STANGANTA AL CAPORALATO: INTIMIDAZIONI AD ALCUNI, BENEFICI A CHI COLLABORAVA PER TRUFFARE L’INPS – VIDEO

“Se non ti va bene così trova un altro impiego domani” queste le minacce per alcuni, mentre per altri braccianti aiuti e favori se collaboravano alla attività parallela al “caporalato”, ovvero la truffa ai danni dell’Inps. Un’attività gestita da Annamaria Iaia, solo in un caso con la complicità del datore di lavoro che risulta indagato con gli altri tre arrestati, amministratore di una società di Polignano a Mare. Per lui sequestro preventivo di beni corrispindenti alla accertata truffa. Per lei ordine do custodia cautelare in carcere a Lecce. Il danno per l’Inps è di circa 6mila euro, contenuto grazie solo alle indagini che hanno bloccato il sistema. Un’aggravante ai reati di sfruttamento già in capo alla Iaia, che ne ha determinato la pesante ordinanza. I braccianti prediletti collaboravano con dichiarazioni che favoriscano le truffe Inps facendo risultare giornate laborative mai effettuate, o per otenere che indennità di maternità e malattia. Un modus operandi della donna a capo del sodalizio che mostra una grande spregiudicatezza, lei stessa si dichiarava operaia e pretendeva che gli altri le reggessero “il gioco”. Un gioco al massacro che si basava sullo stato di necessità degli operai, costretti a turni di più 12 ore e più: si partiva alle tre del mattino e se tutto andava come previsto si rientrava alle 19 altrimenti si poteva lavorare fino a mezzanotte. Ma si dichiarava di lavorare 6 ore e mezza. Paga: 40 euro al giorno, 10 a Iosa e la madre, Anna Errico. Tre a finire nei guai Giuseppe Bello.

A denunciare tre operai che erano già stati licenziati: hanno trovato il coraggio grazie anche al lavoro di divulgazione e informazione delle stampa.

I reati: concorso in intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro pluriaggravati – il cosiddetto “caporalato” – e truffa ai danni dell’INPS. I caporali rischiano condanne da 7 a 12 anni grazie alla nuova normativa che ha acuito le pene. Anche le fasi operative delle indagini sono state aiutate dalle nuove normative. I carabinieri hanno effettuato servizi di osservazione e videoriprese mirati lungo gli itinerari e presso un’azienda agricola del barese (da San Vito dei Normanni a Polignano) dove veniva svolta l’attività lavorativa. Appostamenti sotto l’abitazione della Iaia dove regolarmente gli operai andavano a ritirare gli assegni. Assoldate da inizio 2016 fino al fine anno 22 unità, uomini e donne, tra rumeni e marocchini oltre agli italiani, successivamente reclutati altri 28. Tutti erano trasportati su due mezzi, uno dei quali, un furgone, fermato e posto sotto sequestro dai carabinieri durante le attività di indagine.

Sono 4 gli indagati principali ma le indagini sono ancora in corso.

 

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