SICCITÀ, PAGLIARO: “IL SALENTO HA SETE, MA VA PERDUTO 50% ACQUA PER RETI COLABRODO. ED È STALLO PER DEPURATORI E MANUTENZIONE CANALI” 

SICCITÀ, PAGLIARO: “IL SALENTO HA SETE, MA VA PERDUTO 50% ACQUA PER RETI COLABRODO. ED È STALLO PER DEPURATORI E MANUTENZIONE CANALI” 

Nota del consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo La Puglia Domani

“Il Salento ha sete. Da sempre, ma mai come adesso. L’atavica carenza di acqua è aggravata da un’estate anticipata e rovente che sta riducendo i campi in deserto. La gente del Salento è abituata a fare i conti con l’acqua da centellinare, ma questo non ha impedito di farne spreco. Con le reti colabrodo dell’Acquedotto Pugliese, metà della risorsa idrica va perduta e il rischio desertificazione avanza, complice l’effetto xylella che ha ridotto gli oliveti in cimiteri. Da decenni sentiamo suonare un disco rotto: interventi infrastrutturali (improcrastinabili ma sempre rimandati) per evitare di disperdere l’acqua piovana; manutenzione ordinaria e straordinaria di canali di scolo, reti irrigue e invasi in abbandono (anche se le cartelle dei Consorzi di bonifica esigono il famigerato tributo 630 per opere non compiute). Ci sono poi i monumenti allo spreco come la diga Pappadai, costata 262 milioni di euro e con 20 miliardi di litri di portata potenziale, rimasta inutilizzata per le solite pastoie della burocrazia in cui il Salento ristagna. Le stesse che impediscono la messa in esercizio di depuratori che potrebbero garantire il riutilizzo delle acque reflue in agricoltura. Il territorio salentino è in media quello a minore piovosità d’Italia, e a questo si aggiunge l’irregolarità delle precipitazioni, con rovesci e grandinate che interrompono lunghi periodi di siccità. Le vie d’uscita a questa sete che sta strangolando l’agricoltura salentina ci sono: oltre alle manutenzioni e allo sblocco delle opere idriche in stallo, la desalinizzazione delle acque marine per irrigare i campi che bevono il 70 per cento dell’acqua. Ma i desalinizzatori richiedono investimenti da centinaia di milioni di euro, e questa strada non si è mai voluta perseguire, nonostante le risorse investite si sarebbero potute ammortizzare con i risparmi e con la soluzione definitiva ad un problema che, con i cambiamenti climatici, potrà solo peggiorare. Anche la riforestazione del Salento, senz’acqua, resterà materia da convegni. Là dove c’erano alberi e vita, chiome maestose e tronchi scolpiti dalla natura che incantavano i turisti, non può nascere nuova vegetazione se non si garantisce un approvvigionamento idrico che appare al momento solo un miraggio nel deserto”.

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