. Ciò che non è effimero è capire i motivi, la logica di certi andazzi.

Ora, dopo quattro/cinque anni, si è venuti alla conclusione che è meglio smontare i fenders, questo grazie, come riportato in un articolo, al Commissario dell’Ente portuale Mastro che «avrebbe preso a cuore la questione, considerata la sua esperienza di velista». Il giorno dopo, però, viene precisato che si smonteranno non per riparare all’errore di averli installati ma perché il nuovo PRP prevede per quelle banchine l’ormeggio per le imbarcazioni da diporto. Una piccola chiosa, è mai credibile che il committente del PRP, cioè l’AdSPMAM, non sappia in anticipo – e quindi ben prima della messa in sicurezza di quei tratti di molo e del successivo montaggio dei fender – a cosa sarebbero state destinate quelle banchine? Infatti non lo è. Il pensiero che siano stati una cantonata oltre che dannosi per l’ormeggio lascia spazio ormai a pochi dubbi.

Da quello che si legge, i fenders si resero necessari poiché durante i lavori di messa in sicurezza e consolidamento della banchina in questione fu presa la decisione di costruire il famoso “dente” per coprire le palancole e rendere strutturalmente più resistente la banchina, soluzione che ridusse di fatto il pescaggio che era di 8 metri e come ebbe a dire (Quotidiano 19/1/23) Roberto Galasso, ingegnere ed ex presidente della sezione della Lega navale di Brindisi, «il dato degli 8 metri (di pescaggio ndr) che avevamo costituivano un numero eccezionale per un porto interno e consentiva l’attracco di yacht di notevole lunghezza e persino molte navi, di fatto si è perso», l’ingegnere espresse anche l’impressione «che si sia trattato di una soluzione di ripiego (il montaggio dei fenders ndr) dopo il consolidamento del waterfront».

A questo punto è legittimo oltre che doveroso chiedersi: si poteva evitare la costruzione di quel “dente”? Potevano essere adottate altre soluzioni tecniche tali da non ridurre il pescaggio che, a conti fatti, è un danno ben grave? Del resto a definire la faccenda dei fenders come «una scelta insensata e costosa che ha reso il porto interno in parte inaccessibile ai fini dell’ormeggio» ci pensa il consigliere comunale della maggioranza e capogruppo di Forza Italia Nicola Di Donna e ciò, in pratica, è un’accusa.

E forse sarebbe bene che tutti i consiglieri comunali guardassero con particolare attenzione alle questioni portuali e, nel caso specifico, chiedano maggiore trasparenza o avanzino richiesta di accesso agli atti dei lavori di messa in sicurezza delle banchine in questione per verificare per bene tutti i passaggi che hanno portato, in conclusione, alla riduzione del pescaggio e, seppur questa sia stata destinata all’ormeggio di barche da diporto, è pur sempre una grave limitazione che si poteva evitare e per eliminare ogni dubbio su un probabile danno erariale.

In conclusione è sempre un colpo inferto alla piena funzionalità del porto e quindi un conseguente danno economico per la città. 

Giorgio Sciarra 

Condividi questo articolo:
Share on facebook
Share on twitter
Share on telegram
Share on whatsapp
lettori
antonella vincenti
forza italia
no_fumo_torchiarolo
livia antonucci

what you need to know

in your inbox every morning