di Luigi Spinzi – Segretario Generale Cisl Taranto Brindisi
Il 1° Rapporto di Arpal Puglia sul mercato del lavoro regionale, illustrato ieri a Brindisi nell’ambito del Festival “Qui NON c’è lavoro”, mette a sistema elementi conoscitivi importanti e pone, al tempo stesso, obiettivi ambiziosi per la nostra regione.
Tra questi, noi della Cisl Taranto Brindisi, individuiamo con priorità assoluta il lavoro buono, condizione imprescindibile per garantire coesione sociale, salute e sicurezza, giustizia retributiva, inclusione e certezza del futuro, soprattutto per i giovani che si preparano a entrare nel mondo produttivo.
Il lavoro buono non origina individualismo ma genera coesione sociale; non divide ma unisce!
Crea benessere alle imprese e produce ricchezza; e, se quella ricchezza è equamente distribuita, fa star bene tutti.
È evidente, però, che oggi non tutto il lavoro è buono.
Il riallineamento post/Covid tra domanda e offerta occupazionale, pur significativo, non è bastato, andando a sfavore soprattutto delle donne.
Ciò richiama l’urgenza di affrontare il gap di genere, determinato in larga parte dall’assenza di un sistema di welfare completo e diffuso, fatto di servizi all’infanzia, assistenza alla persona, politiche abitative, sanitarie e sociosanitarie adeguate.
Un sistema, cioè, capace di sostenere progetti di vita, di nuzialità e di genitorialità, sempre più spesso ricercati fuori regione o addirittura all’estero.
E questa carenza diventa anche una delle cause della fuga dei giovani, perché se da un lato le imprese cercano opportunità di business, dall’altro i lavoratori — e in particolare i giovani — cercano benessere, stabilità e prospettive reali.
Solo prendendo tutti coscienza dell’importanza di questi due fattori — impresa e persona — potremo riallineare in modo concreto domanda e offerta di lavoro.
Da qui la necessità di costruire un vero Patto delle responsabilità, capace di generare un progetto di sistema per lo sviluppo e l’occupazione, in cui la formazione e l’acquisizione di nuove competenze — industriali, digitali e culturali — diventino strumenti centrali per affrontare le transizioni in corso.
Ma se non costruiamo un tessuto di servizi efficiente e diffuso, continueremo a parlare di gap di genere e di opportunità senza mai riuscire a colmarli.
Nel nostro territorio, in particolare, abbiamo il dovere di soffermarci su due profili fondamentali: i giovani e il loro rapporto con il lavoro.
Spesso diciamo di parlare ai ragazzi ma dovremmo imparare a parlare con i ragazzi.
Il paradigma del lavoro è profondamente cambiato e deve saper coniugare l’interesse delle imprese a fare business con le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori, che restano gli assi portanti di qualsiasi investimento produttivo.
Lavoro buono significa anche non abusare degli accordi di prossimità, soprattutto nel settore Terziario, dove le deroghe ai contratti collettivi nazionali rischiano di ampliare il ricorso al tempo determinato e di comprimere le retribuzioni.
Tra chi, parlando dei Neet, evoca il ritorno alle vecchie botteghe e chi pensa che la povertà sia una condizione accettabile, noi scegliamo di essere interlocutori attivi e costruttivi, portatori di interessi e valori dai quali politica e istituzioni non possono prescindere.
La transizione industriale che sta attraversando Brindisi e il suo territorio è la prova concreta che, quando si esercita corresponsabilità sociale, è possibile fare sintesi, affrontare le criticità e costruire percorsi di formazione e nuove competenze, capaci di colmare il divario tra i bisogni delle imprese e le professionalità effettivamente disponibili nel mercato del lavoro.
Un mismatch che persiste e, troppo spesso, separa anche il mondo della formazione dalle aspettative delle nuove generazioni.
Insomma: nessun obiettivo ambizioso potrà essere raggiunto senza unità di intenti.
Solo insieme — politica, istituzioni, parti sociali e giovani — possiamo costruire un modello di sviluppo sostenibile, inclusivo e partecipato.
Perché il futuro, se vogliamo che sia di tutti, dobbiamo costruirlo insieme.
Luigi Spinzi